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§ Focus musicale | Tre Études di Claude Debussy

§ Focus musicale | Tre Études di Claude Debussy

Claude Debussy (1862-1918) scrisse i suoi dodici Études per pianoforte nell’estate del 1915. Dedicati alla memoria di Fryderyk Chopin, gli Études sono l’ultimo lavoro pianistico di Debussy e furono pubblicati, in due libri, dall’editore Durand nel 1916. In una lettera di Debussy a Jacques Durand del 27 settembre 1915, l’autore scrive: «Dal punto di vista tecnico questi Études serviranno a preparare i pianisti a convincersi che non si affronta la musica se non si è in possesso di mani formidabili».[1]

Si tratta, infatti, di brani di grande difficoltà, e ognuno di essi è costruito intorno a una specifica tecnica pianistica: Pour les cinq doigts d’après monsieur Czerny, Pour les tierces, Pour les quartes, Pour les notes répétées, Pour les accords, ecc.

Nonostante i titoli didattici, questi lavori sono pienamente destinati a un ascolto concertistico. Senz’altro la dedica della raccolta sottolinea l’intenzione di Debussy di mettersi in linea con le analoghe composizioni di Chopin, pubblicate nel 1833 e nel 1837. Gli Études di Chopin furono infatti il primo esempio di lavori per pianoforte incentrati su aspetti tecnici specifici – sulla scia degli Studi di Muzio Clementi, Johann Baptist Cramer, Carl Czerny, Ignaz Moscheles – che tuttavia non si limitarono alla funzione di meri esercizi di studio ma entrarono da subito, grazie al loro ricchissimo contenuto musicale, nel repertorio concertistico. Così come Chopin, con questi lavori, aveva inaugurato nuove vie del pianismo romantico, anche Debussy volle proseguire la stessa strada nella tecnica pianistica novecentesca.

In questo breve focus musicale ascolteremo tre Études di Debussy: Étude pour les sonorités opposées (Libro II, n. 10), Étude pour les octaves(Libro I, n. 5) e Étude pour les arpèges composés (Libro II, n. 11).

L’Étude pour les sonorités opposées, che reca l’indicazione di «Modéré, sans lenteur», è uno studio dedicato all’esplorazione delle distanze spaziali sulla tastiera, alla ricerca timbrica e alla differenziazione del tocco.

L’Étude pour les octaves, da suonare «Joyeux et emporté, librement rythmé», è un vivace e trascinante brano, dove la tecnica dell’ottava ha un ruolo centrale ma è anche generatrice di nuove idee, e viene declinata in una miriade di figure musicali diverse.

L’Étude pour les arpèges composés è costruito sulla figura ritmica della sestina, che si pone da subito in secondo piano per far emergere via via nuove linee tematiche. Anche in questo Étude l’aspetto tecnico è solamente un pretesto: il pianista deve dimostrare di averne una tale padronanza da essere in grado di sfruttarne le potenzialità musicali per dare vita al meraviglioso disegno sonoro immaginato da Debussy.

[1] Claude Debussy, Correspondance (1872-1918), a cura di F. Lesure e D. Herlin, Gallimard, Parigi 2005.