Il viaggio umano e musicale di Filippo Gorini

Nel suo concerto accosterà le Variazioni Diabelli di Beethoven con la Sonata per pianoforte di Berg.

Le Diabelli sono una delle opere più straordinarie del repertorio pianistico. A partire da un tema leggerissimo, un valzer di Diabelli di poca ambizione, Beethoven dà corpo a un viaggio che conduce in ogni regione dell’animo umano, dalla danza al canto, dalla forza al dolore, dalla parodia sarcastica fino alla trascendenza del minuetto finale. La fantasia liberata nelle 33 trasformazioni del tema è incredibile, un riassunto di tutto ciò che hanno rappresentato le Sonate. È un brano che amo molto e suono fin dai tempi del mio diploma, e che tra l’altro è stata la mia prima incisione discografica.
La Sonata di Berg, invece, è forse l’op. 1 meglio riuscita a un compositore: prova di un talento innovativo e di una fortissima urgenza espressiva, la Sonata crea un linguaggio armonico pieno di desiderio, di struggimento, di dissonanze che si concatenano attendendo spesso a lungo una risoluzione. E l’unica vera risoluzione del pezzo è, forse, l’accordo finale di si minore, spento, silenzioso. Un brano dove la scrittura è raffinatissima e drammatica, con forte tensione narrativa.
L’accostamento dei due brani crea un contrasto quasi totale: una sonata così struggente nella sua dissonanza, avvicinata a un ciclo monumentale fiero di rimanere a lungo in un baldanzoso do maggiore.

Qual è stato l’insegnamento più importante che ha ricevuto dai suoi maestri?

Difficile riassumere in poche righe anni di insegnamenti preziosissimi. Sicuramente mi è stato tramandato un gusto per la sobrietà intensa, e i mezzi strumentali per cercare di ottenerla, e per la cura della bellezza di impaginato di ogni programma.

Ci parla del suo prossimo progetto, Sonata for 7 Cities, che la impegnerà nel triennio 2025-27?

L’idea è di cercare di creare un rapporto più profondo con le comunità di persone per cui suono: invece di arrivare, suonare, e ripartire immediatamente, in sette città (Vienna, Città del Capo, Hong Kong, Portland, Milano, e altre) mi soffermerò almeno un mese dedicando tempo ai concerti per le scuole, per le università, per i centri di cura o le prigioni, e anche all’insegnamento per i giovani musicisti locali. In ogni città eseguirò anche un nuovo brano commissionato a compositori di oggi, come Stefano Gervasoni, Beat Furrer, o Michelle Agnes Magalhaes. Credo sarà un viaggio umano e musicale di grande profondità per me, e spero possa davvero essere trasformativo e donare molto a tutte le persone che incontrerò in questo cammino.

Foto © Simon Pauly