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§ Focus musicali | I Quartetti n. 2 e n. 7 di Bohuslav Martinů

§ Focus musicali | I Quartetti n. 2 e n. 7 di Bohuslav Martinů

Un’ampia parte del catalogo compositivo di Bohuslav Martinů (1890 -1959) è dedicata alla musica da camera. Il compositore ceco scrisse, infatti, da lavori per duo e trio, fino a composizioni per ensemble più ricchi, come la Jazz Suite per undici strumenti (1928) e la Fantasia per Theremin, oboe, pianoforte e quartetto d’archi. Nella produzione cameristica di Martinů una posizione di rilievo occupano i suoi sette quartetti d’archi, che rappresentano un modello dell’evoluzione di questo genere nel corso della prima metà del XX secolo.
Alla composizione dei quartetti d’archi il compositore si è dedicato molto a lungo: il primo quartetto fu scritto, infatti, nel 1918 ed è una delle prime opere presenti nel catalogo di Martinů; l’ultimo, invece, fu composto nel 1947, durante la piena maturità creativa.

Martinů scrisse il Quartetto n. 2 nel 1925, durante i suoi anni di studio a Parigi con Albert Roussel (1869-1937), compositore francese che ebbe fra i suoi studenti anche Erik Satie. Il Quartetto n. 2 è dedicato al Novák-Frank Quartet, che non solo lo eseguì in prima assoluta, ma partecipò, in piccola parte, alla stesura del lavoro: il primo violino, Stanislav Novák, realizzò infatti la cadenza del terzo movimento. Il lavoro è fortemente influenzato dall’insegnamento di Roussel e da alcune opere a cui il compositore francese stava lavorando in quegli anni. L’opera, in tre tempi, inizia con una lenta introduzione (Moderato) che sfocia in un energico Allegro vivace: la prima idea tematica con cui si apre questa sezione viene, in seguito, sviluppata contrappuntisticamente; dopo questa prima idea si inserisce un secondo tema, più cantabile e vicino alle atmosfere dell’introduzione. Mentre il movimento centrale, Andante, è caratterizzato da un clima solenne e da toni scuri, l’ultimo movimento, Allegro con brio, rivela scenari ancora diversi: il suo carattere leggero e trascinante si interrompe solo al momento della cadenza del primo violino, che collega la parte centrale alla ripresa del tema iniziale.

Il Quartetto n. 7, con il sottotitolo “Concerto da Camera”, fu composto nel 1947 a New York, ed è In quest’opera, in tre movimenti, Martinů fa il punto della propria ricerca compositiva per quartetto d’archi: se, da una parte, è riconoscibile nei primi due movimenti l’influsso di Bartók – che, in quel periodo, rappresentava un importante punto di riferimento per il compositore – dall’altra il Quartetto n. 7 è anche un omaggio alla scrittura quartettistica di Haydn e Beethoven, che si rivela in modo esplicito nell’Allegro vivo finale. Attraverso la scelta della forma sonata (liberamente rivisitata) nel primo e nell’ultimo movimento e di una scrittura quasi manierista, Martinů dimostra di aver talmente dominato questo genere musicale da potersi permettere di riproporre a metà del XX secolo, senza grossi filtri, la lezione dei grandi compositori classici.