[concerto streaming] CORO DI VOCI BIANCHE DELLA RADIO DI BUDAPEST – Laszlo Nemes, direttore aggiunto – Aniko Novak, pianoforte – Gabriella Thész, direttrice

Registrazione del concerto del 20 dicembre 2003 al Teatro della Pergola
Archivio sonoro degli Amici della Musica di Firenze

Programma

Brani corali per cori spezzati:

J. KAMPANUS VODNANSKY: Rorando coeli
J. GALLUS: Repleti sunt omnes
H.L. HASSLER: Cantate Domino

Arrangiamenti di antichi canti natalizi tedeschi: 
M. PRAETORIUS: Es ist ein’ Ros’ entsprungen; In dulci jubilo; Puer natus in Bethlehem

Rinascimento italiano:
G.P. da PALESTRINA: Salve Regina

Musica contemporanea ungherese da chiesa:
M. KOCSAR: Salve Regina

Opere corali per il Natale di Zoltán Kodály
Z. KODÁLY: Ave Maria; Angyalok ès pàsztorok (“Angeli e pastori”)

Brani dal repertorio sacro di J.S. Bach (con pianoforte)
J.S. BACH: Num komm der Heiden Heiland (corale dalla Cantata BWV 36); Suscepit Israel (da Magnificat BWV 243); Ave Maria (elaborazione di Gounod da un Preludio di Bach)

Brani corali sacri del repertorio romantico
J. RHEINBERGER: Wie lieblich sind deine Wohnungen
G. FAURÉ: Tantum ergo
F. LISZT: O salutaris Hostia
G. VERDI: Laudi alla Vergine Maria

Arrangiamenti di brani tradizionali natalizi
K. CSENGERY: Népek karàcsonya (“Il Natale delle genti”)

Note di sala del concerto del 20 dicembre 2003

I bambini che fanno parte del Coro di voci bianche della Radio di Budapest provengono da selezioni svolte in tutto il territorio nazionale. Dal settembre 2000 gli studenti selezionati frequentano la Zoltán Kodály Music Primary e High School: una scuola unica nel suo genere, con orari pensati per venire incontro all’attività corale, i cui costi di frequenza sono sostenuti dallo Stato ungherese. Entrare a far parte di questa scuola e del Coro è un’esperienza umana e culturale che mantiene il suo valore anche nel caso che i bambini decidano di non proseguire gli studi musicali. Organizzatori, insegnanti e genitori mirano a garantire ai bambini il giusto equilibrio tra il canto e tutte le altre attività. Il Coro ha tenuto numerose esibizioni di successo in quasi tutti i Paesi europei, Stati Uniti ed Estremo Oriente; è apparso di frequente nei più prestigiosi festival, sia in Ungheria che all’estero; ha inoltre partecipato alla prima mondiale di “Montag aus Licht” di Stockhausen alla Scala di Milano. Sempre nel campo della musica contemporanea ha partecipato ai festival di Ginevra, Salisburgo, Biennale di Venezia, Milano Musica e Modern Festival di Vienna. Ha effettuato molte registrazioni radiofoniche e tre dischi.

Il coro di voci bianche è una delle formazioni tradizionali del repertorio di musica dedicata al canto. Si tratta di voci che si sviluppano a partire dall’età di sei o sette anni per arrivare fino alla pubertà, in cui c’è la mutazione. Le corde vocali hanno uno sviluppo inferiore rispetto a quelle degli adulti, sia in spessore sia in larghezza, e differiscono anche per dimensioni e forma della cavità di risonanza. Le voci ancora non sviluppate vengono divise in due registri, a differenza dei tradizionali quattro di quelle adulte: soprano e contralto. Quello dei maschi è generalmente più alto di un’ottava rispetto all’analogo registro virile, mentre nelle femmine la distanza si riduce a una quinta. Questo fatto spesso comporta l’adattamento alle voci bianche di composizioni corali preesistenti, non tanto nelle parti, quanto nell’adattamento ai registri stessi. Ma è anche vero che nel centro e nord Europa la prassi di educare i giovani al canto è molto sviluppata, spesso con particolare attenzione alle sole voci maschili (Wiener Sängerknaben, l’esempio più eclatante, ma anche i cori inglesi). Ed è nel periodo natalizio che le esibizioni dei cori di voci bianche si moltiplicano, per il significato particolare della festa e per i brani che ben si adattano alla sensibilità dei giovani cantori. Il programma di oggi si apre con brani che evidenziano questa caratteristica come il Rorando coeli di Jan Campanus Vodnansky, Repleti sunt omnes del compositore sloveno Jacobus Gallus (1550-1591) o Jacob Petelin, e il Cantate Domino del più noto Hans Leo Hassler (1564-1612) che fu allievo di Andrea Gabrieli a Venezia.

Michael Praetorius (1571-1621) non è stato solo un prolifico compositore ma anche un importante teorico. Il suo cognome è la latinizzazione di Schulze, che in tedesco all’incirca ha lo stesso significato di praetor. Come tanti musicisti di quel periodo, Praetorius peregrinò tra varie città raccogliendo incarichi di maestro di cappella e di organista. In questa veste nel 1590 fu invitato insieme ad altri 50 solisti (tra cui Hassler) all’inaugurazione del grande organo con 59 registri del castello di Gröningen. Da ricordare la sua esperienza a Dresda (dal 1613 al 1616) dove conobbe Heinrich Schütz, a Halle in cui ebbe il compito di riorganizzare la cappella di corte, a Magdeburgo dove allestì i concerti del Duomo, a Lipsia e a Norimberga dove progettò un grande organo portato a termine solo nel XIX secolo in base agli studi che aveva lasciato. Le sue composizioni iniziarono a essere pubblicate solo dal 1605 e comprendono in gran parte musica sacra, ma anche composizioni profane come le note danze della raccolta Terpsichore Musarum (1612). Es ist ein Ros’entsprungen, nella sua armonizzazione è uno dei brani più noti della tradizione natalizia tedesca, così come il corale In dolci jubilo, ripreso anche da Bach, e Puer natus est in Bethlehem.

Giovanni Pierluigi da Palestrina e Johann Sebastian Bach sono due grandissimi della musica. Nonostante i diversi periodi in cui operano, sono legati dalla prolificità della produzione e dalla gran quantità di musica sacra nel loro repertorio. Per quanto riguarda Palestrina, il testo del Salve Regina ha diversi adattamenti, da tema per una messa a mottetti a 4, 6 e 8 voci databili tra il 1581 e il 1583. Il Magnificat BWV 243 è invece una delle composizioni a carattere religioso più elaborate e mature di Bach, che ne preparò due versioni, una in mi bemolle nel 1723 e una in re maggiore tra il 1728 e il 1731. Diversa la vicenda dell’Ave Maria di Charles Gounod (1818-1893), il quale compose una linea melodica sul preludio in do maggiore dal primo volume del Clavicembalo ben Temperato di Bach, brano a sua volta dal forte carattere melodico nonostante la sua costruzione con arpeggi: una prassi che non ha evitato a questa Ave Maria una grande fortuna e altrettanto favore da parte di esecutori e pubblico.

Tra il XIX e il XX secolo la musica sacra ebbe una riscoperta anche da parte di compositori che avevano affrontato altri generi. Pensiamo a personaggi come il virtuoso del pianoforte Franz Liszt o come il nume dell’opera Giuseppe Verdi. In entrambi l’avvicinarsi a Dio e alla trascendenza avvenne negli anni della maturità. Liszt divenne abate nel 1865, recandosi spesso a Roma e studiando testi religiosi. Il suo O salutaris ostia è stato originariamente composto per coro femminile e organo nel 1869, in si bemolle, ma ne esiste una seconda versione dello stesso anno, in mi, per coro e organo. Per quanto riguarda Giuseppe Verdi, le Laudi alla Vergine Maria (composte nel 1886) fanno parte dei Quattro pezzi sacri; l’organico prevede coro femminile a quattro voci (due di mezzosoprano e due di soprano) con il testo tratto dal Canto XXXIII del Paradiso di Dante. Di Gabriel Fauré molti ricordano il Requiem di rara bellezza, ma non è questa la sua unica composizione di carattere religioso. Il suo Tantum Ergo ha due stesure, entrambe per voce solista (che può essere sia di tenore sia di soprano) e coro. La prima ha come numero d’opera il 55 ed è del 1894, l’altra è di dieci anni più tarda. Chiude questa serie di autori in programma il meno noto Joseph Gabriel Rheinberger, nato nel Liechtenstein nel 1837 e morto a Monaco nel 1901. Pianista, organista e compositore ebbe tra i suoi allievi Humperdinck e Wolf Ferrari, e alla sua scomparsa lasciò i suoi brani alla Biblioteca Bavarese di Monaco. Molta la musica da lui composta, con particolare predilezione per il repertorio vocale: dalle opere (due espressamente composte per ragazzi) fino ai brani corali di carattere religioso; il suo stile ottocentesco risente molto della tradizione tedesca.

Zoltán Kodály rappresenta forse il personaggio più significativo della musica ungherese del primo ‘900 insieme a Béla Bartók. La tradizione del suo paese è ben presente nel suo modo di comporre: una scelta che viene da lontano, sin dalla sua tesi di laurea del 1906 dedicata alla struttura strofica del canto popolare ungherese. Viaggiò molto per tutta Europa e negli Stati Uniti, ma rimase legatissimo all’Ungheria. Già nel 1907 ebbe l’incarico di insegnante all’Accademia musicale di Budapest e grazie a questa funzione iniziò un intenso lavoro di organizzatore musicale che durò durante tutto il primo dopoguerra. Dal 1941 fu incaricato di dirigere la pubblicazione del Corpus Musica Popularis Hungaricae, il cui primo volume uscì dieci anni dopo. Nel 1942 tutta la nazione celebrò solennemente il suo 60° compleanno e nel 1947 gli fu conferita la Gran Croce della Repubblica Popolare Ungherese. L’Ave Maria e Angeli e pastori per coro sono stati composti nel 1935, ma la sua predilezione per la musica vocale è stata continua durante l’arco della sua vita.

Michele Manzotti

[ph. Felvegi Andi]