Intervista a Simone Ivaldi

Qual è il primo ricordo della tua vita legato alla musica che ti viene in mente?

Simone: Sono nato in una famiglia di musicisti quindi ne ho molti, i primissimi ricordi che mi vengono in mente sono immagini dei miei genitori che suonano il pianoforte.

Cosa ti ha spinto a iniziare a suonare uno strumento musicale?

Simone: Sicuramente tutta la musica che ho respirato in famiglia fin da bambino è stato un grande stimolo, e poi con due pianoforti in casa chi avrebbe saputo resistere alla tentazione di mettere le mani sulla tastiera?

Quando hai capito che eri bravo in quello che stavi facendo e che questa attività avrebbe occupato una parte importante della tua vita?

Simone: Credo di aver capito che la musica per me era diventata una cosa importante quando avevo 12-13 anni. Ho realizzato che occupava gran parte dei miei pensieri e che non avrei saputo immaginare un futuro in cui non fossi diventato un musicista.

Ci sono stati dei momenti in cui avresti voluto mollare tutto e cambiare direzione?

Simone: Direi di no, in età scolastica ho avuto molte passioni e diversi interessi ma nulla mi ha mai coinvolto e appassionato come è accaduto con la musica.

Qual è il momento più emozionante che ricordi della tua carriera musicale?

Simone: Il giorno in cui ho preso servizio per la prima volta come docente in Conservatorio, nel 2021. Scegliere un solo momento è davvero difficile, ma credo che il traguardo che ho raggiunto quel giorno rappresenti tutti i passi più importanti del mio percorso artistico.

Ci racconti come vi siete conosciuti con Anna Molinari? Cosa vi piace del suo modo di suonare dell’altro e come mai avete deciso di suonare insieme?

Simone: Ci siamo conosciuti in occasione di un concerto che dovevamo fare insieme a Bardonecchia nel 2017, nell’ambito del campus Musica d’estate dell’Accademia di Musica di Pinerolo. Lo ricordo molto bene perché quello fu il mio primo recital cameristico in assoluto, e mi trovai molto bene con Anna. Rimasi colpito dalla sua energia e dalla sua maturità, inoltre nonostante ci fossimo appena conosciuti sentii da subito che aveva una sensibilità musicale molto vicina alla mia.

C’è un brano musicale a cui sei particolarmente legato? Vuoi dirci qual è e come mai?

Simone: Credo che la risposta a questa domanda possa cambiare a seconda del proprio stato d’animo, del periodo che si attraversa e anche da cosa si sta suonando o studiando al momento. Posso dire che in generale mi trovo molto bene con la musica di Debussy, penso che richieda un tipo di sensibilità attraverso la quale riesco a esprimermi con naturalezza e in maniera molto comunicativa.

Hai altre passioni oltre a suonare il tuo strumento (sport/lettura/viaggi/hobby vari/ecc.)?

Simone: Adoro viaggiare. Conoscere nuovi posti e persone credo sia una parte fondamentale della vita di un musicista. Amo molto anche lo sport, ne ho praticati diversi e mi piace molto guardarlo, in particolare negli ultimi anni mi sono appassionato al tennis.

Ascolti altri tipi di musica oltre a quella che suoni? Se sì, quali?

Simone: Devo dire che la musica classica la ascolto soprattutto dal vivo, mentre quando sono in viaggio o a fare una corsa preferisco ascoltare altro. In generale mi va bene abbastanza tutto quello che passa in radio ma, se devo scegliere, allora direi che i generi che ascolto di più sono pop ed elettronica.

C’è un disco – di qualsiasi genere – che consiglieresti a tutti di ascoltare?

Simone: A dire il vero no, quello che consiglierei a chiunque è di andare a sentire la musica dal vivo, di qualunque genere! Credo che andare a un concerto sia un’esperienza unica, sempre nuova e coinvolgente.

Qual è il libro che stai leggendo quest’estate?

Simone: Sto leggendo La macchia umana di Philip Roth, un romanzo di qualche anno fa da cui è stato anche tratto un film, che trovo molto attuale.