Il 10 marzo 2018 al Teatro della Pergola il Quartetto di Fiesole presenterà, assieme al pianista Pietro De Maria e al critico musicale Sandro Cappelletto, un programma monografico dedicato a Dmitrij Šostakovič, dal titolo Šostakovič. Un artista del popolo? Vuole raccontarci questo programma e parlarci della genesi del progetto?
Con Pietro abbiamo più volte avuto occasione di suonare il Quintetto op. 57 e ogni volta per noi è un’esperienza dell’anima, affrontare queste dense pagine con un grande pianista come lui. Siamo felicissimi di riproporlo agli Amici della Musica di Firenze al Teatro della Pergola, arricchito dalla voce narrante di Sandro Cappelletto, che di questo progetto è anche l’ideatore. Troviamo questa formula molto interessante e ci fa condividere ed esaltare la forza di queste pagine. Si tratta di lavori di una profondità musicale assoluta, il Quartetto n° 8 in particolare è dedicato alle vittime di tutte le guerre e nei testi in generale verrà posto l’accento sul ruolo di Šostakovič nei vari momenti della sua vita, nell’Unione Sovietica di Stalin. La narrazione di Sandro è molto coinvolgente e invita a riflettere; mette in risalto la potenza espressiva di questa musica, i grandi contrasti fra i vari aspetti della poetica dell’autore, a tratti drammatica, introspettiva e ricca di citazioni dalle sue opere, nonché da brani di musica da camera, senza dimenticare l’umorismo macabro, celata denuncia contro il regime.
C’è una frase del racconto che Sandro ha voluto dedicare alla memoria di Šostakovič che sempre mi emoziona: “La musica da camera è il mio rifugio segreto, la mia salvezza; più tenace di ogni privazione, di ogni imposizione, di ogni terrore, di ogni finzione”.
Šostakovič, nel nostro concerto-racconto, parla in prima persona. Ci porta a scoprire il significato più intimo di due suoi capolavori. Il Quartetto per archi n. 8 inizia con delle note che sono le lettere del suo cognome tradotte in musica, come se il compositore dicesse: “Questa è la mia firma, questo quartetto parla di me e delle mie angosce”. Il Quintetto con pianoforte vince il Premio Stalin e allora al compositore sembra di impazzire: “Ma come – si chiede – pochi anni fa sono stato costretto a un’autocritica pubblica umiliante, ho dovuto rinnegare me stesso, dire che avevo sbagliato a scrivere una musica che invece mi appare bellissima. E adesso mi premiate? Perché? Che cosa volete in cambio?”.
Il tema del rapporto tra gli artisti e il potere è stato un tema tragico del Novecento, in tanti paesi europei, e ha coinvolto duramente anche le opere di Šostakovič.
Il Quartetto di Fiesole si è formato alla Scuola di Musica di Fiesole nel 1988 nella classe di Piero Farulli. Qual è l’insegnamento trasmesso dal Maestro che ha maggiormente influenzato la sua vita di musicista?
L’incontro con il mio grande Maestro Piero Farulli mi ha permesso di poter vivere l’esperienza straordinaria di creare il Quartetto di Fiesole ed egli ha anche voluto generosamente regalarci questo nome. Abbiamo potuto apprendere dalla sua mano sicura i valori e le idee del Quartetto Italiano: valori e idee che da ragazzi abbiamo esplorato consumando i loro dischi e che ancora oggi, ad ogni ascolto, sono ancora in grado di sorprenderci, come se col passare degli anni le loro interpretazioni riuscissero sempre più a scavare nel profondo, rivelandoci l’essenza degli autori e delle musiche, con maggiore trasporto e lucidità insieme…
Per noi poter affrontare con lui lo studio dei quartetti di Beethoven, Mozart, Schubert, Schumann, Debussy, Brahms, per non parlare di G.F. Malipiero, col quale il Maestro aveva avuto modo di lavorare direttamente, G. Petrassi e molti altri, è stato fondamentale. Da lui abbiamo imparato l’approfondimento della partitura, ricevuto lezioni in cui ci teneva molto a lungo ad esempio su una forcella dinamica o su un piano improvviso, facendocelo ripetere un’infinità di volte, finché non fosse sicuro che avremmo potuto a nostra volta ricercare con la stessa passione e determinazione un risultato così aderente al testo… e davvero vincente era la sua potente e contagiosa energia! Riusciva a scavare dentro di te e a farti tirar fuori una grinta e una capacità espressiva che non pensavi di possedere… E poi che privilegio suonare con lui in quintetto! Si vestiva di umiltà, mettendosi accanto a noi, come fosse un ragazzo, trasmettendoci la gioia del far musica insieme … queste lezioni sono state doni meravigliosi, che hanno creato in noi il gusto e la ricerca di una poetica che affonda le sue radici in quella del Quartetto Italiano.
All’attività concertistica unisce da molti anni anche quella didattica: docente di Musica d’Insieme per strumenti ad arco al Conservatorio L. Cherubini, è spesso invitata a fare delle Masterclass di violino presso la Scuola di Musica di Fiesole ed è anche insegnante di Musica da Camera nei corsi dell’Orchestra Giovanile Italiana. Pensa che l’atteggiamento dei giovani verso lo studio dello strumento sia rimasto lo stesso da quando ha iniziato a insegnare, o qualcosa sia cambiato negli anni?
Molte cose sono cambiate. Fino a 10 anni fa, gli allievi erano più o meno come noi 30 anni fa, adesso la grande velocità che ci comprime in ritmi vertiginosi, insieme agli stimoli che arrivano dalla rete, rendono questi ragazzi, da un lato più consapevoli, dall’altro forse più dispersivi. Mi sono resa conto che certi valori che fino a 10 anni fa erano scontati, adesso debbono pazientemente passare al vaglio tramite un dialogo continuo con loro, necessario per poter loro spiegare certe sfumature, che altrimenti rischierebbero di passare in secondo piano. Adesso è facile avere il materiale, basta scaricarlo… ma a volte questa è un’arma a doppio taglio, mi è capitato di dover faticare per far comprendere che è davvero importante poter disporre di un buon materiale originale (possibilmente acquistato, non scaricato da internet) e senza le aggiunte delle revisioni successive, per poter meglio capire il pensiero dell’autore. Diciamo che è un punto di partenza irrinunciabile, per poter essere un esecutore rispettabile.
Poi lo stesso accade con YouTube, si ascolta facilmente, lo facciamo tutti, ma a volte non si trovano esecuzioni di qualità e anche la qualità del suono non è certo eccelsa, quindi, in un certo senso, se accanto a questo mezzo non c’è l’attenzione a procurarsi una buona quantità di CD, anche questo non costituisce un ampliamento delle proprie conoscenze e prospettive, ma può diventare una limitazione…
Per fortuna sono riuscita a instillare loro il bisogno di andare ai concerti e per farlo, i primi anni organizzavo delle vere “gite concertistiche” alla Pergola per prendere esempio dai meravigliosi interpreti sempre ospiti qui da voi. Quelle sono le vere lezioni: musica eccelsa, presentata in un bel teatro, con l’emozione dell’esecuzione dal vivo. Adesso so che in molti vengono regolarmente e ne sono davvero orgogliosa.
Avete progetti futuri con il Quartetto di cui vorrebbe parlarci?
A settembre 2018 festeggeremo il nostro Trentennale e con questa occasione presenteremo un progetto in varie sedi: una serie di concerti tutti dedicati ai nostri vari insegnanti (oltre a P. Farulli, anche M. Skampa del Quartetto Smetana, V. Berlinsky del Quartetto Borodin e N. Brainin, S. Nissel e M. Lovett del Quartetto Amadeus). La proposta si compone in vari programmi affrontati con loro e presentati con i colleghi che ci hanno sempre incoraggiato e affiancato in questi 30 anni: A. Lucchesini, P. De Maria, G. Gnocchi, P. Scalvini (tra l’altro altro membro fondatore del gruppo, fino al 2008) e M. Vincenzi. Insomma, una grande festa, nel più vivo senso di riconoscenza!