Il vostro repertorio è ampio e sfaccettato e comprende anche generi diversi dalla musica “classica”. In generale, quali artisti vi piace ascoltare? E come questi ascolti influenzano le vostre scelte esecutive e di programma?
Tutti noi ascoltiamo vari artisti di generi diversi. Dalle band indie al jazz, ai cantautori, al funk, ma anche compositori classici. Ci sono così tanti musicisti che ci ispirano e che hanno influenzato il nostro modo di suonare, arrangiare, comporre. Soprattutto l’uso della luce in molte performance non classiche ci ha mostrato nuove possibilità nei nostri concerti.
Il vostro quartetto è attivo dal 2012. Cosa è cambiato e cosa è rimasto intatto negli anni?
Quando abbiamo fondato il quartetto nel 2012 volevamo essere un quartetto d’archi non dedito solamente al repertorio classico, ma che suonasse anche musica propria in stili diversi. Questo aspetto molto importante è rimasto, e direi che è la nostra essenza, del nostro modo di suonare, ed è sempre la nostra motivazione. Il cambio del nostro primo violino, avvenuto due anni e mezzo fa, ha portato a un cambiamento nel suono dell’ensemble e anche per la scelta del repertorio. Il background jazzistico/compositivo di Florian Willeitner ha aperto molte possibilità di collaborazione con musicisti non classici. Inoltre, grazie a lui abbiamo finalmente trovato il nostro tecnico del suono che viaggia sempre con noi ogni volta che eseguiamo un repertorio non classico, e che è importante per il suono dell’ensemble tanto quanto noi.
Avete dei luoghi (teatri ma non solo) in cui preferite esibirvi in concerto? Se sì, quali sono le caratteristiche che vi interessano?
Naturalmente ci sono alcune grandi sale da concerto con un’acustica fantastica in cui è sempre una gioia suonare, ad esempio la Wigmore Hall di Londra o la sala da camera della Philharmonie di Berlino. Ma anche altre sale senza un’acustica di alto livello possono offrire esperienze concertistiche molto divertenti e uniche, quando hanno un’ottima configurazione delle luci. Ci siamo appena esibiti in una ex fabbrica di ghiaccio a Berlino, dove l’organizzatore ha portato enormi videoproiettori per avere uno spettacolo di luci a 360 gradi su tutte le pareti e persino sul soffitto. E naturalmente ci piace suonare in città bellissime, per esempio in Italia, dove siamo sempre di ottimo umore anche prima di entrare in teatro.
Foto © Sander Stuart