Rosalyn Tureck venne a Firenze nel gennaio 1993 per tenere una masterclass all’Accademia Bartolomeo Cristofori e, in quell’occasione, debuttò per gli Amici della Musica di Firenze.
Durante il concerto alla Pergola, alla Tureck accadde l’incubo di tutti i pianisti: ebbe un vuoto di memoria durante l’esecuzione delle Goldberg. Si dice che avere un vuoto di memoria durante quel capolavoro mastodontico è come togliere una carta da un enorme castello di carte: crolla tutto irrimediabilmente. La sala era pienissima, lei iniziò a suonare e a un certo punto si bloccò, si voltò verso il pubblico e disse: «Mi dispiace molto, ho avuto un vuoto di memoria, quindi ricomincio». In sala ci fu un momento di panico: sono certa che non ripartì a suonare dall’Aria iniziale, ma nemmeno riprese dall’inizio della variazione a cui era arrivata; ricominciò comunque da diverse variazioni prima. In sala ci fu un bel po’ di mormorio, una cosa davvero villana (come riportano anche le recensioni sui giornali). Insomma, furono le Variazioni Goldberg più lunghe che la storia della nostra istituzione possa ricordare! Entrammo in teatro di giorno e uscimmo a notte fonda! Naturalmente, passai tutto il concerto con la tensione che avesse altri vuoti di memoria e ricominciasse di nuovo da capo… Insomma, era una signora di ottant’anni!
Dopo il concerto andammo tutti a cena fuori. Noi sfiniti, mentre lei era fresca come una rosa.
Domitilla Baldeschi