Qual è il primo ricordo della tua vita legato alla musica che ti viene in mente?
Ernesto Campagnaro: Il primo ricordo che mi viene in mente quando penso alla musica e al violino è un episodio che risale ai miei cinque anni: ero in asilo ed era stata organizzata una piccola esibizione di alcuni allievi di mia mamma, insegnante di violino. Ricordo che ero così emozionato all’idea di suonare davanti ai miei compagni che non sono riuscito a smettere di sorridere per tutto il tempo.
Riccardo Baldizzi: Il primo ricordo è sicuramente legato a casa mia e non a un episodio specifico, in quanto entrambi i miei genitori sono musicisti e la musica è sempre stata presente nella mia vita sin dall’inizio.
Cosa ti ha spinto a iniziare a suonare uno strumento musicale?
Ernesto: I miei genitori, entrambi musicisti, mi hanno fatto provare il violino a quattro anni per cui all’inizio non è stata una scelta molto consapevole da parte mia. Infatti, ero così piccolo che non ricordo nemmeno il momento preciso in cui ho iniziato a suonare. Però mi sono sempre divertito quindi, più che una scelta, il violino è ormai un fedele compagno di vita che voglio avere a fianco ogni giorno.
Riccardo: Se l’interesse per la musica è sempre stato presente, ho invece iniziato a suonare proprio il violoncello a nove anni perché affascinato da una allora giovanissima e bravissima violoncellista, Miriam Prandi, con la quale poi, ironia della sorte, ho intrapreso anche un percorso di studi e con cui ho collaborato anche in concerto.
Quando hai capito che eri bravo in quello che stavi facendo e che questa attività avrebbe occupato una parte importante della tua vita?
Ernesto: Per noi musicisti ritengo che sia difficile affermare con sicurezza di essere bravi nel nostro lavoro, anche se possiamo comunque avere dei risultati che ce lo dimostrano. Io ho voluto far diventare la musica la mia professione a prescindere dal mio livello strumentale e pensando, piuttosto, a quanto mi rende felice suonare sia per me stesso che per gli altri.
Riccardo: Mi viene da dire che nel nostro percorso di musicisti non c’è mai un momento specifico in cui ci si accorge della bravura, ma è piuttosto un percorso molto lungo fatto di piccoli miglioramenti ogni giorno che non arriverà mai ad una conclusione definitiva, ovvero la perfezione, che non esiste.
Certo ci sono dei traguardi e degli “step” importanti che ti fanno capire di essere sulla direzione giusta; per me tre: l’esibizione alla Carnegie Hall a New York nel 2020, l’ammissione al Conservatorio di Lugano nella classe di Enrico Dindo nel 2022 e il recentissimo inserimento 2024 nella formazione del Quartetto Noûs, con cui condivido molteplici avventure musicali.
Ci sono stati dei momenti in cui avresti voluto mollare tutto e cambiare direzione?
Ernesto: Assolutamente sì e sono certo che moltissimi musicisti abbiano fatto riflessioni del genere, compresi anche i più grandi solisti. A parer mio sono momenti che fanno parte della crescita personale, perché trovo sempre utile mettere in discussione le proprie certezze più solide anche proprio per riaffermare il loro valore. Per quanto mi riguarda, ciò che mi ha fatto tornare sulla mia certezza, sono i concerti. La soddisfazione che provo nel suonare per il pubblico ed esprimere la mia interpretazione di un brano musicale, sono ciò che più mi confermano quanto amo il mio lavoro.
Riccardo: Ci sono stati eccome e, confrontandomi con altri miei colleghi, vedo che sono momenti molto comuni per tutti, soprattutto oggigiorno, dove la professione del musicista sta diventando sempre più difficile; i posti e le opportunità non sono tante, il livello è molto alto e c’è molta competitività. L’importante in questi momenti è, secondo me, avere una figura a fianco che con uno “sguardo da fuori”, ti sostiene e ti supporta e io, per fortuna, l’ho avuta con mia madre.
Qual è il momento più emozionante che ricordi della tua carriera musicale?
Ernesto: Penso che fino a ora tra i momenti più emozionanti della mia carriera ci siano i concerti in Giappone in cui ho suonato da solista con gli Interpreti Veneziani, suonando dei meravigliosi concerti per violino di Antonio Vivaldi.
Riccardo: Probabilmente fino a ora l’incisione per Brilliant dell’Ottetto di Šostakovič con il mio Quartetto e il Quartetto di Cremona.
Ci raccontate come vi siete conosciuti? Cosa vi piace del suo modo di suonare dell’altro e come mai avete deciso di suonare insieme?
Ernesto: Io e Riccardo ci siamo conosciuti un po’ di anni fa frequentando il Conservatorio “A. Steffani” di Castelfranco Veneto. Una delle prime volte che abbiamo suonato assieme è stato proprio nelle aule di questo Conservatorio in quartetto.
Ci siamo ulteriormente avvicinati quando abbiamo saputo di essere stati ammessi entrambi al Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, dove siamo stati coinquilini per gli ultimi due anni.
Quando suono con Riccardo trovo una facilità comunicativa davvero rara: mi sento libero di esprimere quello che voglio e allo stesso tempo trovo naturale seguire quello che vuole esprimere lui, un’intesa che non si trova spesso. Inoltre, mi piace moltissimo il suono e la passione che ci mette in ogni singola nota, senza lasciare al caso tutti quei dettagli che rendono un’interpretazione degna di nota.
Riccardo: Ci siamo conosciuti molti anni fa perché studiavamo entrambi al Conservatorio “A. Steffani” di Castelfranco Veneto e il caso ha voluto che, nella nostra prosecuzione degli studi, venissimo ammessi entrambi al Conservatorio della Svizzera Italiana lo stesso anno e che diventassimo addirittura coinquilini per due anni a Lugano.
Di Ernesto mi piace molto la straordinaria spontaneità e facilità musicale e la sua mentalità sempre aperta e sempre disposta a provare cose nuove senza resistenze di alcun tipo, inoltre quando suono con lui molte idee sono comuni già di primo acchito ed è molto facile seguirsi.
C’è un brano musicale a cui sei particolarmente legato? Vuoi dirci qual è e come mai?
Ernesto: Sono particolarmente legato alla Ciaccona di J. S. Bach. Ogni volta che lo suono mi sento trasportato in un registro spirituale che mi permette di venire a contatto con le corde più profonde dei miei sentimenti. Gran parte dell’amore che provo per questo brano lo devo al Maestro che mi ha seguito nel diploma triennale, Michele Lot, purtroppo recentemente venuto a mancare. Quando la suono, infatti, penso a lui, a tutte le persone care che mi stanno attorno e scavo a fondo dentro di me, per cui è diventato per me un brano di una potenza emotiva davvero travolgente.
Riccardo: Sono molto legato al Concerto per violoncello di Dvořák perché è il primo concerto per violoncello che abbia mai ascoltato (ed è un capolavoro!).
Hai altre passioni oltre a suonare il tuo strumento (sport/lettura/viaggi/hobby vari/ecc.)?
Ernesto: Oltre a suonare il violino, mi piace molto cucinare, adoro nuotare e pattinare con i rollerblade, leggere e fare beatbox, un hobby che mi porto dietro da quando avevo più o meno quattordici anni.
Riccardo: Amo molto leggere e giocare a scacchi. Da poco sto sviluppando un interesse anche per l’astronomia.
Ascolti altri tipi di musica oltre a quella che suoni? Se sì, quali?
Ernesto: Oltre alla musica classica ascolto molto la musica progressive, come ad esempio Genesis e Gentle Giant, ma anche rock, celtic metal/punk e molto altro. Ho sempre adorato esplorare qualsiasi tipo di musica.
Riccardo: Ascolto musica veramente di tutti i tipi. Sono un “onnivoro” musicalmente parlando, mi piacciono le diete varie e quindi vado dal jazz al pop al rock al blues fino ad arrivare anche a Elio e le Storie Tese.
C’è un disco – di qualsiasi genere – che consiglieresti a tutti di ascoltare?
Ernesto: Consiglierei tantissimo il disco intitolato Morimur, nel quale suonano il violinista Christoph Poppen e i cantanti della Hilliard Ensamble. Tornando a uno dei miei brani preferiti, in questo disco c’è una registrazione della Ciaccona di Bach eseguita con violino e voci, le quali esplicitano i corali nascosti all’interno del brano. Una registrazione dalla bellezza davvero spiazzante.
Riccardo: Consiglierei di ascoltare le Suites di Bach per violoncello solo incise dal gambista Paolo Pandolfo: una rivelazione.
Qual è il libro che stai leggendo quest’estate?
Ernesto: Sto leggendo Someone who will love you in all your damaged glory di Raphael Bob-Waksberg, un bellissimo libro di short stories in lingua inglese, e L’affare Vivaldi di Federico Maria Sardelli, un’interessantissima raccolta di aneddoti riguardanti i manoscritti di Antonio Vivaldi.
Riccardo: Sto leggendo i quarantanove racconti di Ernest Hemingway.