Giornalisti in classe: Alexandre Tharaud

LE IMPRESSIONI DEI GIOVANI

Per molti era la prima volta a un concerto di musica da camera, ma il progetto “Artisti in classe/Giornalisti in classe” ha preparato ad ascoltare ed esprimere impressioni, come:
 “Io personalmente ho apprezzato moltissimo il concerto, che mi ha trasmesso delle emozioni molto forti”;
 “Per me è stata una bella esperienza, sia intervistare le persone che assistere al concerto, cosa che non avevo mai fatto”;
 “Questa esperienza ci permette di conoscere l’arte della musica da camera, che troppo spesso non viene presa abbastanza in considerazione da noi giovani”;
 “Iniziando da Couperin, compositore barocco, i suoi brani sono risultati molto ricchi e sfarzosi, quasi a sottolineare il gusto artistico di quell’epoca. Debussy invece è risultato alle orecchie particolarmente differente, con melodie evocative”;
 “Satie, trasmetteva dei toni più malinconici ed emotivi, a tratti commoventi”;
 “Con Ravel, il più moderno fra tutti, l’atmosfera era intima ma allo stesso tempo vivida”;
 “La musica è fluita gradevolmente col passare dei brani e questo dolce sottofondo ci ha permesso di riflettere molto”.

L’intervista che c’è stata dopo il concerto, alla Biblioteca delle Oblate, è stata ancora più coinvolgente: alcuni studenti del Calamandrei hanno fatto delle domande al pianista sulla carriera e sulla vita privata e abbiamo scoperto che Alexandre Tharaud è una persona umile e spiritosa.

Niccolò Bruni, Valentina Guizado, Sara Inzitari – classe 2I Scienze Umane del Liceo “A.M. Enriques Agnoletti” di Sesto Fiorentino


E DOPO IL CONCERTO, L’ INTERVISTA

Finito il concerto ci siamo spostati nella sala “Sibilla Aleramo” della Biblioteca delle Oblate, dove abbiamo intervistato il pianista Tharaud, che si è dimostrato molto gentile e paziente e del quale abbiamo scoperto anche delle curiosità. Anche l’intervista è inserita nel nostro podcast.

Com’è nata la sua passione per la musica?

 “La mia era una famiglia di artisti: mio padre era un cantante, mia madre era una ballerina all’Opéra di Parigi, mentre mia sorella suonava il pianoforte. Per questo motivo ho deciso di seguire le orme della sorella e, anche grazie ad una buona insegnante, mi sono avvicinato di più al mondo della musica classica”.

Ha qualche rito portafortuna prima di un concerto?
 “Non ho riti portafortuna, ma prima di un concerto utilizzo il metodo “Alexander” per rilassarmi.

C’è qualche musicista a cui si ispira?

 “Mi ispiro ad alcuni pianisti famosi, ma soprattutto a delle cantanti francesi tra cui: Marcelle Meyers, Glenn Gould, Émil’ Grigor’eviò Gilel’s, Sergio Fiorentino e Barbara, poiché penso che ascoltare il canto di una persona sia come frequentare un corso di musica: il pianoforte deve cercare di imitare la voce umana”.

Quali studi ha fatto?

“Non ero bravo come studente, a scuola mi annoiavo spesso, fino a quando non sono entrato al Conservatorio di Parigi, dove è nata la mia passione per lo studio, però quello musicale. Volevo essere bravo come gli altri studenti, e questo mi ha stimolato.”

Ha fatto dei sacrifici per raggiungere i tuoi obiettivi?

“Sì, inizialmente per i miei problemi di memoria e per il fatto che ho delle braccia lunghe e, quando suonavo erano un po’ rigide. In seguito all’inizio della mia carriera, poi, la lontananza dalla mia famiglia e i continui viaggi, che non mi aiutavano a costruire dei rapporti solidi e duraturi. Oggi, invece, abbiamo il telefono per comunicare e questo mi ha aiutato molto.”

Ha qualche altra passione oltre la musica?

“Il cioccolato! Amo il cioccolato. Ogni tanto, poi, vado in piscina, ma soprattutto una delle mie passioni più importanti è il mio appartamento a Parigi, all’ultimo piano di un palazzo con vista sull’Opéra di Parigi. Amo stare nel mio appartamento.”

Consiglierebbe ai giovani di iniziare una carriera musicale?

 “Ascoltate la voce che è in voi, perché questa voce sa cosa dobbiamo fare, e non dobbiamo ascoltare solo i consigli altrui. Io non avevo tutto per essere pianista, ad esempio non ho delle braccia adatte, né buona memoria, infatti per questo motivo leggo lo spartito durante il concerto. Poi soffro di insonnia e ho trovato il modo per rilassarmi grazie alla meditazione. Io sono la prova che possiamo essere tutti come farfalle libere nell’aria.”

Abbiamo letto che non tiene un pianoforte nella sua casa e che studia a casa di amici. Come fanno i suoi amici a tollerare il fatto che si esercita nelle loro case?

 “Quando avevo un pianoforte nel mio appartamento passavo troppo tempo a suonare, e non mi esercitavo bene, ho preso questa decisione da più di vent’anni. A Parigi, dove abito, ho tanti amici, che mi lasciano la loro casa per praticare e studiare. Io preferisco suonare in solitudine, in questo modo mi sento più a mio agio, le persone attorno mi deconcentrano mentre mi esercito: come stamattina alla Pergola prima del concerto.”

Se non fosse stato un pianista, che cosa avrebbe voluto essere?

 “Volevo essere un prestigiatore, un direttore d’orchestra o un compositore. Sono già un po’ un compositore e un direttore perché quando sono a casa modifico i brani che suono a modo mio. Mi piace la magia e vedere da un punto di vista di un bambino, e con il pianoforte sento la stessa cosa.”

Classe 2D linguistico, IISS Calamandrei di Sesto Fiorentino