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§ Focus Musicali | L’Arte della fuga di J.S. Bach

§ Focus Musicali | L’Arte della fuga di J.S. Bach

L’Arte della fuga BWV 1080 (titolo originale, Die Kunst der Fuge) è una delle più emblematiche – ed enigmatiche – opere di Johann Sebastian Bach. Composta in larga parte nei mesi che precedettero la morte del compositore, tra il 1749 e il 1750, è senz’altro fra le più studiate e analizzate dai posteri. Questo monumentale capolavoro, infatti, presenta caratteristiche di grande fascino: se, da un lato, è un’opera senza un assetto definitivo – in quanto non fu mai terminata dal compositore – dall’altro, questo senso di indeterminatezza è dato anche dall’assenza di indicazione di un organico strumentale specifico per l’esecuzione del lavoro. Per queste ragioni, LArte della fuga è stata analizzata, esplorata, sviscerata da musicologi ed esecutori per riuscire a darne una lettura personale che ne enfatizzasse a pieno le potenzialità musicali. Nel corso dei secoli l’opera è stata rielaborata per i più svariati tipi di organici: dalle versioni per uno, due, fino a tre strumenti a tastiera, fino a quelle per orchestra da camera, con e senza fiati, solo per citarne alcune.

L’intera concezione de L’Arte della fuga, come suggerisce il titolo, ruota attorno a una forma musicale principale, di cui Bach fu maestro e modello indiscusso. Ma cos’è esattamente una fuga? La fuga è una forma musicale contrappuntistica, fra le più importanti e complesse nella musica polifonica occidentale. Caratterizzata da una destinazione strumentale, si articola, dal punto di vista strutturale, in tre movimenti principali: l’esposizione tematica, lo svolgimento e lo stretto.

Dettaglio del manoscritto autografo di Contrapunctus I da L’Arte della Fuga di J.S. Bach

L’Arte della fuga è costituita da una sequenza di fughe (denominate “contrapuncti”) e canoni, basati su un semplice tema musicale principale, in re minore, esposto nelle battute iniziali. Le varie sezioni dell’opera sono così suddivise: quattro fughe semplici a quattro voci; tre fughe in forma di “stretto” (dove le quattro voci espongono il tema susseguendosi rapidamente, e presentandolo anche in forma variata); quattro fughe a due e tre temi dove, oltre a quello principale – presentato anche variato – vengono esposti due nuovi temi; nel Contrapunctus XI, ultimo brano di questa sezione, compare per la prima volta il tema formato dalle note si bemolle, la, do, si naturale che, secondo la notazione tedesca, compongono il nome di “B-A-C-H”. Segue una sezione formata da quattro fughe “a specchio”, dove le varie voci sono costruite sulla base di rapporti intervallari speculari, seguendo un formidabile sistema geometrico. Dopo le fughe speculari, si passa alla sezione dei canoni: anche se basati sul tema principale in re minore, non è certo che questi quattro brani dovessero originariamente essere parte dell’opera bensì, come alcuni studiosi sostengono, di un’appendice di essa. Chiude l’opera una sezione meno omogena delle precedenti, che comprende tre fughe (a tre e quattro temi), compresa la famosa Fuga a tre soggetti che si interrompe alla battuta 239. In questo punto il manoscritto riporta una scritta, attribuita erroneamente a Carl Philipp Emmanuel Bach, che recita: “Su questa fuga, dove il nome BACH appare nelle note che formano il controsoggetto, l’autore morì”.

L’Arte della fuga, assieme all’Offerta musicale, rappresenta un modello indiscusso della composizione contrappuntistica e un apice della scrittura polifonica. Le complesse architetture costruite da Bach sono ritenute talmente straordinarie da destare ammirazione anche se solo osservate e analizzate sulla pagina scritta.