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§ Focus musicale | Le Sonate per flauto e clavicembalo di Bach

§ Focus musicale | Le Sonate per flauto e clavicembalo di Bach

In occasione del concerto in streaming di sabato 20 marzo 2021, dove è trasmesso il concerto del 6 novembre 2017 con Andrea Oliva e Pietro De Maria, pubblichiamo le note di sala sulle Sonate per flauto e clavicembalo di Johann Sebastian Bach a cura di Rossella Rossi, conservate nel nostro archivio storico.

Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Le Sonate per flauto e clavicembalo

Si usa suddividere le Sonate di Bach per flauto solista a noi pervenute in due gruppi: per flauto e cembalo obbligato (BWV 1030-1032) e per flauto e basso continuo (BWV 1033-1035), con l’aggiunta di un “Solo” per flauto in la minore BWV 1013 e di due Trii: Sonata per due flauti e continuo BWV 1039 e Sonata per flauto, violino e continuo in sol maggiore BWV 1038 (di dubbia attribuzione).

La pratica del basso continuo (che consiste nella realizzazione da parte del cembalo di un accompagnamento accordale indicato sotto alla linea di basso mediante dei numeri arabi), è costante nella scrittura sonatistica di tutta la prima metà del Settecento, con l’aggiunta di una parte di basso realizzata da uno strumento grave, di solito una viola da gamba o un violoncello.

Poiché gran parte della musica strumentale è stata composta a Köthen, quando Bach era al servizio del principe Leopold, appassionato e buon conoscitore di musica, che possedeva un organico strumentale per i suoi concerti privati, si è sempre pensato che queste Sonate fossero state composte nell’arco di tempo tra il 1718 e il 1722. L’orchestra di corte possedeva in effetti un numero cospicuo di strumentisti, tra cui dei buoni solisti che potrebbero aver ispirato alcune composizioni di non facile esecuzione. Recenti studi comparati hanno tuttavia messo in luce che nel 1724, e cioè quando già da due anni era Kantor alla Thomasschule di Lipsia, Bach scrisse una dozzina di cantate da chiesa contenenti soli per flauto traverso particolarmente elaborati e difficili, dimostrando un suo particolare interesse verso questo strumento.

In effetti, se teniamo conto dell’affermazione di Quantz secondo cui il nuovo modello di strumento in quattro pezzi (con una estensione che poteva spingersi anche nella zona sovracuta con una maggiore capacità di brillantezza ed agilità) sarebbe stato costruito intorno al 1720-1722, l’interesse di Bach coinciderebbe proprio col periodo di diffusione del nuovo strumento in considerazione anche del cambiamento della vecchia tecnica e della scrittura flautistica. Ciò creerebbe un rapporto non contraddittorio fra tipo di scrittura strumentale e sua realizzazione pratica.

Il secondo movimento della Sonata in mi minore BWV 1034, ad esempio, con la sequenza incalzante di arpeggi (molto simile al “Solo” in la minore, probabilmente composto nello stesso periodo) sarebbe una prova delle nuove possibilità dello strumento, così come anche l’uso di una tonalità piuttosto scomoda per il flauto traversiere (lo strumento dell’epoca era interamente di legno e con un’unica chiave che chiudeva il foro del re) come il mi maggiore: tutte considerazioni che portano a rivedere la data di composizione delle Sonate per flauto in un’epoca posteriore a quella di Köthen e cioè dopo il 1723.

Un discorso a parte deve essere fatto per la Sonata in si minore BWV 1030 che – se si potesse fare una classifica delle opere bellissime tra altre già belle – entrerebbe nell’empireo tra le migliori in assoluto per quella misteriosa unione di cantabilità, lirismo e allegrezza che caratterizza ciascuna delle sue parti, un’opera che possiede un’unitarietà di ispirazione e una individualità difficilmente reperibili nel repertorio sonatistico di questo periodo e che indubbiamente rimane ancor oggi una delle più interessanti opere destinate al flauto.

Le caratteristiche bachiane delle lunghe frasi senza soluzione di continuità (ma dove deve respirare uno strumentista a fiato?), le frequenti modulazioni, le scale e le successioni di arpeggi portano anche sul flauto una tecnica che trasmigrava dallo strumento a tastiera al violino e poi al flauto e all’oboe, strumenti, questi ultimi due, più giovani e di ancora scarna letteratura. Il cembalo obbligato inoltre accentua strutturalmente il gioco delle parti in una concertazione serrata tra i due strumenti che realmente dialogano tra di loro come in forma di concerto, genere che questa Sonata richiama in virtù della tipologia in tre tempi derivata dal concerto strumentale vivaldiano.