Claudio Arrau era arrivato a Firenze qualche giorno prima del suo concerto per gli Amici della Musica, che si sarebbe dovuto tenere nel maggio 1984 al Teatro Comunale (l’evento era in coproduzione con il Maggio Musicale Fiorentino). A quel tempo i musicisti arrivavano in città qualche giorno prima dei loro concerti per ambientarsi, provare gli strumenti, l’acustica della sala, ecc. Tre sere prima del concerto, Arrau cascò nella doccia del suo hotel e si fece male a un dito della mano. Io fui avvisata la mattina dopo, il giovedì. Il concerto era in programma per il sabato, ed era già tutto esaurito. Non sapendo cosa fare, con un po’ di incoscienza chiamai l’agente di Sviatoslav Richter, perché sapevo che in quel periodo Richter era in tournée con Muti in Europa. Chiamai e chiesi se Richter potesse venire a Firenze a sostituire Arrau infortunato. (Questa è una cosa che oggi sarebbe assolutamente impensabile, chiedere a un artista di sostituirne un altro! È proprio una regola, c’è il rischio che i musicisti si offendano.) L’agente di Richter mi disse: «Questa è la richiesta più folle che abbia mai ricevuto in tanti anni di lavoro, ma ci proviamo». Mi richiamò dopo due ore dicendomi che Richter stava arrivando a Firenze. Il pianista era in tour con Muti per una serie di concerti per pianoforte e orchestra, ma aveva dei giorni di pausa fra i vari impegni. Insomma, giunse a Firenze.
Quel sabato Richter fece un recital trionfale. Alla fine, diede un bis. Il pubblico era in delirio. Diede il secondo bis. Il pubblico sempre più in estasi, non lo lasciava andare via. Allora fece il terzo bis. A un certo punto – e di questo sono testimone – un macchinista del Comunale gli fece capire che si stava facendo tardi. Allora Richter si innervosì a tal punto che tornò sul palco e diede sette bis. Non voleva più smettere! Fu un concerto memorabile di cui si continuò a parlare per anni.
Domitilla Baldeschi