Intervista a Matteo Cimatti e Francesco Granata

Qual è il primo ricordo della tua vita legato alla musica che ti viene in mente?

Matteo Cimatti: Da bambino, ancor prima di cominciare a suonare il violino, ero un grande appassionato del film Disney Fantasia, soprattutto per la musica. Ogni volta che c’era un brano particolarmente coinvolgente, mi ricordo che facevo finta di dirigere un’orchestra immaginaria.
Francesco Granata: Quando ero molto piccolo (2-3 anni) e andavo a casa dei miei nonni paterni, spesso si creavano piccoli concertini spontanei in cui mi sentivo un grande batterista sul palco, battendo con un mestolo di legno su dei vecchi contenitori di lego.

Cosa ti ha spinto a iniziare a suonare uno strumento musicale?

Matteo: È stato puramente casuale. Non vengo da una famiglia di musicisti, ma partecipai a un corso estivo alla Scuola di Musica di Fiesole dove provai vari strumenti, tra cui il violino, che mi colpì particolarmente, e il mese dopo mi iscrissi alla stessa scuola.
Francesco.: È stato casuale anche per me! Ricordo di essere rimasto colpito da un musicista di strada e poco dopo chiesi per Natale una tastiera giocattolo. Dopo due mesi, ho cominciato a prendere lezioni private di pianoforte.

Quando hai capito che eri bravo in quello che stavi facendo e che questa attività avrebbe occupato una parte importante della tua vita?

Matteo: Da piccolo non ho mai avuto una grande consapevolezza del mio potenziale e quindi le mie scelte si sono sempre basate sulla passione che ho provato da subito. Mi sono reso conto che questa attività avrebbe occupato una parte importante della mia vita da una parte grazie all’entusiasmo nei confronti della musica, e dell’altra anche grazie al supporto e all’incoraggiamento da parte dei miei insegnanti.
Francesco: Sono sempre stato molto seguito e incoraggiato a proseguire nel percorso dai miei insegnanti, ed è stato un processo molto naturale, anche se non senza difficoltà. Sicuramente mi ha sempre accompagnato una grande curiosità di scoprire sempre più riguardo alla musica.

Ci sono stati dei momenti in cui avresti voluto mollare tutto e cambiare direzione?

Matteo: Chiaramente il nostro può essere un mondo molto difficile dal punto di vista della competizione, e mi è capitato spesso di sentirmi scoraggiato. Ciononostante, la musica è una fonte continua di ispirazione e passione, e credo che sarebbe molto difficile per me vivere senza.
Francesco: Certamente! Penso di funzionare a cicli, ogni tot anni spunta una nuova crisi per cui rimetto un po’ tutto in discussione, ma penso che sia parte del gioco di ogni musicista, il trovare o alimentare nuovamente le ragioni per cui facciamo quel che facciamo.

Qual è il momento più emozionante che ricordi della tua carriera musicale?

Matteo: Sono molti, è difficile scegliere, ma un momento recente particolarmente emozionante è stato suonare per Janine Jansen, con cui ho avuto la fortuna di studiare negli ultimi due anni.
Francesco: Quando mi sono reso conto che il mio percorso mi poteva dare la possibilità di fare esperienze che non avrei neanche immaginato possibili, come il trasferirsi in America ed entrare in contatto con mondi e culture lontane.

Ci raccontate come vi siete conosciuti? Cosa vi piace del suo modo di suonare dell’altro e come mai avete deciso di suonare insieme?

Matteo: Ho conosciuto Francesco grazie ad un’amica in comune che ha voluto formare un gruppo da camera insieme a Basilea. Ho pensato da subito che Francesco potesse essere un partner ideale per la sua onestà musicale, la sua intensità nelle interpretazioni e per l’estrema facilità nel comunicare con lui, sia musicalmente che umanamente. Inoltre, credo che sia un vero poeta dello strumento, e ammiro moltissimo la sua capacità di rendere ogni nota speciale e ricca di significato.
Francesco: Avevo appena cominciato il Master in Performance a Basilea, quando un’amica mi ha proposto di fare parte di un quartetto con pianoforte, in cui il violinista sarebbe stato esterno alla scuola. E quel violinista era Matteo! Mi ero incuriosito, e già dalla prima prova ricordo di essere stato profondamente colpito dall’affinità che ho sentito con lui e con tutto il gruppo, sia da un punto di vista musicale che umano. Di Matteo ammiro enormemente la sua passione e conoscenza a 360° del materiale musicale a cui si sta lavorando, che si riflette in un modo di lavorare che va in profondità e che è volto a una ricerca costante, oltre ad un suono caldo e umanissimo, lirico, con cui è davvero difficile non voler entrare in relazione.

C’è un brano musicale a cui sei particolarmente legato? Vuoi dirci qual è e come mai?

Matteo: Fratres di Pärt, che suoneremo il 26 settembre! È un brano molto contemplativo, profondo, che crea un’atmosfera unica in cui sembra che il tempo si fermi.
Francesco: La Sesta Sinfonia di Beethoven, credo sia stata la prima sinfonia ascoltata dal vivo di cui io mi sia davvero innamorato da bambino.

Hai altre passioni oltre a suonare il tuo strumento (sport/lettura/viaggi/hobby vari/ecc.)?

Matteo: Mi piace molto leggere. A seconda del momento ho interessi diversi. Sono sempre stato affascinato dalla cosmologia, ma purtroppo non ho abbastanza strumenti per approfondirla come vorrei.
Francesco: Amo il cinema, leggere libri e stare a contatto con la natura. Quando ho tempo programmo viaggi di più giorni a piedi.

Ascolti altri tipi di musica oltre a quella che suoni? Se sì, quali?

Matteo: Sì, mi piace molto Bill Evans, il cantautorato soprattutto italiano e la musica rock dagli anni Sessanta in poi, come ad esempio i Beatles.
Francesco: Sì, cerco di ascoltare un po’ di tutto, ma principalmente mi interessa il jazz, soul, blues, fusion, il cantautorato internazionale e italiano, varie forme di rock e quando il mood è giusto musica indie.

C’è un disco – di qualsiasi genere – che consiglieresti a tutti di ascoltare?

Francesco: La colonna sonora de Il Signore degli anelli, il ritorno del re.

Qual è il libro che stai leggendo quest’estate?

Matteo: Ragazzi di vita di Pasolini.
Francesco: Kafka sulla spiaggia di Murakami.