Nel suo recital eseguirà opere di Mozart, Beethoven, Medtner e Rachmaninov. Quali criteri segue di solito per impaginare un programma? Qual è il suo rapporto con i brani che esegue?
Tendo a partire da uno o due brani che mi sono particolarmente cari o che voglio far conoscere al pubblico; quindi, cerco di creare una serata ben equilibrata attorno a questo punto di partenza, includendo altri repertori che mi stanno a cuore. I miei programmi non sono solitamente incentrati su un unico tema e non presentano profonde interrelazioni. Sono più interessato a offrire al pubblico l’opportunità di scoprire opere singole che potrebbero non aver mai ascoltato prima o, nel caso di repertori più “classici”, a dare una prospettiva più fresca, nuova, su musica che già conoscono.
Il New York Times ha definito il suo album New Piano Works (Hyperion, 2024) come “uno dei cinque album di musica classica da ascoltare in questo momento”. Quando compone un nuovo brano o variazioni su temi di altri compositori, quali obiettivi si pone?
Di solito, non riesco a scrivere nulla senza avere prima un’idea iniziale molto forte su cui costruire. Anche nel caso di commissioni, se non ho già un punto di partenza, devo attingere a idee non realizzate in passato per vedere cosa ne può uscire; una commissione da sola non mi fornisce ispirazione.
Sin dall’inizio – e questo lo devo in gran parte ai gusti musicali di mio padre – il mio orecchio si è formato grazie all’ascolto costante dei pianisti dell’epoca d’oro delle registrazioni. In quegli anni, trascrizioni e arrangiamenti erano particolarmente diffusi nei cataloghi discografici, quindi il concetto di trasformare la musica di altri compositori è diventato per me molto familiare. Inoltre, essere venuto a conoscenza fin da giovane di un maestro della trascrizione come Leopold Godowsky ha alimentato il mio senso estetico nel miglior modo possibile, grazie all’estrema raffinatezza della sua scrittura.
C’è un compositore (o più di uno) che al momento trova particolarmente interessante e su cui le piacerebbe lavorare?
Recentemente mi sono immerso nelle opere di Mieczysław Weinberg, che credo abbia una delle voci compositive più affascinanti che abbia mai incontrato. Sebbene sia stato finalmente riconosciuto, negli ultimi decenni, come un compositore di grande rilievo, c’è ancora molto da fare per portarlo al centro della scena, dove penso meriti davvero di stare. Dal punto di vista stilistico, la sua musica offre ai pianisti una gradita continuazione (o un’alternativa) a figure come Prokof’ev o Šostakovič. È davvero un autore di altissimo livello.
Foto © Sim Canetty Clarke