La transizione musicale a Napoli tra ‘400 e ‘500: il racconto del Micrologus

Ci parlate del concerto che farete per gli Amici della Musica di Firenze il prossimo 9 febbraio 2025?


I testi e gli stili del repertorio che abbiamo scelto per il concerto riflettono l’atmosfera autenticamente internazionale che si respirava nella Napoli dalla seconda metà del ‘400 fino all’arrivo dei Viceré intorno al 1503 che riportò Napoli sotto il controllo della corona di Spagna con conseguente trasferimento della sede principale del Regno a Valencia.
La musica che segna questo passaggio di secolo è nutrita di influenze franco-fiamminghe combinate con i nuovi generi che si stavano sviluppando in Italia nelle corti del nord che, pur essendo oggi classificati sotto la generica definizione di frottole, corrispondono alle varie forme, anche regionali, che caratterizzavano la musica in Italia nel ‘400. La presenza a Napoli di umanisti che avevano le loro radici culturali in Spagna ci trasmette, in un libro stampato dal De Caneto nel 1519 – Fioretti di Frottole Barzellette Capitoli Strambotti, libro secondo – alcuni brani con testo ibrido italiano-spagnolo. Queste frottole sono chiaramente ispirate a quel movimento nato nelle corti degli Este e dei Gonzaga i cui rapporti erano molto forti con la corte Aragonese, basti pensare che la madre di Isabella D’Este era Eleonora D’Aragona.
Il trasferimento in Spagna di Ferdinando d’Aragona con tutta la sua corte, e con un considerevole numero di musicisti della sua cappella, fa perdere a Napoli il rango di Capitale del Regno. I primi anni del nuovo secolo furono segnati dal rimpianto per il perduto splendore aragonese che si riflette in alcuni testi, come quello attribuito a Velardiniello, O tiempo bono, comme sì cagnato! (“O bei tempi, come siete cambiati!”). A Velardiniello, personaggio forse mai esistito, si attribuisce l’invenzione della villanella alla napoletana.
Proprio a Napoli nel 1537 viene stampato il primo libro di villanelle, un repertorio che ebbe in seguito una fortuna europea seconda solo alle edizioni di madrigali italiani dello stesso periodo. Un genere di canzone popolare, eseguito da tre voci in accordi o a voce sola e liuto; in realtà i testi in napoletano, incomprensibili per gli spagnoli, ne fecero un emblema nazionale di resistenza, quasi una canzone politica di protesta.
Questo concerto vuole raccontare proprio questa transizione: il passaggio di secolo a Napoli, un momento storico che cambia le sorti della città e del regno ma anche il passaggio dalle forme musicali più antiche del ‘400 alla nuova moda della frottola e della villanesca alla napolitana della prima metà del ‘500. 

Patrizia Bovi

Foto © Alessandra Matarangolo