Intervista a Lorenza Borrani

Il programma che eseguirà il 27 gennaio 2018, assieme al pianista Alexander Lonquich e al cornista Alec Frank Gemmill, prevede tre capolavori cameristici di Schumann e Brahms. Ci racconta come avete scelto questi pezzi e come vi siete trovati a lavorare in questa formazione?

Ho lavorato sia con Alexander che con Alec in altre occasioni sia di musica da camera che in orchestra. Però non abbiamo mai suonato noi tre insieme. Questa è una prima volta, ma l’idea di incontrarsi per questo particolare programma nasce dal fatto che siamo tre musicisti accomunati da una curiosità e un amore molto forte per il suono e il linguaggio degli strumenti antichi. Pur essendo tre strumentisti moderni che suonano strumenti moderni, nei nostri cammini individuali abbiamo esplorato anche le strade della ricerca e della sperimentazione filologica. Questo non ci porta certo a sentirci più vicini alla “verità” (non esiste una verità in musica) ma ad avere forse maturato un gusto e un’idea simili nei confronti di queste partiture; soprattutto, la convinzione che con la modernizzazione degli strumenti il suono non sia, come spesso si sente ancora dire, “migliorato” ma sia piuttosto “cambiato”, adattandosi alle sale in cui i concerti vengono proposti (sempre meno i salotti delle ville) e che siano le nostre orecchie di ascoltatori a essersi abituate troppo (anche a causa delle registrazioni)  a un certo colore fino a farlo definire da molti “migliore” di quello antico. Noi crediamo che valga la pena riscoprire certi colori e bellezze diverse perché c’è solo da guadagnare ampliando la tavolozza delle sfumature possibili.

Tutto è nato dall’idea di fare il Trio per corno di Brahms con un set up romantico: pianoforte di metà ‘800, violino montato in budello nudo, corno naturale. Brahms, infatti, aveva indicato il corno naturale per il suo Trio a differenza di Schumann che, una quindicina di anni prima, entusiasta della novità, per il suo Adagio Allegro aveva indicato il più moderno modello di corno con le valvole! Dalla combinazione degli strumenti coinvolti siamo giunti alla stesura di questo programma, inserendo la seconda Sonata per violino di Schumann, contemporanea dell’Adagio Allegro, e capolavoro assoluto che ha ispirato tanto nella musica di Brahms.

In realtà, trattandosi di un tour italiano in cui suoneremo su pianoforti molto diversi, tra cui uno moderno, abbiamo deciso di suonare con un set up più adattabile e cioè con un corno viennese, un modello a valvole ma con un colore ancora diverso. La sperimentazione sul colore e sul linguaggio sarà al centro del nostro incontro. Studiando i set up con cui suonavano i musicisti prima della “standardizzazione” moderna si impara che non c’è niente di più filologico che suonare… con quello che c’è a disposizione!

Spira mirabilis è un progetto straordinario che ha fondato nel 2007 e che continua a guidare con grande passione ed entusiasmo. Vi definite “un gruppo di musicisti professionisti che lavorano con passione e dedizione, animati dal desiderio di studiare musica insieme. Un laboratorio musicale”. Ci vuole parlare di come si svolge una giornata di prove “tipo” per un musicista della Spira? 

Se un musicista della Spira è anche tra coloro che gestiscono l’organizzazione del progetto è probabile che non si possa parlare di “giornata”. Piuttosto di un periodo di una o due settimane di continuo susseguirsi di azioni ventiquattro ore su ventiquattro! Non resta davvero spazio per nient’altro. Il lavoro sia artistico che logistico è costante! Ma crediamo ne valga la pena! La schedule delle prove giornaliere di norma è dalle 10 alle 13.15 e dalle 15 alle 19.30, con meeting dopo cena per discutere, ascoltare, confrontarsi, organizzarsi! Le prove possono essere di tutto il gruppo, alternate a prove a sezioni o prove archi e fiati divisi. Spesso, però, cerchiamo di partecipare anche più possibile alle prove delle altre sezioni, ascoltando da fuori.

Nel corso della sua carriera, un rapporto molto importante è stato quello che ha costruito con Claudio Abbado, che l’ha arruolata nell’orchestra Mozart: cosa le è rimasto del lavoro con lui e dei suoi insegnamenti? 

Credo che il segno più indelebile che Abbado abbia lasciato dentro di me è il fatto che lui sia stato la dimostrazione più eclatante di quanto la figura del direttore d’orchestra possa fare la differenza. Oggi è una figura spesso messa in discussione a volte a torto, a volte a ragione. Ma certamente ho visto in Abbado, più che in qualsiasi altro, un musicista che “suona l’orchestra” e la suona dandole l’impressione di essere libera, ma avendola completamente in pugno; senza troppe parole alle prove lui era in grado di entrare dentro la musica al punto da riuscire poi a farla scaturire da se stesso nel modo più naturale possibile. Non è qualcosa che si può davvero imparare o insegnare. Sono stata fortunatissima di aver potuto esserne oggetto e testimone.

Veri “insegnamenti” ne ho ricevuti da  Nikolaus Harnoncourt, le cui prove erano un pozzo di sapere, lezioni pazzesche di musica, rivelazioni sul linguaggio, sulla retorica della musica, condivisione di un bagaglio di conoscenza e di strumenti che ognuno era poi libero di provare ad approfondire e sperimentare da solo. Se quello con Abbado rimarrà il ricordo indelebile di bellissime emozioni e di certi colori che solo lui riusciva a dare all’orchestra, quello che mi/ci ha lasciato Harnoncourt è un sentiero illuminato  affascinantissimo e ancora possibile da scoprire e percorrere.

Ha progetti futuri di cui vorrebbe raccontarci?

La mia vita musicale è molto varia… di progetti ce ne sono tanti e molto diversi tra loro. Dalla musica da camera (con, tra le altre cose, un progetto sull’integrale dei quintetti di Mozart su strumenti originali) al ruolo che sempre più spesso adesso ricopro di solista/concertatore con molte orchestre soprattutto all’estero (ad esempio a Parigi con l’Orchestra Filarmonica di Radiofrance, o in Australia con l’Australian Chamber orchestra, a Berlino con Freiburger Baroque Orchestra) ma anche in Italia e a Firenze, dove suonerò con l’Orchestra della Toscana il prossimo Aprile. I progetti di Spira mirabilis andranno avanti, torneremo a Londra in maggio e abbiamo in cantiere molte idee. Anche Chamber Orchestra of Europe ha bellissimi programmi nei prossimi mesi e continuerò ogni mese a venire qui alla Scuola di Musica di Fiesole per il mio corso di violino e musica da camera.