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§ Focus Musicali | Tre Studi per pianoforte di György Ligeti

§ Focus Musicali | Tre Studi per pianoforte di György Ligeti

Dopo le raccolte di Chopin, Liszt, Debussy e Skrjabin, gli Studi per pianoforte del compositore ungherese György Ligeti (1923 – 2006) rappresentano il più importante contributo del secondo Novecento a questa forma compositiva, prettamente virtuosistica e nata con l’intenzione di esplorare le possibilità tecniche ed espressive dello strumento. Partito con il progetto di scriverne dodici suddivisi in due libri (sul modello degli Studi di Debussy), Ligeti si appassionò talmente a questa scrittura da arrivare, nel corso degli anni, a comporne diciotto. Tutti gli Studi sono raccolti in tre quaderni, rispettivamente di sei (Libro I, 1985), otto (Libro II, 1988-1994) e quattro lavori (Libro III, 1995-2001). Ligeti ne parla così: «I miei studi non sono musica jazzistica né chopiniana-debussiana, non sono né africani né Nancarrow, e certo non sono costruzioni matematiche. Vi sono state anche influenze di questo tipo, ma ciò che in realtà ho composto è difficile da categorizzare: non è “avanguardia”, ma neppure “tradizionale”, non è né tonale né atonale. Ed in nessun modo è “post-moderno”, dato che una ironica teatralizzazione del passato è una cosa a me abbastanza estranea. Sono pezzi pianistici virtuosistici, studi nel senso sia pianistico che compositivo. Essi procedono da una idea basilare molto semplice, e la portano da una grande semplicità fino a una grande complessità: si comportano insomma come organismi che crescono».

Una possibile chiave di lettura degli Studi di Ligeti può essere l’analisi dei loro stessi titoli. Spesso assegnati solo dopo aver ultimato i lavori, i titoli dei vari Studi sono un misto di termini tecnici (Cordes à vide, Touches bloquées, Canon) e descrizioni poetiche (En Suspens, Pour Irina, À bout de souffle).

Gli Studi su cui ci concentriamo in questo breve approfondimento sono: Fém (Libro II, n. 8), Arc-en-ciel (Libro I, n. 5) e L’Escalier du diable (Libro II, n. 13). “Fém” (in ungherese “metallo”) è basato su accordi di quinta raggruppati in frammenti melodici ritmicamente irregolari, che si susseguono per tutto il pezzo. La partitura riporta le seguenti indicazioni per l’interprete: «Suona in modo molto ritmico ed elastico (con swing), così da mettere in risalto la diversità poliritmica. (Non ci sono vere e proprie battute in questo pezzo; le stanghette servono solo per aiutare la sincronizzazione). Usa i pedali con parsimonia (le sezioni p e pp devono essere suonate quasi senza pedale). Articolazione: suona sempre il “legato leggiero” con una varietà di accentuazioni ad libitum. Sempre duro e metallico (fino al “semplice da lontano”)!». Fém è dedicato al pianista Volker Banfield.

 

Arc-en-ciel (“Arcobaleno”) reca l’indicazione di “Andante con eleganza, with swing” ed è costituito da figure musicali che sembrano disegnare un armonico susseguirsi di linee ascendenti e discendenti, come un arcobaleno. Questo studio è dedicato alla pianista Louise Sibourd.

 

Infine, L’Escalier du diable (“La scala del diavolo”) è costruito su un instancabile e tumultuoso movimento di scale cromatiche ascendenti e discendenti che creano l’impressione di campane che risuonano in registri diversi. Anche questo studio è dedicato a Volker Banfield.