Gli appuntamenti in streaming di sabato 13 e sabato 20 febbraio 2021 vedranno protagonista l’Orchestra Vincenzo Galilei della Scuola di Musica di Fiesole diretta da Edoardo Rosadini. In programma Le quattro stagioni di Antonio Vivaldi, che verranno trasmesse in due parti: La primavera e L’estate nel primo concerto, L’autunno e L’inverno nel secondo. I quattro Concerti vivaldiani vedranno impegnati nel ruolo solistico un violinista sempre diverso dell’orchestra.
Vi proponiamo l’intervista a Matilde Urbani, violino solista de L’inverno.
Ci parli della tua formazione musicale?
Ho iniziato a studiare violino a sei anni e mezzo, all’Istituto “Lorenzo Perosi” di Biella, con Paola Giammarinaro, che è stata un’allieva di Corrado Romano. Poi ho deciso di proseguire il mio percorso alla Scuola di Musica di Fiesole con Duccio Ceccanti, che è tuttora il mio insegnante: con lui ho fatto gli ultimi due anni di Preaccademico e il Triennio. Mi sono laureata lo scorso luglio, e adesso sono iscritta al Biennio, sempre a Fiesole, dove studio con Lorenza Borrani e Yair Kless.
Quali sono le principali differenze che trovi fra suonare in solo, fare musica da camera (in quartetto o con pianoforte), e suonare come solista con orchestra?
L’impostazione del musicista alla Scuola di Musica di Fiesole parte già improntata verso una dimensione cameristica, sia in orchestra, sia in formazioni ridotte. Si comincia con le orchestre per i più piccoli: il pensiero è di educare il musicista sin da piccolo, quando suona, alla comunicazione con gli altri. Penso sia fondamentale non pensare al solista come a un elemento estraneo all’orchestra, anche se molte volte mi capita di sentire questo scollamento, nei concerti che ascolto. Il musicista di oggi, secondo me, deve essere veramente cosmopolita e avere la capacità di adattarsi a qualsiasi situazione; in orchestra, per esempio, deve poter fare il direttore anche quando un vero direttore non c’è (come in questo caso). Penso che un musicista debba puntare ad avere una versatilità tale da potersi muovere con disinvoltura in tutte le situazioni, anche diverse. Alla base di tutto, in ogni caso, deve esserci la comunicazione fra i musicisti.
Come è stato suonare da solista ne Le quattro stagioni? Come hai vissuto questa esperienza, l’interazione con il direttore e con l’orchestra?
Io avevo già suonato come solista ne Le quattro stagioni, non con i miei colleghi di adesso ma circa quattro anni fa. Era stata un’esperienza totalmente diversa. A parte l’organico, che era molto più esteso, c’era la presenza del direttore d’orchestra, Edoardo Rosadini. Questa volta, invece, suonare senza direttore e come Konzertmeister si è rivelata un’esperienza incredibile che mi ha arricchita molto, e che mi ha permesso di entrare dentro al pezzo in profondità. Per esempio, ho capito che non posso dare sempre lo stesso tipo di attacco all’orchestra ma che ci sono delle variazioni minime… ed è fondamentale conoscere benissimo anche le parti degli altri strumenti. È stato uno studio molto interessante per me, che è andato ben oltre il ruolo da solista.
Durante il lockdown e la chiusura dei teatri hai partecipato ad altri concerti come questo? In generale, cosa ne pensi di queste iniziative?
Credo che i concerti in streaming siano una buona alternativa, per ora. Dato che non ci sono altri modi per raggiungere il pubblico con la musica, penso che questo sia il modo migliore. Fortunatamente, abbiamo questo strumento. La nostra speranza, in ogni caso, è quella di tornare presto a esibirci dal vivo, che è quello per cui siamo nati e siamo stati cresciuti come musicisti.