Il ritratto di Clara Iannotta

Per prima cosa, vorrei parlare dei due musicisti che eseguiranno i brani in programma. Con Yaron Deutsch c’è un lungo rapporto di collaborazione. Al Festival di Bludenz, di cui sono direttrice artistica dal 2013, ho invitato varie volte l’Ensemble Nikel – la formazione di cui Yaron fa parte – a suonare brani di altri compositori e, solo in seguito, ho scritto pezzi per loro.Io scrivo principalmente per ensemble e orchestra ma pochissima musica da camera, a parte i quartetti d’archi perché gli archi sono i miei strumenti preferiti. In genere non scrivo brani per strumento solo perché intendo il suono come un fenomeno composto da molti strati, quasi come fosse una società in cui i vari strati collaborano per costruire un organismo vivente. Non riesco a pensare la mia musica con un solo strumento, proprio non funziona per me.Tuttavia, quando un paio di anni fa, da parte del festival Acht Brücken a Colonia mi è stato chiesto di comporre brani per tre solisti, in un primo momento ho rifiutato ma poi ho chiesto che mi permettessero di lavorare con musicisti che pensano il suono nello stesso modo in cui lo penso io. Solo in quel modo potevo riuscire perché, quando si viene a creare una collaborazione con i musicisti, allora è possibile trovare qualcosa insieme. Per questo ho scelto di lavorare con Yaron Deutsch alla chitarra elettrica e Florentin Ginot al contrabbasso. Nel progetto sarebbe inclusa anche Anna Petrini al flauto dolce contrabbasso.Yaron Deutsch ha praticamente creato il repertorio per la chitarra elettrica contemporanea. Da italiani noi abbiamo avuto Fausto Romitelli che ci ha fatto scoprire un mondo intero ma, negli ultimi quindici anni, vari compositori hanno scritto brani proprio per Yaron Deutsch. Penso in particolare a Sgorgo Y, No, oO e OM ON di Pierluigi Billone, oppure composizioni di Rebecca Saunders, Sarah Nemtsov, e altri. Yaron Deutsch è riuscito a creare un importante repertorio e ad attirare un’attenzione straordinaria sulla chitarra elettrica.Passando a Florentin Ginot, lo ritengo il miglior contrabbassista esistente in questo momento. È capace di far cantare il contrabbasso in maniera sublime, sia nel suonare Bach sia in un repertorio completamente diverso, come Rebecca Saunders. È stupefacente che questo strumento così grande, molte volte relegato a creare le fondamenta dell’orchestra, e che può non sembrare uno strumento virtuoso, sia in realtà in grado di fare assolutamente tutto.Il programma scelto per il concerto del 3 dicembre, che mi verrebbe da definire “basato sull’economia”, presenta compositori, inclusa me, che hanno la caratteristica di scegliere un elemento minimo per elaborarlo e trasformarlo in qualcosa di molto più esteso. Mi viene in mente l’immagine di una goccia che diventa un fiume o di una stanza con un piccolo granellino di polvere nell’aria che, colpito da un raggio di sole, si illumina e genera una molteplicità di riflessi.Ho voluto proporre l’Estratto dalla Partita n. 2 in re minore per violino di Bach perché Bach ha un modo di rapportarsi al materiale che ho sempre amato ed è uno dei pochi compositori nei quali il materiale diventa forma. Non si tratta di una cosa banale: nel mio lavoro di insegnante vedo che tanti giovani compositori non capiscono che non è importante solo l’oggetto che si crea ma anche la scatola nella quale l’oggetto viene messo. Se standardizziamo le scatole anche gli oggetti perdono la propria personalità. Bach è uno di quei compositori di cui si continua a scoprire come sia in grado di usare il tempo e come il tempo sia legato all’oggetto, al materiale che viene scelto, nelle fughe, per esempio.Il bellissimo pezzo di Rebecca Saunders in programma, Fury, è basato solo sulle cinque corde vuote del contrabbasso, che vengono continuamente eccitate. Il brano prevede una scordatura che modifica la risonanza delle corde. Da un lato, scordando lo strumento, il pezzo ne cambia lo spazio, la vibrazione fisica delle corde; dall’altro ne cambia ancora la risonanza nel momento in cui le corde sono pizzicate e producono piccoli microtoni, piccoli battimenti intorno alle corde vuote. Tutto è basato su piccolissimi dettagli, ma la musica emessa dalle cinque corde vuote è così ricca che all’inizio quasi non ce ne accorgiamo e lo scopriamo solo analizzando la partitura.Rebecca Saunders è non solo tra le più grandi compositrici di oggi, ma anche tra le maggiori orchestratrici. Nei suoi confronti provo un profondo rispetto e una profonda ammirazione.Anche il pezzo Chanson lontaine et douce di Klaus Lang è basato su microvariazioni di piccolissimi accordi. Può sembrare che quasi non ci sia movimento, ma nel momento in cui si prende distanza dal pezzo, con il passare dei minuti, ci si accorge di quanto sia cambiato dall’inizio alla fine.Per quanto riguarda i miei pezzi, seguono la stessa linea. Il duo per Florentin Ginot e Yaron Deutsch, No longer navigating by a star, è basato sulla risonanza della chitarra speciale di Yaron Deutsch, in cui un piccolo interruttore fa vibrare le corde da sole. Lui non le deve toccare per produrre suono ma la vibrazione naturale delle corde varia a seconda della modalità con cui viene attivata.A blur of fur and bone (ii) per contrabbasso contiene una piccolissima citazione della Partita n. 2 in re minore per violino solo di Bach.

Clara Iannotta