Rinaldo Alessandrini e Concerto Italiano: 40 anni di studio e meraviglia

Il programma che eseguirà con il Concerto Italiano, Silvia Frigato e Gabriele Lombardi porta il titolo di Passioni nell’Arcadia. Cantate e sonate nella Roma settecentesca. Qual è il filo conduttore che lega i brani in programma?

Come è noto, l’Arcadia fu un’accademia letteraria nata a Roma, con l’intenzione programmatica di esaltare le ambientazioni e gli elementi pastorali di derivazione greca. Alcuni musicisti, oltre a numerosi letterati, furono affiliati all’Arcadia. Il programma del concerto è formato da una scelta di loro composizioni, tranne quelle di Bernardo Pasquini. Si trattò di un fenomeno molto importante ed esteso. Agli affiliati veniva dato un nome di carattere pastorale: tra di loro non solo artisti ma anche personaggi politici e di potere. L’assunto ideologico del recupero di una semplicità di ispirazione opposta alla complessità concettuale e artificiosa del barocco ebbe una forza di penetrazione molto forte. Per quanto riguarda la musica, l’influenza fu, in particolare, nella scelta dei testi per le musiche vocali, di ambientazione pastorale. I codici musicali rimasero prevalentemente quelli delle mode teatrali del tempo, ma in una certa qual forma la musica ne risentì nell’uso delle soluzioni patetiche ed espressive.

Il prossimo anno ricorre il quarantesimo anniversario della fondazione di Concerto Italiano. Come è cambiato nel tempo l’ensemble e cosa, invece, è rimasto intatto sin dall’inizio?

Il gruppo non ha mai avuto una forma stabile, ma ha seguito man mano i filoni di indagine che sembravano più opportuni. La musica italiana ha sempre costituito la parte essenziale del nostro repertorio. Siamo molto orgogliosi del lavoro che abbiamo fatto sul madrigale (in particolar modo su Monteverdi) e felici di aver avuto un tempo così lungo per studiare, provare, maturare, adottare soluzioni man mano differenti: lo sguardo indietro nel tempo, attraverso le prime registrazioni, rende chiaro il percorso di analisi che si è sovrapposto alle prime esperienze italiane nella musica antica a partire dalla fine degli anni Ottanta. Siamo grati a Vivaldi per le numerose occasioni di studio di quell’immenso bagaglio teatrale che è la sua musica. Ma anche la musica di Bach ha occupato un posto nevralgico nel percorso di crescita tecnica e musicale del gruppo. Tutto questo costituisce una eredità linguistica ed espressiva che ci permette di affrontare questo repertorio con maggior sicurezza e coscienza stilistica.

Quella di Concerto Italiano è una discografia pluripremiata che vanta decine di titoli: esiste un sogno nel cassetto per una futura registrazione?

La discografia del gruppo vanta oggi più di cento dischi registrati in varie produzioni. Ho appena firmato un nuovo contratto con Naïve per altre cinque registrazioni da effettuare a partire dal prossimo dicembre. Quindi saranno sogni che si realizzeranno a breve, iniziando con la registrazione di una serie di trascrizioni per orchestra di musica clavicembalistica di Bach (dopo la registrazione della trascrizione delle Variazioni Goldberg), un’antologia di madrigali napoletani di scuola variamente gesualdiana di autori completamente sconosciuti. Registrerò anche una selezione di fughe per tastiera da Gabrieli a Mozart.