Intervista al Gate Duo

Qual è il primo ricordo della tua vita legato alla musica che ti viene in mente?

Simone Bellagamba: Ho molti ricordi che mi vengono in mente quando penso alla musica, forse quello più indelebile è il giorno del saggio di musica della scuola media. Quell’anno nelle lezioni mattutine di educazione musicale suonavamo la chitarra e, a metà maggio, facemmo il saggio di classe nella piazza del paese con tutti i nostri genitori presenti. Mi ricordo quegli applausi che mi riempirono di gioia e subito si accese in me lampadina. Il giorno seguente decisi di iscrivermi alla scuola di musica del mio paese, Stimigliano (RI).
William Belpassi: Il musical Tutti insieme appassionatamente. Lo avrò visto decine di volte, ancora oggi ricordo le canzoni a memoria.

Cosa ti ha spinto a iniziare a suonare uno strumento musicale?

Simone: Bella domanda. Penso che l’episodio che ho descritto sia stato il più determinante. Poi, nella mia famiglia c’era già mio cugino che suonava il sassofono. Forse è stato anche lui che mi ha spinto a intraprendere lo studio di uno strumento. Fino al giorno del saggio ricordo che non amavo particolarmente la musica, chissà cosa successe…
William: È iniziato in maniera abbastanza casuale con un corso pomeridiano della scuola elementare. Non posso non ricordare la fermezza di mia nonna nel far acquistare ai miei un pianoforte vero al posto di una tastiera elettronica.

Quando hai capito che eri bravo in quello che stavi facendo e che questa attività avrebbe occupato una parte importante della tua vita?

Simone: Nella musica e nell’arte in generale secondo me non si arriva mai a essere pienamente soddisfatti di quello che si fa. Sono stato sempre determinato nel voler realizzare i miei sogni, ho sempre pensato che la musica avrebbe un giorno occupato una parte importante della mia vita.
William: Diciamo gli ultimi anni di liceo (scientifico) ho capito che sarebbe stato impossibile per me immaginare un futuro senza musica, anche perché già allora dedicavo più tempo al pianoforte che alle materie di scuola.

Ci sono stati dei momenti in cui avresti voluto mollare tutto e cambiare direzione?

Simone: Sì, purtroppo capita e capiterà. La cosa importante è avere vicino a te delle persone che ti sappiano ascoltare e dei colleghi speciali che ti sappiano sostenere sempre.
William: Convivo in maniera quotidiana con l’idea di mollare tutto e cambiare direzione, credo sia del tutto normale avere periodi (più o meno lunghi) di up and down e farsi questa domanda. Non ho mai mollato veramente (e non credo proprio che lo farò) in quanto mi rendo conto che non potrei fare altrimenti. So che per me non c’è altro modo possibile di concepire la vita; quindi, continuo a perseverare con la massima determinazione.

Qual è il momento più emozionante che ricordi della tua carriera musicale?

Simone: Forse quando ho vinto il Premio delle Arti, con i miei genitori presenti in auditorium.
William: Due momenti: il primo concerto dopo il lockdown a maggio 2021, un recital al Teatro Palladium di Roma. Ricordo di aver provato un profondo senso di rinascita nel vedere il pubblico in sala; e il Doppio Concerto di Mozart suonato insieme al mio Maestro Carlo Guaitoli e I Solisti Aquilani a Pordenone, l’emblema della gioia di fare musica insieme.

Ci raccontate come vi siete conosciuti? Cosa vi piace del suo modo di suonare dell’altro e come mai avete deciso di suonare insieme?

Simone: Con William ci siamo conosciuti a Terni nella residenza studentesca della città. Anni bellissimi di studio e di risate in quel seminterrato sottoscala che era la nostra casa! Abbiamo deciso di suonare insieme perché dovevamo fare lezione di musica da camera. Suoniamo insieme dal 2016 e ho sempre pensato di esser stato fortunato a incontrare un musicista del suo calibro. Un vero camerista che sa ascoltarti, assecondarti e dare sempre ottime idee musicali.
William: Ci siamo conosciuti a Terni durante gli anni di studio in Conservatorio condividendo l’alloggio nella residenza studentesca. Ciò che più mi piace, e che continua a sorprendermi dopo anni, sono la tenacia e la caparbietà di Simone: una voglia matta di mangiarsi il mondo unita all’intelligenza di mettersi sempre in discussione. Sul palco poi ha un’energia travolgente, non si risparmia mai e riesce a essere estremamente comunicativo con il pubblico. Per me è un grande piacere suonare insieme.

C’è un brano musicale a cui sei particolarmente legato? Vuoi dirci qual è e come mai?

Simone: Beh, sicuramente Gate di Graham Fitkin. Primo brano che abbiamo studiato insieme, ci siamo talmente legati che abbiamo deciso di chiamare così il nostro duo.
William: Di sicuro Gate di Graham Fitkin, che dà il nome al nostro duo, e la Sonata per sassofono alto e pianoforte di Marc Eychenne, un vero gioiellino! Evito di fare una lista di brani che amo, dirò in più solo l’ultimo Preludio e Fuga op. 87 di Šostakovič che mi commuove sempre.

Hai altre passioni oltre a suonare il tuo strumento (sport/lettura/viaggi/hobby vari/ecc.)?

Simone: Mi piace l’informatica, la fotografia, la piscina, la lettura e soprattutto mangiare la pizza!
William: Sono un ascoltatore compulsivo di radio e podcast e, quando la pigrizia non ha la meglio, frequento regolarmente la palestra. La mia vera passione però è la cucina: ci sono tante cose in comune con il fare musica, dalla meticolosità nelle preparazioni fino alla possibilità di migliorarsi sempre; sia in cucina che in musica poi la cosa più bella è condividere con qualcun altro. Da buon romano sono specializzato sui primi!

Ascolti altri tipi di musica oltre a quella che suoni? Se sì, quali?

Simone: Sì assolutamente, mi piace molto ascoltare i cantautori italiani.
William: Sì, jazz, opera, sinfonica, pop… con una grande predilezione per il rock, in particolare per il progressive! Sono stato tastierista di una band rock al liceo!

C’è un disco – di qualsiasi genere – che consiglieresti a tutti di ascoltare?

Simone: My song di Jan Garbarek, Keith Jarrett (oltre a Remembranza del GATE duo!).
William: Fatico a sceglierne uno e non voglio fare un elenco aggirando la domanda, quindi ne dirò due: OK Computer dei Radiohead e Radu Lupu – Brahms (DECCA 1987) con le Rapsodie op. 79 e i Klavierstücke op. 117-119. Sono in difficoltà nel non citare anche Nero a metà di Pino Daniele, La voce del padrone di Franco Battiato, Hand Cannot Erase di Steven Wilson, Grace di Jeff Buckley e My Favourite Things di John Coltrane. Chiedo scusa, alla fine ho fatto l’elenco… è una delle domande più difficili per me!

Qual è il libro che stai leggendo quest’estate?

Simone: Capitani oltraggiosi di Jordi R. Lansdale.
William: Paul Auster, Trilogia di New York.