Intervista a Raffaele Pe

Raffaele Pe è uno dei massimi interpreti emergenti del Barocco italiano. In questa intervista ci ha parlato dei suoi inizi con l’organo, della sua passione per il disegno e del suo debutto di quest’anno al Glyndebourne Opera Festival diretto da due mostri sacri come Graham Vick e William Christie.

 

Qual è il primo ricordo della tua vita legato alla musica che ti viene in mente?

Mio papà spesso cantava le canzoni degli alpini portandomi in bicicletta tra i campi… Ora canto le stesse melodie a mio figlio per farlo addormentare…

Come hai iniziato ad avvicinarti alla musica?

Cantando da bambino nel coro della mia città il maestro mi obbligò a studiare flauto per migliorare la mia respirazione ma la mia passione era il pianoforte così chiesi a mio fratello più grande di insegnarmi. Poco dopo passai all’organo… ne subii il fascino austero e solenne, da lì la scoperta del barocco… Frescobaldi, Buxtehude, Bach, Couperin… un mondo bellissimo e ancora in gran parte inedito.

Quando hai capito che eri bravo in quello che stavi facendo e che questa attività avrebbe occupato una parte importante della tua vita?

Finita l’università feci la mia prima audizione come controtenore. Era con Sir John Eliot Gardiner – assolutamente per caso e non avevo bene chiaro cosa significasse all’epoca – andò molto bene e da lì ho lavorato con lui alcuni anni conoscendo meglio il mondo del barocco in Europa. Anni bellissimi e di grande ispirazione… mi sono convinto presto che questa poteva essere la mia strada in musica.

Ci sono stati dei momenti in cui avresti voluto mollare tutto e cambiare direzione?

Le difficoltà di questo percorso sono molte e quotidiane. L’amore per il Canto però è più forte e questo basta.

Ci racconti come vi siete conosciuti con Giangiacomo Pinardi? Cosa ti piace del suo modo di suonare e come mai avete scelto di formare un duo?

Giangiacomo è un artista di grande esperienze che accompagna da anni i maggiori cantanti del barocco sui palchi più prestigiosi con l’Europa Galante di Fabio Biondi. Ho avuto la fortuna di incontrarlo durante un concerto a New York. Ci siamo trovati subito e l’ho invitato a suonare per il mio ensemble La Lira di Orfeo in diversi concerti. C’è stata una bella intesa da subito.

Qual è il momento più emozionante che ricordi della tua carriera musicale?

Il debutto a Glyndebourne in Cavalli diretto da Graham Vick e William Christie, due maestri assoluti. Produzione storica, esperienza indimenticabile. Ho imparato moltissimo.

Hai altre passioni oltre a cantare (sport/lettura/viaggi/hobby vari/ecc.)?

Mi piace disegnare. Sono interessato a tutto ciò che ha a che fare con l’arte, il design, l’architettura e la scenografia… un campo affascinante questo in cui mi piacerebbe sperimentare un giorno.

Ascolti altri tipi di musica oltre a quella che suoni? Se sì, quali?

Mi incuriosisce molto la musica di chi compone oggi, e mi piace la canzone popolare d’autore soprattutto italiana. Trovo gli estremi piuttosto rivelatori…

C’è un disco – di qualsiasi genere – che consiglieresti a tutti di ascoltare?

Agli amici che non conoscono il barocco consiglio sempre L’Orchestre de Louis XIV e XV di Jordi Savall con le musiche di Lulli e Rameau. Per la voce bisogna ascoltare almeno una volta Pianto della Madonna di Monteverdi o le Leçons des Tènébres di Couperin nella splendida registrazione di Gerard Lesne.

Qual è il libro che leggerai quest’estate?

“Bellissima necessità” di Claude Bragdon

Quali sono i tuoi programmi per l’estate 2017? 

In questo momento sono in Francia per Poppea con Jean-Christophe Spinosi. In agosto sarò a Milano Arte Musica per un recital su Monteverdi con La Venexiana, poi a Basilea alla Biennale di Musica Antica con Antonio Florio… ma soprattutto devo iniziare a studiare per i debutti dell’anno prossimo in primis Agrippina di Handel… Insomma molto da fare ma ci sarà tempo anche per una pausa al mare!