Intervista al Quartetto Felix

Qual è il primo ricordo della vostra vita legato alla musica che vi viene in mente?

Francesco: Il primissimo: prima ancora di cominciare a suonare il violino, nel periodo in cui strimpellavo ad orecchio il pianoforte con papà, ricordo che facevamo un po’ di pezzi a quattro mani (quelli che riuscivo a leggere) e ogni tanto mio padre testava il mio orecchio suonando al pianoforte note o accordi. Il gioco era provare a indovinare le note o le combinazioni, chiaramente senza guardare.

Marina: Ricordo benissimo i miei pomeriggi da bambina, seduta vicino a mia madre mentre lei insegnava lo Slancio di Schumann ad un’allieva molto brava che veniva a casa spessissimo. Ricordo, inoltre,  l’attenzione e la passione che mia madre comunicava cantando e gesticolando. Guardandola, imitavo i suoi gesti e cominciavo a ballare intorno a tutta la stanza. Adoravo ballare su quelle musiche per pianoforte solo, così ricche, piene di ritmo! Poi un giorno mio padre ha acquistato la videocassetta di Fantasia della Disney, probabilmente avevo cinque anni: dunque ho scoperto l’orchestra, le sinfonie, e soprattutto ho iniziato a creare “le mie coreografie” nella mia stanzetta, non disturbando più le lezioni di mia madre!

Matteo: Mi sono approcciato alla musica ascoltando mio padre suonare la tromba. Ricordo che lui suonava raramente a casa e quando lo faceva era una festa per noi figli perché il suono prepotente del suo strumento si imponeva tra le mura del nostro salotto di casa. Lo usavamo come un juke-box e gli chiedevamo di suonarci le melodie dei nostri cartoni animati preferiti.

Vincenzo: Il giorno in cui mio padre tornò a casa con due nuovi “giocattoli”, uno per me e uno per mia sorella: due violini da un quarto. Non posso dimenticare il momento in cui produssi per la prima volta un suono sfregando con l’archetto le corde del mio quartino. Mi sembrò una magia.

 

Come mai avete iniziato a suonare uno strumento musicale?

Francesco: Per imitazione. Mio padre non è musicista professionista, ma passa tutto il suo tempo libero con una chitarra in mano, seduto al pianoforte, sul divano ad ascoltare musica. Da piccolo passavo molto tempo con lui, sicché il primo approccio alla musica e agli strumenti musicali l’ho avuto grazie a lui.

Marina: È stato assolutamente inaspettato! Avevo undici anni e stavo seguendo una lezione di mia madre: una mia amica stava eseguendo l’Andante in DO Maggiore della Sonata n.16 di Mozart. Appena andò via mi precipitai al pianoforte, e senza conoscere né note né partitura, presi a suonare la mano sinistra dello stesso brano. Dopo qualche minuto, si avvicinò mia madre che, con spartito alla mano, iniziò a seguire con attenzione. Stavo riproducendo esattamente ciò che era scritto sulla parte, senza conoscere lo strumento, senza conoscere la musica, semplicemente ad orecchio. Da lì, è cominciato tutto!

Matteo: Non posso dire che è stato un amore a prima vista quello con la musica, tantomeno quello col violoncello. Già da bambino ero una persona interessata alle nuove esperienze, dunque invogliato da mio padre ho cominciato a studiare la teoria musicale e successivamente ho cominciato a prendere lezioni di violoncello. Non nascondo che all’inizio non avevo una reale ambizione, ma col tempo è scoccata la passione e ho cominciato a camminare autonomamente in questo mondo.

Vincenzo: Tutto è iniziato quando, vedendo mio padre suonare il violino, gli chiesi: “ne voglio uno anche io”. Ho iniziato a suonare seguendo i consigli di mio padre e poi di un suo caro amico violinista, Vincenzo Corrado, che è stato il mio Maestro al Conservatorio D. Cimarosa di Avellino.

 

Quando avete capito che eravate bravi in quello che stavate facendo e che questa attività avrebbe occupato una parte importante della vostra vita?

Francesco: Quando ci comunicarono, poche ore dopo il diploma in Musica da Camera, che la commissione ci aveva assegnato come votazione dieci e lode, ebbene lì ho avuto contezza del fatto che il Quartetto da quel momento sarebbe stato in cima alle priorità nella vita musicale. Perché era necessario investire e spendersi al cento per cento in questo progetto in cui ci riconoscevamo (e ci riconosciamo) tutti e quattro e che allora cominciava a prendere forma e a funzionare.

Marina: Beh, più che bravi, ho capito sin da subito che in realtà siamo una macchina che funziona! Le nostre idee, il nostro gusto, il nostro approccio alla musica è piuttosto simile. Sì, i caratteri e lo stile di vita di noi quattro sono totalmente differenti, ma quando suoniamo sembra aprirsi un sentiero comune che ci porta nella stessa direzione. La definirei empatia: quell’emozione che, chissà come, ti lega ad un altro. E in effetti, così è successo! L’entusiasmo e la voglia di scoprire, ci spinge sempre di più, coltivando con forza questo progetto che, ovviamente, richiede concentrazione, sacrificio ed anche un pizzico di fortuna!

Matteo: Sinceramente ho sempre avuto la percezione che ci fossero tutte le potenzialità per fare bene, e tutti i traguardi importanti raggiunti sia a livello accademico che artistico hanno fatto si che la percezione divenisse certezza. Ma un conto è avere le potenzialità e un altro è diventare bravi, e devo dire che più il lavoro si fa specifico e più si deve fare i conti con i propri limiti. Più si alza l’asticella e più bisogna rinunciare a quelle che si ritenevano come proprie certezze.

Vincenzo: Non c’è stato un momento preciso. Devo dire che è stata una cosa molto naturale. Sicuramente c’è stato un momento in cui ho capito che per poter diventare un musicista avrei dovuto studiare con grande rigore e sacrificio. Da quel momento, quello che per me era semplicemente un gioco è diventato qualcosa di più profondo. Provavo un piacere immenso nell’imparare nuove tecniche e ogni giorno di più mi innamoravo della musica e del violino. Non vedevo l’ora di tornare a casa da scuola, finire presto tutti i compiti, e dedicarmi alla musica.

 

Ci sono stati dei momenti in cui avreste voluto mollare tutto e cambiare direzione?

 

Francesco: Ci sono stati e ce ne saranno ancora probabilmente. Per fortuna oltre che colleghi siamo soprattutto amici, sicché riusciamo sempre a trovare un compromesso quando siamo fortemente in disaccordo su qualcosa. La convivenza in quattro non è affatto semplice, ma ogni nuova attività, ogni traguardo che raggiungiamo, ogni volta che andiamo e torniamo insieme da qualche parte inventandoci un tetris diverso per fare entrare in macchina valigie e strumenti, il legame tra di noi si consolida e si rafforza.

Marina: Diciamo sì e no! La stanchezza e lo stress spesso portano a questi momenti di sbandamento, dunque bisogna considerarli tali e lasciarli passare. Ma se questo processo bisogna affrontarlo in quattro, diventa sicuramente più difficile. Ognuno di noi ha un modo diverso di “analizzare” i suoi momenti no: c’è chi non parla, chi invece urla, c’è chi piange, ma penso sia normale! Per fortuna, abbiamo imparato a conoscerci, quindi quando arrivano questi momenti, cerchiamo di sdrammatizzarli il prima possibile, provando a non attivare un malumore generale. Per ora, sta funzionando!

Matteo: Suonare in un gruppo è un po’ come un matrimonio allargato. I momenti di discussione non mancano e devo dire che nella maggior parte delle volte non riguardano argomenti “alti” come l’interpretazione di un brano. Vi assicuro che la parte più difficile è l’organizzazione logistica dell’attività del gruppo: il calendario prove, i viaggi, gli alberghi ecc. Su queste cose ognuno di noi ha gusti e abitudini personali e inevitabilmente ci si divide su determinate scelte. Ogni tanto, quando il lavoro si fa duro, verrebbe voglia di evadere e di dedicarsi ad attività più tranquille e solitarie.

Vincenzo: Non ci ho mai pensato. I momenti difficili esistono per tutti e in tutte le attività. Credo fermamente che superare le difficoltà ci renda più forti e determinati in quello che vogliamo fare.

 

Qual è il momento più emozionante che ricordate della vostra carriera musicale?

Francesco: Senza dubbio, la stretta di mano col presidente Mattarella durante la cerimonia di consegna del Premio Sinopoli. Io e Vincenzo ci siamo guardati negli occhi e abbiamo ripercorso in un istante tutti i momenti musicali passati insieme, a partire dal Conservatorio, per poi arrivare al Quirinale coi maestri Pappano e Morricone seduti qualche sedia più in là, anche loro in attesa di ricevere la propria targa. Pazzesco.

Marina: Sicuramente la cerimonia per il Premio Sinopoli al Quirinale dello scorso 5 giugno. È stato tutto così grande che, ancora oggi, sembra di aver vissuto un sogno! Il Presidente Mattarella che ci applaudiva, il Maestro Ennio Morricone seduto quasi di fianco a noi. Sì, un sogno! I miei genitori commossi, noi quattro con gli occhi enormi! Un’emozione che non si può descrivere.

Matteo: Non saprei, di sicuro è qualcosa legato ai concerti più che ai riconoscimenti. Le cerimonie non mi hanno mai preso più di tanto. Forse il “bravi” del tutto spontaneo e inaspettato che ho udito dalla commissione d’esame al diploma di S. Cecilia un attimo dopo la fine del nostro recital.

Vincenzo: È molto difficile trovarne uno solo. Sicuramente il più recente è stata la Cerimonia al Quirinale dello scorso 5 giugno dove abbiamo ricevuto il prestigioso Premio “Giuseppe Sinopoli” dalle mani del Presidente della Repubblica. Quando siamo stati invitati ad alzarci per ricevere il premio, devo dire che ho avuto un momento di grande emozione.

 

C’è un brano musicale a cui siete particolarmente legati? Volete dirci qual è e come mai?

Francesco: Il Quartetto di W. Walton. Un pezzo che sprizza gioia da tutti i pori. Ci divertiamo come dei matti a suonarlo: il pubblico legge questa cosa e si diverte insieme a noi. A Walton siamo legati grazie ad anni di collaborazione con la Fondazione William Walton e la Mortella, della quale siamo stati ospiti diverse volte, nella meravigliosa isola di Ischia.

Marina: Senza dubbio, il Quartetto in re minore di William Walton. Un brano che, secondo me, ci rappresenta appieno! Frizzante, energico, ritmato! Quando lo suoniamo ci sentiamo a nostro agio, ci dà carica, ci emoziona e ci diverte tantissimo!

Matteo: Il Quartetto in re minore di William Walton. Il primo brano che abbiamo studiato in maniera autonoma, cercando una interpretazione originale e che ci ha dato tanto successo con il pubblico.

Vincenzo: Ne cito due: il Concerto per violino e Orchestra op. 61 di Beethoven e la Ciaccona di J. S. Bach. Il concerto di Beethoven è un pezzo che mi cattura dalla prima all’ultima nota. Quando lo ascolto mi sembra di galleggiare tra le nuvole. La Ciaccona è una musica ultraterrena, un meraviglioso viaggio musicale per chi suona e per chi ascolta.

 

Avete altre passioni oltre a suonare il vostro strumento (sport/lettura/viaggi/hobby vari/ecc.)?

Francesco: Vengo da una terra, l’Irpinia, che vive di enogastronomia. Sono molto attratto dalle bellezze del territorio e dai prodotti della terra, in particolare ai vini della mia provincia: aglianico, taurasi, greco e fiano. Quando ho tempo libero, guidato da un amico enologo, mi piace fare percorsi di degustazione.

Marina: Adoro leggere, leggo tantissimo e leggo di tutto! Ho addirittura un blog personale dedicato ai libri dove spesso condivido recensioni con amici vicini e lontani, appassionati di lettura. Mi piace inoltre scrivere di musica, infatti spesso realizzo dei pezzi per il quotidiano della mia città, Salerno. Infine, sono un’appassionata di cartoni animati: Disney, Anime, tutti!!! Da qui nasce il mio collezionismo sfrenato per i peluche, le action figures e moltissimo altro! Francesco mi definisce una nerd!

Matteo: Mi definisco uno sportivo, anche se negli ultimi anni non riesco a mantenere la forma di un tempo. Gioco a calcio, anche se non frequentemente, e vado in bicicletta da strada seppur a livello amatoriale. In sella ho girato quasi tutta la mia regione e partecipo a raduni a livello nazionale: ho pedalato sulle Alpi e sulle vette degli Appennini. La bici mi da un grande senso di libertà e la fatica che ci vuole mi da la carica per affrontare le sfide della quotidianità.

Vincenzo: Sono molto appassionato di calcio. Nel tempo libero mi piace giocare a calcetto con gli amici, ma sono anche un bravissimo sportivo “da divano”. Seguo tutte le notizie e le partite della mia squadra del cuore, la Juventus.

 

Ascoltate altri tipi di musica oltre a quella che suonate? Se sì, quali?

Francesco: La mia passione per la musica è iniziata non con la musica colta, ma con il rock. Sono molto fan dei Cure, dei Radiohead, dei Red Hot ChilI Peppers, per citarne solo alcuni. Ho suonato per anni la chitarra in diverse cover band. In quegli anni e in quelle band ci sono i miei amici di una vita. Ora ascolto moltissima nu wave, mi sono avvicinato all’elettronica, ma non disdegno l’indie pop italiano.

Marina: Adoro ascoltare musiche da film e ho un debole per Adriano Celentano. Ma il mio grande amore, dopo la musica classica, ovviamente, sono i musical!

Matteo: Mi sono avvicinato alla musica ascoltando i classici della musica leggera italiana, per cui ascolto ancora adesso quel genere. Mi piace la canzone cantautorale in generale, la classica napoletana, il rock internazionale. Ho ascoltato molto Jazz e ho anche studiato un po’ di quel linguaggio. Non ho pregiudizi verso nessun genere e sono interessato alle nuove forme di espressione artistica attraverso l’utilizzo dei mezzi informatici.

Vincenzo: In questo credo di essere la pecora nera del Quartetto. Generalmente ascolto musica classica, e sono poco informato su quelli che sono gli altri generi musicali. Apprezzo comunque molto la musica e le canzoni di De André, dei Beatles e dei Pink Floyd.

 

C’è un disco – di qualsiasi genere – che consigliereste a tutti di ascoltare?

Francesco: Ne consiglio due. Uno di musica colta, e cioè le Variazioni Goldberg di Bach suonate da Glenn Gould, capolavoro assoluto sia di composizione che di esecuzione. L’altro, di tutt’altro genere: By the way, dei Red Hot Chili Peppers, disco a cui sono particolarmente affezionato, il primo disco in assoluto che ho comprato: ci sono tutti i miei anni del liceo, degli arrangiamenti favolosi, melodie vocali e strumentali che si lasciano cantare per anni: molto equilibrato nella sua struttura, con ogni traccia al posto giusto.

Marina: Individuarne uno è praticamente impossibile! Ma se proprio dovessi scegliere, consiglierei il mio primissimo cd di musica classica che ho ascoltato, e riascoltato senza sosta, parte di un cofanetto di mia madre, che custodisco gelosamente: Le 32 Sonate di Beethoven interpretate da Wilhelm Backhaus. Il mio preferito in assoluto è il numero 4 di 8, contenente le Sonate op.27 n°1 e 2. l’op.28 e l’op.31 n°1. Pura poesia!

Matteo: “Che Dio ti Benedica”, album del 1993 di Pino Daniele, con una partecipazione di Chick Corea al pianoforte.

Vincenzo: Il Quintetto di Schubert per due violoncelli con Stern, Casals, Tortelier, Schneider e Katims.

Qual è il libro che leggerete quest’estate?

Francesco: I Falsari, di David Parenzo, celebre co-conduttore del programma radiofonico “La zanzara”, che spesso ci fa compagnia durante le nostre trasferte in auto.

Marina: Come dicevo, sono una lettrice famelica, dunque spero di leggerne più di uno.

Al momento sto leggendo un romanzo di Paola Capriolo, che si intitola Marie e il Signor Mahler. Ma la mia TBR estiva comprende anche una raccolta di racconti tutti al femminile dal titolo Cat Persondi Kristen Roupenian e il saggio di Oliver Sacks, Musicofilia.

Matteo: Ho appena terminato di leggere il romanzo Il giorno prima della felicità di Erri De Luca, e ho cominciato Norwegian Wood di Murakami.

Vincenzo: L’affare Vivaldidi Federico Maria Sardelli.