Qual è il primo ricordo della tua vita legato alla musica che ti viene in mente?
Maria: Il primo ricordo musicale che è inciso nel mio cuore sono le serate ad ascoltare opera al Maggio Musicale Fiorentino. Mio padre suona nell’orchestra e aveva l’abitudine di raccontare a me e a mio fratello, ancora bambini, le trame delle opere di Verdi e Puccini come storielle della buonanotte. Il giorno della recita, dopo la performance, da soli scappavamo dietro le quinte per raggiungere nostro padre e conoscere le star, soprani e baritoni, ancora truccate e travestite.
Rosamaria: Credo che i primi ricordi legati alla musica siano stati quelli vissuti in famiglia. Succedeva spesso, infatti, di vedere mio padre e mio fratello mettere in spalla la fisarmonica e cantare qualche canzone tipica della mia terra, la Sicilia, e ricordo che questo mi emozionava moltissimo.
Cosa ti ha spinto a iniziare a suonare uno strumento musicale?
Maria: La musica ha sempre vissuto nella mia casa. Ho iniziato fin da piccolina a fantasticare su quando sarebbe arrivato anche il mio momento. Mio padre è oboista, mia madre studiò il pianoforte e quando mio fratello maggiore scelse la sua “voce”, il violino, io non potei fare a meno di sceglierne una ancora più potente e profonda, quella del violoncello.
Rosamaria: Sembrerà assurdo ma la gelosia. Mio padre ha sempre amato la musica e suona da autodidatta la fisarmonica. Quando mio fratello iniziò a suonare, le attenzioni per lui ovviamente crebbero molto (in realtà semplicemente mio padre lo aiutava a studiare), e così anche la mia gelosia. Un giorno, durante il periodo natalizio, per attirare la sua attenzione gli dissi che anche io volevo suonare e iniziai così a studiare pianoforte.
Quando hai capito che eri brava in quello che stavi facendo e che questa attività avrebbe occupato una parte importante della tua vita?
Maria: Noi musicisti siamo conosciuti per essere molto autocritici, per questo non riuscirei a descrivere un momento esatto in cui ho capito di avere un certo talento per la musica. Sicuramente la soddisfazione di vincere concorsi e ricevere complimenti da grandi artisti che stimo mi ha aiutata e spronata molto in un percorso che è tanto emozionante quanto pieno di sacrifici e duro lavoro. Tuttavia, il più grande stimolo che ho sempre avuto è stato il fortissimo amore per questa arte e il piacere che mi dava approfondirla e dedicarle tempo. Solo grazie a questo ho capito che era la mia vocazione.
Rosamaria: Ho iniziato per gioco, dunque non so dire esattamente quando io abbia capito di esserne capace. Posso dire però che ho capito fin da subito che la musica sarebbe stata una parte davvero fondamentale della mia vita.
Ci sono stati dei momenti in cui avresti voluto mollare tutto e cambiare direzione?
Maria: Avendo interessi anche al di fuori della musica, durante questi anni la mia mente ha contemplato la possibilità di direzionare la mia vita verso altre professioni. Questo è successo soprattutto quando non mi sono sentita all’altezza di un lavoro così emozionalmente impegnativo, per il quale è necessaria una maturità incredibile anche nel gestire stress, delusioni e rifiuti, dentro e fuori dal palcoscenico. La fortissima passione per il violoncello che ha sempre arso nel mio cuore ha fatto sì che non mettessi mai realmente in dubbio la mia scelta ma che anzi, lavorassi ancora di più per migliorarmi e superare momenti difficili.
Rosamaria: Penso che siano momenti che capitano a tutti, è un percorso difficile e di grandi sacrifici, ma non ho mai saputo immaginare la mia vita senza la musica e senza il mio strumento.
Qual è il momento più emozionante che ricordi della tua carriera musicale?
Maria: Di momenti forti emotivamente ce ne sono stati tanti, ma sicuramente uno dei più significativi per me è stato suonare da solista con l’Orchestra di Cracovia alla finale di un importante concorso internazionale. Esibirmi davanti a una giuria composta da violoncellisti rinomati in un palco prestigioso è stata un’emozione incredibile che mi ha segnata indelebilmente e che spero in futuro di rivivere ancora.
Rosamaria: Ce ne sono stati diversi, ogni concerto alla fine ti lascia qualcosa. Il mio primo concerto con l’Orchestra Sinfonica Siciliana al Politeama di Palermo a soli undici anni è stato un sogno. Ho vissuto quel momento con gioia e serenità. Anche il primo concerto al ridotto palchi del Teatro alla Scala di Milano, avvenuto qualche anno, fa è stato meraviglioso, decisamente più consapevole, intimo e ricco di emozioni.
Ci raccontate come vi siete conosciute? Cosa vi piace del modo di suonare dell’altra e come mai avete deciso di suonare insieme?
Maria: Ho conosciuto Rosamaria perché dovevo esibirmi con lei a Roma per la stagione della Filarmonica Romana nel 2019. Eravamo piccole e ricordo perfettamente la prima prova che facemmo alla Scuola di Musica di Fiesole della Sonata n. 1 di Brahms per violoncello e pianoforte, un brano che mi ricorderà sempre quel momento speciale che vivemmo insieme. La connessione che aveva Rose con il pianoforte, il suo carattere forte e la brillantezza tecnica mi affascinavano e mi ispiravano a migliorare la mia interpretazione. Mi bastò qualche minuto, infatti, per capire che quello sarebbe stato solo il primo di tanti incontri e prove che avrebbero fatto nascere non solo un duo, ma anche una profondissima amicizia.
Rosamaria: Io e Mari ci siamo conosciute nel 2019, anno in cui abbiamo fatto il nostro primo concerto alla Filarmonica Romana. Di lei ho subito apprezzato il legame con il suo strumento e ovviamente le doti tecniche. Ma quello che realmente mi ispirava a fare meglio era la sua capacità di comunicare ciò che provava attraverso lo strumento e il brano che in quel momento stava suonando.
C’è un brano musicale a cui sei particolarmente legata? Vuoi dirci qual è e come mai?
Maria: Domanda difficilissima. Credo che, più che brano musicale, c’è un compositore a cui sono molto legata, che non mi stancherei mai di suonare, approfondire, analizzare, reinterpretare: “the one and only” Johann Sebastian Bach! Un giorno vorrei imparare a suonare il violoncello piccolo per poter studiare non solo i capolavori scritti per il violoncello, ma anche quelli scritti per violino.
Rosamaria: Direi il tema dell’Impromptu op. 142 n. 3 di Schubert. Sono particolarmente legata a questo brano perché per un lungo periodo, nei momenti più difficili, suonarlo riusciva a calmarmi. In qualche modo quel tema così semplice riusciva a trasmettermi la pace di cui avevo bisogno.
Hai altre passioni oltre a suonare il tuo strumento (sport/lettura/viaggi/hobby vari/ecc.)?
Maria: Nonostante il tempo che ho a disposizione non sia tanto tra lo studio e il lavoro, mi piace coltivare la passione per lo sport, soprattutto il nuoto che ho praticato per tanti anni a livello agonistico. Durante i mille viaggi che la musica mi porta a fare, mi piace cogliere qualche scorcio di cielo o lo sguardo di uno sconosciuto con la mia macchina fotografica. In borsa, inoltre, non manca mai un libro, romanzo o poesia, e un “diario di vita” su cui ogni tanto annoto riflessioni.
Rosamaria: Sono una ragazza che non ama stare ferma. Ho sempre bisogno di tenere la mia mente e il mio corpo occupati, dunque mi piace molto muovermi, amo la palestra e lo sport. Mi interessano le lingue straniere e amo viaggiare: spero, infatti, di riuscire a visitare più luoghi possibili nella mia vita. Adoro passare del tempo con le persone che amo e da poco ho anche scoperto il piacere della lettura.
Ascolti altri tipi di musica oltre a quella che suoni? Se sì, quali?
Maria: Vivendo tante ore del giorno con le orecchie “impegnate” mi ritrovo ad ascoltare musicanon classica quasi esclusivamente con amici o in palestra.In quelle situazioni mi può piacere di tutto, dalle canzoni italiane degli anni ’90 – De André,Vasco, Battiato – al rap americano fino al reggae e pop. Insomma, un bel mix!
Rosamaria: Al di là della musica classica cerco di ascoltare un po’ di tutto. Sono una ragazza di 21 anni, mi capita di andare fuori con amici e sentire la musica commerciale così come di stare in macchina col mio ragazzo ad ascoltare De André o di andare a teatro a sentire un concerto. Quello che consiglio ai ragazzi della mia età è di essere curiosi, non porsi limiti, ascoltare di tutto e, perché no, venire a scoprire anche il meraviglioso mondo della musica classica.
C’è un disco – di qualsiasi genere – che consiglieresti a tutti di ascoltare?
Maria: Rimanendo in tema Bach, Bach: Sei Solo di Leonidas Kavakos è tra i miei album preferiti degli ultimi anni. Oltre a essere un personaggio incredibile che ho il piacere di conoscere personalmente, Kavakos è un artista grandioso che mi ha fatto innamorare di quella musica sacra, assoluta e senza tempo che Bach ci ha lasciato. In palestra invece ascoltatevi 1 dei Beatles, loro non deludono mai!
Rosamaria: È una domanda davvero difficile alla quale probabilmente non ho una risposta precisa. Il mondo della musica classica è talmente ampio che fare una scelta di questo tipo mi risulta davvero complicato, forse anche perché io stessa ho ancora molto da scoprire. Per iniziare a conoscere questo mondo, però, e capire quanto è meraviglioso consiglierei di ascoltare una variazione del Carnaval op. 9 di Schumann che io amo davvero tanto che si chiama Chopin. Penso che in quelle poche note ci sia una magia speciale. Ascoltarla mi riempie il cuore.
Qual è il libro che stai leggendo quest’estate?
Maria: I libri che ho tenuto in borsa questa estate sono stati: La Nausea di Jean-Paul Sartre, Sonata a Kreutzer di Lev Tolstoj e La Natura Esposta di Erri de Luca. Per le poesie mi sono data alla Achmatova, La corsa del tempo.
Rosamaria: Ho appena iniziato Intelligenza emotiva di Goleman. Lo sto trovando estremamente interessante perché mette in luce quanto in realtà siano importanti le componenti emotive anche in quelle che noi vediamo come funzioni razionali. Per la prima volta questo psicologo ha parlato di un’intelligenza che non può essere quantificata con il test QI, ma che ha ben altri parametri altrettanto importanti.