Intervista all’Ensemble Concerto Regio

Qual è il primo ricordo della tua vita legato alla musica che ti viene in mente?

Marta Pacifici: Tralasciando frammenti delle canzoni che cantavano i miei genitori per farmi addormentare o di quelle che poi ho ascoltato quando frequentavo la scuola materna, direi che i primi ricordi nitidi e importanti risalgono ai miei sei anni e alle lezioni di pianoforte con mia nonna.
Isabella De Massis: Il primissimo è sicuramente da piccolina, quando mi inginocchiavo sulla panca e imitavo mia madre mentre suonava il pianoforte e prendeva appunti sulle partiture. Il più vivido che ho riguarda invece sempre una piccola me alle prese con una registrazione di “Pierino e il lupo” di Prokof’ev dalla collezione di cd della Deutsche Grammophon di mio padre. Lo ascoltavo in continuazione, così tanto che alcune volte la radio segnava errore nella lettura del disco.
Edoardo Blasetti: Ricordo quando per la prima volta ascoltai i Queen. Arrivarono a casa mia grazie a mia sorella e, all’inizio, forse un po’ per mera ribellione verso di lei, li detestavo. Ci volle molto poco però per cambiare idea e innamorarmene. Avevo circa 9 anni.

Cosa ti ha spinto a iniziare a cantare/suonare uno strumento musicale?

Marta: Inizialmente sono stati i miei genitori, soprattutto mia mamma che, come dicevo, mi ha fatto studiare pianoforte dalla nonna e poi mi ha fatto fare l’audizione per il coro di voci bianche dell’Accademia di Santa Cecilia, quando avevo 7 anni… Non lo sapevo ancora, ma quel momento fu decisivo per me: scoprii quanto cantare mi rendesse felice.
Isabella: Essendo appassionata di musica ancor prima di nascere, secondo le parole di mia madre, ho sempre pensato avessi qualcosa da dare alle persone. Comunicare loro le emozioni che provavo quando ascoltavo musica e trasmettere la bellezza di estraniarsi per qualche ora per vivere storie di vita diverse dalla propria o semplicemente divertirsi, godendosi le melodie e le armonie dei brani. Alla prima occasione mi ci sono tuffata dentro, prima nei cori come voce bianca e poi ho continuato in conservatorio dopo qualche incertezza su quale percorso musicale intraprendere. Ancora oggi questo mio desiderio rimane invariato.
Edoardo: Furono proprio i Queen. Rimasi incantato dal modo di suonare di Brian May, il loro chitarrista, e così decisi di provare la chitarra per tentare di suonare le loro canzoni.

Quando hai capito che eri brav* in quello che stavi facendo e che questa attività avrebbe occupato una parte importante della tua vita?

Marta: Molto presto, nel coro di voci bianche dell’Accademia di Santa Cecilia cominciai a essere selezionata dal M° Josè M. Sciutto (nonostante fossi la più piccola) come solista, sia in concerti sia in produzioni operistiche (quali ad esempio Tosca o Il Flauto Magico, nel ruolo del “Pastorello” e di uno dei “geni”). Non che mi rendessi bene conto a 8 o 9 anni di cosa significasse quello che stavo facendo: per me era più un gioco, uno spasso… Però le persone adulte attorno a me cominciavano a farmi complimenti e a dirmi quanto fossi speciale in ciò che facevo. Io, d’altro canto, mi sentivo così bene che senza neanche pensarci ho continuato per anni, e da allora non ho mai smesso di cantare.
Isabella: Da grande ho sempre voluto fare la musicista quindi ero partita già convinta che la musica avrebbe occupato gran parte della mia vita. Cantare per me è sempre stato qualcosa di naturale come respirare dunque non consideravo ciò un vero e proprio talento all’inizio né pensavo di essere la migliore o più brava rispetto agli altri. Ho cominciato a capire il valore della mia voce quando durante il percorso scolastico venivo automaticamente scelta all’unanimità per cantare parti solistiche.
Edoardo: Tutt’ora non so se sono bravo o no in quello che faccio, ma tento di fare del mio meglio. Ho capito intorno ai 18/19 anni (relativamente tardi), che la musica sarebbe stata la mia strada, non tanto perché mi sentivo bravo, ma perché i momenti in cui suonavo erano sicuramente quelli in cui mi sentivo meglio con me stesso. Specialmente quando scoprii il liuto e la musica antica.

Ci sono stati dei momenti in cui avresti voluto mollare tutto e cambiare direzione?

Marta: Come in tutte le cose possono capitare dei momenti di sconforto: dopo l’ammissione al Conservatorio ho cominciato a rendermi conto che il canto non era e non poteva essere più solo un gioco (anche se questo aspetto per me deve rimanere quello più importante e radicato), ma che dovevo iniziare a “costruirmi” da sola, a prendere delle decisioni, a confrontarmi con altri, a mettere del mio in ogni pezzo, a capire fino a dove potevo e dovevo spingermi e ad ascoltare e rielaborare critiche, lodi e insegnamenti. Ma, ogni volta che mi capita di avere qualche tentennamento, semplicemente canto, e mi ricordo che è la cosa più naturale per me, che cantare è il mio elemento.
Isabella: Assolutamente sì, anche in più di una occasione. Erano momenti nei quali vedevo tutto nero e avevo la motivazione per continuare a studiare sotto la suola delle scarpe. Erano pieni di incertezze e dubbi, mi chiedevo spesso chi o cosa di preciso mi spingesse a continuare, se ne valesse davvero la pena e se i complimenti che ricevevo fossero sinceri o detti solamente per buona educazione. Mi sono però ogni volta rialzata più determinata che mai quando toccavo il fondo, ad aiutarmi ci sono sempre stati i miei genitori e gli amici, anche quelli che non sono degli esperti nel campo musicale. Parlare e condividere per ore ed ore con loro la musica che adoriamo mi ricorda sempre il perché io abbia intrapreso questa strada.
Edoardo: Purtroppo sì. Ma più che mollare tutto mi chiedo se tutta la fatica che facciamo valga la pena, specialmente per quello che si raccoglie in un paese come il nostro dove la musica è considerata al massimo un hobby. Trovo ancora persone che mi chiedono quale sia il mio vero lavoro…

Qual è il momento più emozionante che ricordi della tua carriera musicale?

Marta: Sicuramente (anche se si tratta della mia “carriera” come voce bianca) un’opera a cui ho preso parte come corista e solista, che porto nel cuore e che mi emozionò quando vi presi parte e mi emoziona anche ora tantissimo, è Midsummer Night’s Dream di B. Britten: fu una rappresentazione bellissima, con il magnifico direttore J. Conlon, cantanti bravissimi, costumi e scene strepitosi e quest’atmosfera magica, che da bambino risulta ancora più potente. In tempi più recenti, invece, non riesco a non pensare al Combattimento di Tancredi e Clorinda e al Ballo delle Ingrate, entrambi di Monteverdi, a cui ho preso parte proprio quest’anno al Teatro Olimpico di Vicenza. È stata un’esperienza meravigliosa, con persone a cui tengo e con la musica che più mi rispecchia, quella monteverdiana in particolare, e rinascimentale e barocca in generale.
Isabella: Ogni concerto, ogni produzione per me è una perla preziosa dove tutte sono ugualmente importanti e necessarie per poter costruire una collana personale di vita. Non ho di conseguenza un ricordo preciso che preferisco o che ritengo più importante di altri. Il momento che però per me rimane magico è il silenzio che si crea in platea quando si sta per iniziare a cantare.
Edoardo: In realtà ce ne è stato più di uno. Da quando non mi sembrava vero di essere entrato al Conservatorio di S. Cecilia a Roma, alla scoperta della musica antica, a vari concerti, alcuni dei quali sono stati trasmessi anche dalla Rai.

Ci racconti come hai conosciuto gli altri musicisti dell’ensemble? Cosa ti piace del loro modo di suonare e come mai avete deciso di formare il vostro gruppo?

Marta: Ho conosciuto Marta al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, frequentiamo la stessa classe di canto rinascimentale e barocco ed ora anche il corso di perfezionamento all’Accademia di Santa Cecilia. Adoro la sua raffinatissima interpretazione del repertorio di Monteverdi.
Edoardo: Ho conosciuto gli altri durante il mio percorso in conservatorio per lo più. Con Valentina abbiamo avuto l’occasione di lavorare più volte insieme e di incidere anche un disco. Con Marta, ci conosciamo da più tempo, abbiamo fatto veramente moltissimi concerti insieme sia per conto nostro sia per progetti relativi al conservatorio. Con Isabella ho avuto la fortuna di condividere il palco in occasione di un concerto dell’Accademia di Santa Cecilia all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Il gruppo lo fondai io insieme ad una flautista che ora non suona più con noi e in realtà la nostra formazione può variare in base alle esigenze. Con loro è veramente facile suonare e condividere questa passione perché sono tre persone meravigliose, professionali e con le quali è semplicissimo creare una giusta alchimia per suonare insieme.

C’è un brano musicale a cui sei particolarmente legat*? Vuoi dirci qual è e come mai?

Marta: È difficile pensare a un solo brano musicale, ma se dovessi scegliere un pezzo che mi è particolarmente caro e che sento molto, sia quando lo ascolto sia quando lo canto, sarebbe senz’altro “Sì dolce il tormento” di Monteverdi, che affianca la semplicità della linea vocale e il ritmo cullante alla bellezza e a tratti complessità dell’armonia e del testo: credo che pochi brani riescano a scavare nell’animo umano in questo modo, soltanto con la voce e una tiorba (e in soli tre minuti di musica).
Isabella: Ho troppi brani e canzoni che adoro per poter sceglierne uno facilmente, scherzando con i miei amici dico sempre loro di avere una lista enorme e della quale sono ancora indecisa sulle posizioni in graduatoria che io stessa ho assegnato ai brani. Se però sono costretta a nominarne uno solo allora è “Clair de Lune” di Claude Debussy: puntualmente mi commuovo e non c’è nulla che possa fare per evitarlo. È molto difficile descrivere quello che provo a parole quando lo ascolto ma farò un tentativo: se chiudo gli occhi riesco a vedere la luna piena che sale tranquilla in un cielo terso sopra delle placide onde del mare ed io che volo verso di essa come fossi una farfalla. Sembra di stare in un sogno meraviglioso troppo doloroso da abbandonare perché tutto di quella dimensione mi comunica un senso di “casa”.
Edoardo: Per quanto riguarda la musica antica uno dei brani che più mi emoziono a suonare è Lagrime Mie di Barbara Strozzi; sia perché è una composizione veramente meravigliosa, sia perché quando la eseguiamo Marta, lei la canta in modo tale che è quasi impossibile non commuoversi. Sulla musica moderna sicuramente Bohemian Rhapsody e Love of my Life dei Queen; sono due
brani che mi hanno accompagnato per tutta la vita e sono legati a molti ricordi, sia belli che meno
belli.

Hai altre passioni oltre a suonare il tuo strumento (sport/lettura/viaggi/hobby vari/ecc.)?

Marta: Certamente! Mi piace molto leggere, in particolare gialli e polizieschi (genere che ricerco moltissimo anche in film e serie tv) ma anche libri di filosofia, altra mia grande passione. Amo molto il cinema, soprattutto da qualche anno, e mi rilasso spesso giocando a sudoku. Mi riempie di conforto e gioia – oltre al cibo! – andare in bici per le stradine del mio quartiere e camminare in mezzo alla natura, possibilmente ascoltando sempre musica…
Isabella: Non si direbbe, visto il mio approccio molto serio allo studio e molto introverso con le altre persone, ma adoro giocare a giochi di ruolo come Dungeons&Dragons, Savage Worlds ed altri manuali con i miei amici. Da quando avevo 7 anni il teatro di prosa è stata una mia grande passione nonché valvola di sfogo per la mia fantasia ma dopo 11 anni ho dovuto fare una scelta tra questo e la musica. Volendo fare la cantante non ho mai del tutto sacrificato la componente teatrale ma l’immergersi in vari mondi e vestire i panni di altri personaggi diversi da me mi ha sempre affascinato. Trovo inoltre questo tipo di hobby anche molto utile per la mia carriera: le serate trascorse con gli amici a descrivere le avventure di scapestrati protagonisti persi in mondi tanto immaginifici quanto pericolosi mi hanno aiutato con l’immedesimazione e lo studio del personaggio e stanno continuando tuttora a farlo. Che io sia al tavolo e ricopra il ruolo di giocatore o narratore, in gergo “master”, questo hobby mi sta insegnando anche come mantenere compatto e sereno un gruppo per poter raggiungere un obiettivo comune, collaborando e divertendosi; tutte cose che alla fin fine coincidono con la mia visione di suonare o cantare insieme agli altri. Da sola o in compagnia quando posso guardo serie tv, anime o gioco ai videogiochi.
Edoardo: Faccio sport da quando sono piccolo. Ho giocato sia basket che a tennis. Ovviamente da quando ho deciso di fare il musicista di professione sono diventati semplici hobby perché farli a livello agonistico sarebbe pericoloso per le mani. Mi diverto anche a correre in moto ogni tanto, anche se non dovrei…

Ascolti altri tipi di musica oltre a quella che suoni? Se sì, quali?

Marta: Ascolto quasi ogni genere musicale. In particolare, adoro la musica elettronica in ogni sua forma, il rock e il pop dagli anni ’60 ai ’90 ma anche quello di molti gruppi attuali, la musica dance e house, il punk e un po’ di Metal e di rap. Mi piace anche ascoltare alcuni cantautori italiani, soprattutto di vecchia generazione, ma difficilmente digerisco la musica italiana pop attuale (a parte rare ma notevoli eccezioni). Del Jazz ascolto volentieri spiritual, gospel e un po’ di blues, ma non riesco ad emozionarmi né a capire molto quello strumentale, che tende ad intristirmi. A parte la musica antica (dal Medioevo al tardo Barocco), che prediligo nettamente sia da cantare sia da ascoltare rispetto alla classica e alla lirica, amo molto il sinfonismo del tardo ‘800, la musica corale e le opere di Puccini, oltre al già citato B. Britten, a Stravinskij, Dvořák e molti altri fra il tardo romanticismo e la musica contemporanea.
Isabella: Tantissima. Dall’heavy metal alla musica tradizionale di svariate nazioni, dalle ballate medievali ai grandi classici del pop e del rock con tanto di fusioni come il symphonic metal ed il symphonic rock. Chiptune, synthwave e lo-fi, elettronica ed anche qualche canzone di musical. Ascolto qualsiasi cosa mi lasci un’emozione, mi parli nel profondo di un qualcosa. Devo però ammettere di avere una grande passione per le colonne sonore: che siano derivate da film, serie tv o videogiochi per me non fa alcuna differenza, basta siano composte in modo magistrale o abbiano qualcosa di originale da aggiungere alle mie conoscenze musicali.
Edoardo: Oltre alla musica antica e a quella classica, adoro ascoltare (e suonare) tutta la musica Rock e Hard Rock specialmente anni ’60, ’70 e ’80. Gruppi come Queen e Deep Purple hanno più tratti in comune con la musica antica di quanto si possa pensare.

C’è un disco – di qualsiasi genere – che consiglieresti a tutti di ascoltare?

Marta: Potrei consigliare dischi di tanti generi diversi, ma dal momento che relativamente poche persone conoscono, ascoltano e apprezzano la musica antica, il primo disco a venirmi in mente è Les Grandes Eaux Musicales de Versailles (Jordi Savall, Le Concert des Nations), una raccolta di danze e musiche strumentali francesi durante i regni di Luigi XIII e XIV. E, su questa scia, consiglierei anche L’orchestre de Louis XV (sempre Jordi Savall, Le Concert des Nations). Oltre a essere a mio avviso una raccolta di bellissimi brani, credo che le danze siano il modo migliore per avvicinare le persone a questa musica, per far loro capire che il ritmo non è una prerogativa del rock.
Isabella: “Eppur si Muove” di Haggard, un gruppo heavy metal tedesco. In questo album dedicato a Galileo Galilei sono riusciti a mischiare insieme e far funzionare egregiamente la musica classica di stile barocco, la lirica, l’heavy metal e il growl.
Edoardo: Sicuramente A night at the Opera dei Queen.

Qual è il libro che leggerai quest’estate?

Marta: Attualmente sto leggendo un romanzo: Svegliare i leoni di Ayelet Gundar-Goshen e, parallelamente, il saggio filosofico Ritorno a Jean Paul Sartre di Massimo Recalcati, ma anche un fumetto manga: Death note.
Isabella: Vorrei almeno iniziare Limone ed altri racconti di Kajii Motojirō, considerato un classico della letteratura giapponese.
Edoardo: Non ho ancora deciso…