Il programma che eseguirete è intitolato “The 4 Elements” e include brani di Jacobsen, Trueman, Pinto-Correia, Tucker, Šostakovič e Golijov, ciascuno abbinato a un elemento (terra, aria, fuoco, acqua). Come avete concepito questo programma e combinato i quattro elementi con le opere musicali?
Il The 4 Elements è un programma concettuale e modulare che utilizza questi quattro elementi come metafora del quartetto d’archi e del pianeta Terra; è una dichiarazione di apprezzamento per questo luogo miracoloso ma anche un modo per focalizzare l’attenzione sulla sua gestione. Ci piace costruire i nostri programmi intorno a un pensiero o a un’idea: in un certo senso, la musica è sempre una conversazione. E un programma consiste nell’inquadrare quella conversazione. Lo spazio che abbiamo è piccolo, ma ci sembra sempre più necessario usarlo in modo ponderato e mirato. Suoneremo una combinazione di opere del repertorio quartettistico storico in cui abbiamo sentito un’intrinseca connessione “elementare”. Šostakovič e l’elemento del Fuoco, per esempio. E anche opere nuove, che invitano i compositori a riflettere sull’attualità attraverso la lente dei vari elementi. Si tratta di un vero e proprio viaggio esperienziale, che il pubblico ha accolto con entusiasmo ovunque abbiamo presentato questo progetto. Non vediamo l’ora che arrivi Firenze!
Una delle vostre caratteristiche è chiedere ai compositori di scrivere opere per voi. Ci sono ancora nuove strade possibili da esplorare nella scrittura musicale per quartetto d’archi?
Assolutamente! La prospettiva di percorsi inediti da esplorare nella musica per quartetto d’archi (sia nuova che del passato) è ciò che ci fa alzare la mattina. Soprattutto nel campo delle commissioni siamo continuamente ispirati dai mondi che vengono creati attraverso partiture grafiche, sistemi di accordatura, esplorazioni armoniche, remix, nuovi paesaggi sonori, sensazioni ritmiche, ecc. Il contenitore del quartetto d’archi è sconfinato e probabilmente non ne vedremo mai la fine. La creatività continua a rispecchiare e a interfacciarsi con il tempo in cui viviamo. E, per citare Bob Dylan, ‘the times they are a changin’…
In base a quali criteri scegliete i compositori a cui commissionare brani per il vostro quartetto?
Ci sono molti criteri possibili, ma prima di tutto cerchiamo sempre una voce creativa in cui sentiamo collettivamente un alto grado di fiducia e di confidenza. Commissionare un lavoro può essere una scommessa, e mettere insieme i soldi e le risorse per farlo è una sfida. Vogliamo quindi che l’impresa sia un’esperienza positiva per tutti: per noi, per il compositore, per il committente e per il pubblico. Pur avendo lavorato con moltissimi compositori, a volte è emozionante per noi promuovere il lavoro delle giovani generazioni. La metà dei compositori di The 4 Elements ha meno di 35 anni, per esempio. E in genere ci entusiasmano anche i compositori che, in senso lato, apportano una diversità di esperienze di vita e musicali.
Foto © Marco Giannavola