Il 14 e 15 aprile, per la stagione degli Amici della Musica di Firenze, presenterà “The Mozart Quintets Project”, un programma dedicato ai Quintetti di Mozart. Ce lo può raccontare?
È un progetto che avevo in mente già da molto, cioè il fatto di poter dedicare un po’ di tempo all’approfondimento di queste partiture con un gruppo di persone che si incontrassero appositamente per questo. Solitamente, i Quintetti di Mozart sono suonati da quartetti d’archi stabili, che quindi hanno già una loro personalità definita, a cui si aggiunge uno strumentista esterno, che si deve inserire in un ambiente che ha già le sue regole e un modo di suonare definito; certo, può portare un contributo, ma si tratta sempre di qualcosa di occasionale: è per un’occasione che si fa questo lavoro. Certamente è un lavoro molto serio; però si tratta un 4+1, ed è difficile che questa formazione si trasformi in cinque unità che si incontrano apposta. L’alternativa, solitamente (ed è quello che ho potuto sperimentare personalmente), è che questi pezzi vengano suonati nei festival internazionali di musica da camera, dove cinque solisti si incontrano e, in un giorno di prove, li mettono insieme. Ho sempre un po’ sofferto la velocità con cui si lavorasse a questi lavori, anche a causa delle forti differenze, a volte frequenti, fra i cinque musicisti. Spesso si tratta di arrivare a un compromesso, più che a vere scelte artistiche di lettura della partitura. Per cui, era da tanto tempo che avevo in mente di costruire un gruppo che potesse lavorare su questo repertorio, e finalmente ci siamo riusciti. Noi siamo cinque musicisti che suonano insieme ormai da più di dieci anni. Abbiamo fatto un percorso comune sia nell’ambito della musica strumentale moderna, sia di quella antica, su strumenti originali. E abbiamo pensato di affrontare queste partiture sugli strumenti che Mozart aveva immaginato dovessero esprimerle. Suoneremo quindi su strumenti classico-barocchi. Oggi parliamo di “strumenti originali” anche se abbiamo un violino montato moderno con le corde di budello (quello che, ad esempio, ho suonato nella scorsa stagione degli Amici della Musica per il repertorio romantico, nel concerto con Alexander Lonquich e Alec Frank Gemmill, dove ho suonato la Sonata di Schumann e il Trio di Brahms). Per questo progetto, invece, abbiamo proprio strumenti barocco-classici, quindi un violino con il manico più grosso, tastiera piatta e più corta… è un altro strumento, con corde di budello, che si impugna proprio in modo diverso, e si suona con un altro tipo di archetto. Pensiamo che questi strumenti possano ancora di più dare voce a queste partiture. È da circa un anno, un anno e mezzo, che lavoriamo a questo progetto, e l’abbiamo già suonato un po’ in giro. È bellissimo lavorare così su queste partiture, perché solitamente solo i quartetti d’archi, sul repertorio quartettistico, fanno un lavoro così approfondito. E, invece, queste sono fra le partiture più alte che Mozart abbia mai scritto. Spenderci del tempo non solo è un dovere, ma proprio un lusso e un piacere enorme.
Cosa la affascina del mondo musicale di Mozart?
Della musica di Mozart sono tante le cose che mi affascinano. C’è una magia che la avvolge, che le dà quella lucentezza che forse solo Mozart riesce a dare. Però forse il lato che più mi attrae è la sua teatralità, il fatto che anche nella musica strumentale ci sia questo continuo riferimento all’opera, al gesto, all’aria, al recitativo… e che gli strumenti siano chiamati ora a cantare, ora a parlare, ora a danzare. C’è una varietà che si combina di battuta in battuta. Non si può nemmeno parlare di “sezioni” diverse: il carattere in questa musica cambia continuamente. Per questo, per me uno dei più grandi malintesi è considerare questa musica “rilassante”. Spesso si dice che la musica di Mozart rilassi, ma in realtà è tutt’altro. Se uno ascolta attentamente, e se si va in profondità a guardare tra le righe quello che la partitura chiede, in realtà si verifica quello che succede in un film molto avvincente (che sia una commedia o un film drammatico): cioè, ogni singolo piccolo particolare diventa assolutamente fondamentale per l’intero film.
Ci parla dei musicisti che la affiancano in questo progetto?
Sono, prima di tutto, musicisti e strumentisti straordinari, che ho avuto la fortuna di incontrare durante il mio percorso, e che ora ho la seconda fortuna di poter considerare tra i miei amici più cari. Questo è un altro lato molto forte che mi lega a questo progetto. Maia Cabeza è una violinista di origini molto particolari: è argentina, canadese, nata in Giappone, di madre ebrea… ha origini davvero variegate, ed è un talento incredibile del violino. È molto giovane, ed è una ragazza che sta facendo una carriera incredibile e farà sicuramente molta strada. L’ho conosciuta quando è venuta a fare qualche progetto della Spira Mirabilis, e suona con me nella Chamber Orchestra of Europe. Con Simone Jandl e Luise Buchberger suono ormai da moltissimi anni, sia nell’ambito della Spira Mirabilis che della Chamber Orchestra of Europe. Entrambe sono prime parti dell’Orchestra of the Age of the Enlightenment di Londra, quindi hanno una grande esperienza con gli strumenti originali (oltre che con quelli moderni). Abbiamo tutti questa duplice identità. Max Mandel è l’altra prima viola dell’Orchestra of the Age of the Enlightenment, che ho conosciuto quando è venuto a fare progetti con la Chamber Orchestra of Europe; lui ha anche fatto un progetto assieme a me con l’Australian Chamber Orchestra e lì ci siamo molto avvicinati. Vive tra Londra e New York, dove ha un quartetto.
Ha in programma altri repertori che vorrebbe esplorare con questo ensemble?
Sicuramente sì. Ora abbiamo talmente tanti progetti e appuntamenti con i Quintetti di Mozart, e ancora dobbiamo lavorare molto su questo. Siamo felicissimi di farlo: crediamo molto in questo progetto. Abbiamo in cantiere anche una registrazione dell’integrale, e ancora siamo molto focalizzati su questo. Ogni tanto, però, parliamo anche di esplorare il resto del repertorio per quintetto, che però soffre un po’ della solita tradizione di cui parlavamo prima. Quindi, senz’altro, sì.
Per maggiori informazioni sui concerti del Mozart Quintets Project, cliccare su 14 aprile e 15 aprile.