In occasione del concerto del 5 giugno 2021, dedicato ai vincitori del Primo Concorso Internazionale “Piero Farulli” per Quartetti d’archi junior, pubblichiamo l’intervista fatta ai musicisti del Quartetto Kaleidos, vincitori del Secondo Premio. Il Quartetto Kaleidos è formato da Daniele Dalpiaz (violino), Wenxiao Zou (violino), Simona Collu (viola) e Maria Salvatori (violoncello).
Ci raccontate brevemente la storia del vostro quartetto e da dove viene il suo nome?
Wenxiao Zou e Daniele Dalpiaz: La nostra formazione è nata nel 2018 alla Scuola di Musica di Fiesole, grazie al M° Edoardo Rosadini, nostro insegnante di quartetto. Al nome del gruppo abbiamo pensato a lungo, e alla fine abbiamo deciso di chiamarlo Kaleidos, che probabilmente è una parola che non esiste nemmeno nel vocabolario greco. È una parola, però, che riesce a trasmettere subito l’idea di “caleidoscopio”, quindi un oggetto che permette di frammentare un’immagine in una miriade di altre figure geometriche e di colori molto diversi. Questa è anche l’interpretazione che noi diamo alla musica, che non vediamo come monocromatica o con una sola chiave di lettura, ma come un’arte dalle infinite sfaccettature.
Qual è il vostro rapporto con il Quartetto op. 18 n. 6 di Beethoven? Quali sfide rappresenta questo lavoro per voi (musicali, tecniche, ecc.)?
Daniele Dalpiaz: È un Quartetto che suoniamo ormai da un po’ di tempo. È il secondo lavoro su cui lavoriamo insieme, dopo lo studio di un Quartetto di Haydn. Suonare Beethoven dopo Haydn è stato un bel salto. L’op. 18 n. 6 è un pezzo tecnicamente non scontato: per tutti i membri del quartetto sono numerosi i passi che richiedono una certa prontezza e anche una bravura tecnica individuale. Non è stato uno studio continuativo, ma l’abbiamo suonato, lasciato e ripreso più volte, e ogni volta veniva sempre fuori qualche nuovo aspetto che volevamo cambiare. Negli ultimi anni l’abbiamo eseguito in più occasioni: nel corso del tempo, ci siamo resi conto che è un brano che si evolve continuamente; questa è sia la sua bellezza, sia la sua difficoltà.
Ci sono ruoli ben definiti all’interno del vostro quartetto?
Simona Collu: Tendenzialmente sono io che organizzo le prove, a parte qualche eccezione. In generale, sono io che propongo ma siamo sempre tutti molto collaborativi e abbastanza rapidi nelle risposte.
Maria Salvatori: Penso che, al di là dell’impegno che richiede il quartetto, è diventato ormai un piacere per tutti suonare insieme. Ci siamo molto affezionati ai pezzi che studiamo ma anche al nostro gruppo, e suonare insieme ci è mancato molto negli ultimi mesi. Durante il lockdown non è stato possibile vederci ma ci sentivamo online ogni una o due settimane per studiare i nostri pezzi in modo più analitico, partendo proprio dalla partitura. È stata un’occasione importante che ci ha dato Edoardo Rosadini per approcciare il pezzo da una prospettiva di studio diversa.
Qual è la prima cosa che farete una volta che questa pandemia sarà finita?
Daniele Dalpiaz: Io vorrei riuscire a viaggiare più di quanto facessi prima. Mi sono reso conto che è una cosa che non ho mai fatto per il puro piacere di viaggiare, ma sempre per ragioni musicali, con il mio strumento. Invece vorrei viaggiare per scoprire zone del mondo lontane da grandi città, magari un po’ dimenticate.
Wenxiao Zou: Forse io farò una scuola di cucina per diventare cuoco. Probabilmente cercherò lavoro in un ristorante cinese, la cucina mi piace tantissimo. Non vorrei però abbandonare il violino ma fare entrambe le cose. Penso sia possibile, con il giusto impegno.
Simona Collu: Anche a me piacerebbe molto riprendere a viaggiare, è una cosa che ho sempre fatto con la mia famiglia. Vorrei visitare posti nuovi, paesi che non ho ancora avuto l’occasione di vedere. Questo è un po’ il mio sogno. Devo dire, però, che anche l’idea del cuoco non è male!
Maria Salvatori: Sicuramente anche io vorrei tornare a viaggiare. Come i miei compagni sanno bene, negli ultimi anni ho viaggiato più volte al mese perché studio in Svizzera. Frenare di botto questa vita e trasferire tutti i miei impegni di studio online non è stato facile.
Daniele Dalpiaz: Come quartetto, invece, sarebbe bello riuscire a partecipare a qualche festival o concorso fuori dall’Italia. Naturalmente per farlo c’è bisogno tanto studio e determinazione, però la volontà c’è sempre.
Avete progetti futuri con il vostro quartetto che volete raccontarci?
Parteciperemo alle borse di studio che vengono organizzate tutti gli anni alla Scuola di Musica di Fiesole, dove porteremo un nuovo programma. C’è anche da dire che i nostri concerti, che principalmente ci procura il nostro insegnante, ci vengono comunicati abbastanza all’ultimo momento, e spesso si tratta di occasioni bellissime. Quindi, non è detto che non possa saltare fuori qualche nuovo impegno all’improvviso!