Intervista a Patrizio La Placa e Lorenzo Carulli

Qual è il primo ricordo della tua vita legato alla musica che ti viene in mente?

Patrizio La Placa: La prima esperienza “musicale” di cui ho memoria risale a quando avevo 4 anni, durante la recita di fine anno scolastico alla scuola materna. Ricordo che la maestra decise di organizzare uno spettacolo in cui noi bimbi dovevamo cantare alcune canzoni tratte dalle colonne sonore dei film Disney. Ebbene, io fui scelto per cantare la parte dello spazzacamino Bert, e fu per me una grandissima emozione.

Lorenzo Carulli: I miei primi ricordi musicali che ritengo più importanti sono quelli legati alle esperienze maturate nel Teatro dell’Opera di Roma, dove presi parte a molte delle produzioni in qualità di piccola comparsa e/o cantore ancor prima d’aver compiuto dieci anni.

Cosa ti ha spinto a iniziare a cantare/suonare uno strumento musicale?

Patrizio: Il mio approccio al mondo musicale è stato del tutto casuale. All’età di 9 anni vinsi l’audizione per entrare a far parte dei bambini cantori del coro della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”. Questo comportò un cambiamento radicale delle mie abitudini, cambiai scuola e iniziai lo studio quotidiano del solfeggio e della tecnica vocale, una formazione di cui ancora oggi raccolgo i frutti.

Lorenzo: Ho dapprima iniziato come giovane corista, un’esperienza che mi ha garantito una formazione, non solo vocale, che reputo utile ancora oggi. L’approccio al pianoforte è nato in maniera più o meno spontanea: a casa avevamo un pianoforte verticale e negli ambienti che frequentavo (coro, teatro) era imprescindibile la presenza e l’uso di un pianoforte. Non è il solo strumento che ho suonato, ma di certo è quello che mi ha sempre dato più soddisfazione.

Quando hai capito che eri brav* in quello che stavi facendo e che questa attività avrebbe occupato una parte importante della tua vita?

Patrizio: In realtà, non sono mai stato troppo sicuro delle mie qualità. Non mi interessava essere bravo, bensì emozionarmi ed emozionare, e ovviamente imparare ogni giorno. Dopo aver cominciato a studiare musica, me ne sono innamorato e ho capito subito che non ne avrei più fatto a meno. In primo luogo, era una passione. Con il tempo, l’impegno e lo studio, è diventata una professione. Ma questo solo negli ultimi 5-6 anni…

Lorenzo: È una domanda difficile e troppo vasta; vivo ancora una fase in cui tendo a inseguire dei modelli che considero pressoché inarrivabili. Quando affronto il concetto di “bravura” mi domando sempre: “rispetto a chi, o a cosa?”, e per questo tendo a non concentrarmi molto su questo tipo di pensiero. Riguardo la seconda parte della domanda, è una questione che ho valutato con molta serietà verso la fine degli studi in Conservatorio: in quel periodo capii che mi ero realmente dedicato a una disciplina assai di nicchia e che forse sarebbe stato complesso concentrarmi su attività esterne al mondo musicale; questo mi ha fatto capire che ero ormai totalmente immerso nella musica.

Ci sono stati dei momenti in cui avresti voluto mollare tutto e cambiare direzione?

Patrizio: Fortunatamente no. Nonostante le mille difficoltà che questo mestiere presenta ogni giorno, soprattutto in questi tempi in cui i giovani fanno sempre più fatica ad affermarsi, credo sia doveroso impegnarsi e crederci, fino a quando si ha voglia ed energia. In fondo, come ho già detto, non riuscirei a vivere senza musica.

Lorenzo: Certo, ma più che mollare, ci sono stati momenti in cui avrei voluto dedicarmi più a un aspetto della musica che a un altro; sto cercando di costruire un mio equilibrio sul quale basare più attività. Il mondo della musica è veramente troppo vasto e mi preoccupa l’idea di dover concentrarmi solo su una singola parte di essa… anche se talvolta può essere molto utile!

Qual è il momento più emozionante che ricordi della tua carriera musicale?

Patrizio: La prima volta che sono salito su un palco, senza dubbio. Trovarsi “dall’altra parte”, guardare la platea e vedere l’orchestra ai tuoi piedi, scoprire tutti i segreti e gli ingranaggi che ruotano intorno a uno spettacolo dal vivo… insomma, un’emozione indescrivibile.

Lorenzo: Una recita dell’opera Rigoletto di Giuseppe Verdi al Teatro alla Scala; durante il primo atto, un indiscutibile interprete del ruolo (Leo Nucci) approcciava spaventato e smarrito nel buio Sparafucile. Ero a pochi passi da lui, in buca (il Teatro alla Scala mantiene ancora il ruolo di Maestro Rammentatore o suggeritore); ebbi la sensazione che la musica fosse sparita e che quella scena stesse veramente svolgendosi; percepii finalmente il Teatro come l’avevo sempre idealizzato.

Ci raccontate come vi siete conosciuti? Cosa vi piace del modo di suonare e fare musica degli altri e come mai avete deciso di suonare insieme?

Patrizio: Io e Lorenzo ci conosciamo da 15 anni, un’amicizia coltivata al di là della musica. Oltre essere un ottimo pianista dal punto di vista tecnico, ha una musicalità fuori dal comune che gli permette di avere una sensibilità e un grado di comunicazione notevole. In pratica, quando lavoriamo insieme, mi sembra di duettare con una voce piuttosto che con uno strumento.
Con Maddalena invece abbiamo studiato insieme in Conservatorio e lavorato in teatro. Negli anni, ci siamo trovati sempre benissimo, sia dal punto di vista musicale ma soprattutto umano.

Lorenzo: Con Patrizio, in particolare, abbiamo un rapporto che dura ormai da più di dieci anni. Abbiamo dapprima cantato assieme presso la Cantoria dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e poi studiato nello stesso Conservatorio a Roma. Ancora oggi proviamo a condividere il nostro bagaglio culturale attraverso queste esperienze concertistiche, che ci danno l’occasione unica di portare avanti un lavoro sul repertorio cameristico che, mi permetto di dire, affascina entrambi da sempre.

C’è un brano musicale a cui sei particolarmente legat*? Vuoi dirci qual è e come mai?

Patrizio: Più che un brano, è una canzone: My way di Frank Sinatra. Era la canzone preferita dei miei nonni materni, i miei primi e più grandi fan, e si emozionavano sempre tantissimo quando la cantavo.

Lorenzo: La Quarta Sinfonia di Robert Schumann. Non è il brano a cui sono legato in maniera più maniacale, ma ha rappresentato una scoperta di conoscenza che fino a quel giorno non avevo ancora esplorato. Vidi il Maestro Herbert von Karajan (ovviamente in video) dirigere le prove con l’Orchestra Filarmonica di Vienna; cambiò il mio modo di pensare alla musica.

Hai altre passioni oltre a suonare il tuo strumento (sport/lettura/viaggi/hobby vari/ecc.)?

Patrizio: Amo fare sport, mi alleno con regolarità, faccio trekking e gioco a padel. Adoro anche viaggiare, anche se raramente lo faccio per piacere: il musicista ha sempre la valigia pronta.

Lorenzo: Sì, mi piace prima di tutto informarmi sulle più svariate attività, questo perché credo che negli anni io sia stato attirato da tanti altri mestieri oltre a quello del musicista. In particolare mi interesso molto agli aspetti ed evoluzioni socio-politiche sia del passato che del presente, sono un appassionato di tecnologia e mi piace correre in pista sui go-kart.

Ascolti altri tipi di musica oltre a quella che esegui? Se sì, quali?

Patrizio: Ascolto con piacere i gruppi storici degli anni 70-80’, come i Queen, Pink Floyd, Deep Purple, mentre per quanto riguarda gli italiani adoro i cantautori.

Lorenzo: Moltissimi altri generi, anzi, quando possibile preferisco ascoltare musica che non eseguo. Esistono tuttavia filoni musicali che se possibile evito, uno su tutti la trap; per il resto cerco di affrontare in maniera non pregiudizievole tutto ciò che ascolto.

C’è un disco – di qualsiasi genere – che consiglieresti a tutti di ascoltare?

Patrizio: In direzione ostinata e contraria di Fabrizio de André. Capolavoro.

Lorenzo: Assolutamente sì: l’incisione della Tosca di Puccini interpretata da Maria Callas con Giuseppe Di Stefano e Tito Gobbi, diretti dal Maestro Victor De Sabata. Quelle incisioni assai datate e ormai anche fuori stile, per certi versi (parliamo della fine degli anni 50’), rappresentano per me una forza interpretativa e artistica fuori dal comune; una passione reale e sconvolgente espressa attraverso il teatro.

Qual è il libro che leggerai quest’estate?

Patrizio: Ne ho letti diversi, ma ho apprezzato molto Ecco la storia di Daniel Pennac.

Lorenzo: In realtà approfitto per rileggere Scritti sulla musica di Luciano Berio. Una lettura a mio modesto parere immancabile per un musicista, che ripercorre in prima persona tutte le fasi e periodi musicali più importanti del XX secolo, narrate con uno stile sempre analitico ma al tempo stesso affascinante.