Diego Mingolla, la musica di Mozart è al centro del vostro spettacolo. Come avete scelto i brani e in che modo accompagnano la narrazione drammatica?
Il racconto nasce dal racconto della vita della famiglia Mozart, dunque la sua musica non poteva non essere centrale. La sonata scelta – in la minore, K. 310 – è particolarmente efficace perché i due temi proposti hanno un carattere veramente contrastante: uno in minore, tragico e sospeso, e l’altro in maggiore, speranzoso. Mozart compose la sonata sentendo ancora addosso il dolore per scomparsa della mamma, in un periodo in cui si era allontanato da Salisburgo, contro la volontà del padre e portando con sé la madre a Parigi. Possiamo immaginare una situazione che tragicamente affligge Mozart con sensi di colpa, il sentirsi quasi responsabile di questa perdita. Il tema inizialmente così tragico e disperato fa da contraltare al secondo, di carattere più ispirato e più positivo. Si passa dalla tonalità di la minore alla tonalità di do maggiore. La suggestione è stata fortissima perché abbiamo visto due caratteri che potevano tranquillamente sovrapporsi a quelli di Wolfgang e di sua sorella Nannerl. Ecco perché abbiamo costruito il racconto immaginando i due soggetti musicali come due personaggi. Abbiamo sovrapposto la drammaturgia della musica alla drammaturgia del racconto e abbiamo seguito la traccia: i due personaggi all’inizio si presentano, poi si incontrano e si scontrano; quindi, si ripresentano arricchiti dall’esperienza del loro essere stati insieme.
Il personaggio di Nannerl ci parla ancora oggi di discriminazione di genere.
Mi piacerebbe che questa storia ci rendesse giustizia perché in centinaia di anni abbiamo fatto grandissimi passi avanti nella direzione dell’apertura alle pari opportunità. C’è ancora molto da fare ma tanto è stato fatto. Vorrei che si uscisse da questa esperienza con la consapevolezza che siamo sulla strada giusta e che bisogna continuare così. Se ai tempi di Mozart un talento poteva spegnersi all’interno delle quattro mura domestiche, a causa delle convenzioni sociali, oggi vediamo sempre più musicisti e musiciste occupare posizioni che qualche generazione fa erano assolutamente impensabili. Oggi ci sono decisamente più donne direttrici d’orchestra, compositrici, performer. Quello che mi auguro è che continuiamo questa tendenza, riconoscendo i nostri talenti, coltivandoli e andando avanti perché possiamo fare cose meravigliose esprimendo quello che sta dentro di noi.

