È il curatore della mostra dedicata a Beato Angelico in programma a Palazzo Strozzi e al Museo di San Marco fino al 25 gennaio 2026.
In questa mostra su Beato Angelico sono raccolti quasi 150 oggetti da 70 prestatori sia italiani, sia da Città del Vaticano, Europa e Nord America. È una mostra importante per gli addetti ai lavori perché vengono presentati molti restauri e nuove ricerche storico-artistiche, ma abbiamo voluto soprattutto dimostrare al pubblico la grandezza di questo pittore frate che riesce a rendere umane le storie sacre che raffigura usando il nuovo linguaggio rinascimentale fatto di prospettiva, colore e luce (naturale e divina). Le mostre sono realizzate con delle grandi squadre, io ho curato la mostra con Stefano Casciu e Marco Mozzo. Al Museo di San Marco c’è una sezione sul giovane Angelico e i suoi esordi nella cultura tardo-gotica di Firenze nel primo Quattrocento, una sezione sulla miniatura e la Biblioteca di San Marco, la prima biblioteca pubblica in Europa dopo l’Antichità. E ovviamente ci sono gli affreschi che forse si possono visitare con una nuova comprensione sul percorso del pittore. A Palazzo Strozzi impressionanti sono le ricostruzioni di pale d’altare che furono smembrate e disperse per l’Europa e l’America nel primo Ottocento. Per esempio, della pala d’altare della chiesa di San Marco, commissionata da Cosimo de’ Medici, abbiamo in mostra 17 pezzi provenienti da 9 prestatori.
Da cosa nasce l’idea di organizzare un concerto legato alla mostra?
Prima di tutto, per il mio amore per la musica e la musica contemporanea. Ma anche Beato Angelico lavorava per la musica miniando i grandi corali (in mostra al Museo di San Marco). Lui doveva andare in coro con i suoi confratelli per tutte le liturgie delle ore. Cantava i salmi da corali miniati da lui e davanti a pale d’altare anch’esse dipinte da lui. Alla fine, la sua arte è molto personale.
Nel programma del concerto, che vedrà il violoncellista Francesco Dillon eseguire pagine di Britten e Abel, è prevista anche una nuova commissione al compositore Marko Nikodijevic per violoncello ed elettronica.
Francesco Dillon è un amico di vecchia data. Abbiamo avuto l’idea di contattare Marko Nikodijevic, compositore serbo da tempo residente in Germania, dopo avere sentito la sua musica. Lui era in residenza come borsista all’Accademia Tedesca di Villa Massimo a Roma. Siamo andati lì per incontrarlo e fargli vedere immagini di opere di Beato Angelico, credo che sia rimasto incantato. Lavorerà con il gong (che sono come le aureole dorate di Angelico), l’elettronica e il violoncello di Francesco.
Come mai hai deciso di proporre questo concerto proprio agli Amici della Musica di Firenze?
Gli Amici della Musica di Firenze hanno sempre lavorato con i compositori contemporanei. Avremo il 14 dicembre l’opportunità di “ascoltare” Angelico attraverso la visione di un grande compositore contemporaneo, sensibile alle arti visive e che ora sta partecipando a un progetto con la grande artista Marina Abramović.

