Intervista a Giacomo Menegardi

Qual è il primo ricordo della tua vita legato alla musica che ti viene in mente?

Il primo ricordo alla musica è legato a un video in cui ballavo sotto le note della Marcia alla Turca di Mozart in casa quando avevo all’incirca un anno e mezzo. 

Cosa ti ha spinto a iniziare a suonare uno strumento musicale?

I dischi di musica classica e in particolare quelli del repertorio pianistico erano in casa un costante sottofondo musicale sin dalla mia infanzia, i miei genitori sono sempre stati grandi ascoltatori appassionati. E quindi un giorno quando mi chiesero se avessi voluto suonare uno strumento ho scelto il pianoforte senza esitare.

Quando hai capito che eri bravo in quello che stavi facendo e che questa attività avrebbe occupato una parte importante della tua vita?

L’ho capito circa a undici anni, quando ho partecipato ai primi concorsi. Ho sempre avuto, grazie alla mia prima insegnante, un approccio molto sano alla musica, non ho mai pensato alla competizione. Per me era una gioia suonare davanti a un pubblico anche quando ero piccolo, e i concorsi mi hanno aiutato in tal senso, al di là dei risultati che potessero essere positivi o meno.

Ci sono stati dei momenti in cui avresti voluto mollare tutto e cambiare direzione?

Sì, c’è stato un momento molto difficile quando ho iniziato il liceo. Avendo sbagliato indirizzo (mi ero iscritto al liceo scientifico), non mi sono trovato per niente bene i primi due anni, e questo ha influito negativamente anche sulla musica. Ma ho avuto il coraggio al terzo anno di cambiare scuola e trasferirmi al liceo musicale, dove ho conosciuto le persone che sono tutt’ora i miei più cari amici, e questo mi ha fatto capire come l’ambiente in cui vivi e le persone di cui ti circondi possano influire sulla vita musicale. 

Qual è il momento più emozionante che ricordi della tua carriera musicale?

Il momento più emozionante che ricordo è stato quando per la prima volta ho messo i piedi sul palco del Teatro La Fenice nella semifinale del Premio Venezia. Mi sono sentito come abbracciato dal pubblico e il silenzio appena prima di suonare è stato un momento incredibile e difficile da descrivere. 

C’è un brano musicale a cui sei particolarmente legato? Vuoi dirci qual è e come mai?

Un brano a cui sono particolarmente legato è la Fantasia op. 28 di Mendelssohn, un brano che ho studiato negli anni del liceo e che tutt’ora inserisco nei miei programmi dei concerti. Mi ha portato sempre molta fortuna anche nelle prime prove dei concorsi, lo ritengo un capolavoro del repertorio pianistico ingiustamente sottovalutato. 

Hai altre passioni oltre a suonare il tuo strumento (sport/lettura/viaggi/hobby vari/ecc.)?

Sì, venendo da Belluno, una città immersa nel territorio patrimonio dell’Unesco delle Dolomiti Bellunesi, la montagna è sempre stata un qualcosa di irrinunciabile e una grande fonte di ispirazione anche per la musica. Sono anche un grande appassionato di sport in generale, tifoso di calcio e delle corse di ciclismo. 

Ascolti altri tipi di musica oltre a quella che suoni? Se sì, quali?

Sì, ascolto ogni genere di musica, in quella dei nostri giorni cerco sempre le band o gli artisti meno conosciuti, diciamo “più di nicchia”. A novembre andrò ad un concerto di Jacob Collier. 

C’è un disco – di qualsiasi genere – che consiglieresti a tutti di ascoltare?

Dirne uno sarebbe un po’ riduttivo, ma ci provo: i Concerti di Rachmaninov incisi da Daniil Trifonov per Deutsche Grammophon con la Philadelphia Orchestra. 

Qual è il tuo libro preferito? 

Il Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien.