Il vostro programma include opere di Beethoven, Szymanowski e Schumann. Ci sono compositori o opere che hanno un significato speciale per voi come quartetto?
Abbiamo scelto questo programma per mostrare il genere del quartetto in una vasta gamma di stili. Abbiamo un rapporto speciale con Beethoven, poiché i suoi quartetti rappresentano l’apice di ciò che è stato scritto in termini di modernità e intensità dell’esperienza spirituale. In questo sesto Quartetto dell’op. 18 si percepisce già come Beethoven riesca a spingere ogni limite dello stile classico. Il Quartetto di Szymanowski ha qualcosa di misterioso, quasi mistico. La scrittura, che richiama Bartók e alcune influenze francesi, crea una linea lunga e serrata, piena di intrecci e dialoghi intricati. Il Quartetto di Schumann è profondamente radicato nell’amore, nella sensibilità estrema e nella tradizione della musica popolare. Questa fusione lo rende emotivamente ricco e completo.
C’è stato un momento particolare nella vostra carriera che ha segnato un punto di svolta, un “prima e dopo” per il vostro gruppo?
Un momento significativo è stata la vittoria al Concorso ARD di Monaco nel 2016. In seguito, abbiamo avuto la fortuna di fare molti concerti e collaborare con nuovi agenti. Alcuni mesi dopo, abbiamo anche fatto un tour come “Rising Star”, che ci ha permesso di esibirci in alcune delle migliori sale da concerto in tutto il mondo. Questi due eventi hanno contribuito in modo significativo all’evoluzione del nostro quartetto.
‘Arod’ deriva dal cavallo del personaggio Legolas ne Il Signore degli Anelli. Cosa vi ha ispirato a scegliere questo nome e come si riflette nella vostra musica?
Arod riflette quel senso di amicizia e complicità che portiamo con noi ogni giorno e ovunque. È l’idea di vivere l’esperienza artistica insieme come una squadra, uniti dall’amore per la musica.
Foto © Julien Benhamou