Il programma che presenterà assieme alla pianista Annika Treutler è un viaggio attraverso capolavori per violoncello e pianoforte di Beethoven, Brahms, Debussy e Franck. Cosa la affascina della scrittura di questi autori per il suo strumento?
Ci sono molti aspetti di questo programma che mi affascinano. Nelle Variazioni di Beethoven, è la sfida di far capire veramente l’influenza dell’opera di Mozart. In Brahms, è questa sua incredibile serietà, la tensione interna che riesce a creare e che raramente si interrompe. E, in Debussy, mi diverto moltissimo a suonare tutti quei colori! È incredibile il modo in cui Debussy abbia scritto le sue indicazioni di tempo e fraseggio. Immagino che la sfida più grande di questo programma sia dimostrare che la Sonata di Franck, originariamente composta per violino e pianoforte, funzioni meravigliosamente anche sul violoncello. Solitamente sono abbastanza scettica riguardo alle trascrizioni, ma questa Sonata funziona benissimo, e spero che il pubblico sia d’accordo con me.
Può dirci quali sono stati gli incontri più importanti della sua vita musicale?
Penso siano stati i momenti di studio con tanti grandi violoncellisti, e gli incontri con strumentisti stimolanti. Penso sia bello poter arricchire la propria conoscenza musicale ascoltando e suonando con altri musicisti. Questi sono stati, e sono tuttora, i momenti in cui ho sentito di aver imparato di più.
Il suo repertorio spazia da Bach a compositori contemporanei, come Sofija Gubajdulina e Krzysztof Penderecki: qual è il periodo o gli autori a cui si sente più vicina in questo momento?
Cambiano continuamente, ma al momento amo suonare e ascoltare opere “tardo-classiche” e “preromantiche”. In particolare, non riesco a smettere di ascoltare gli ultimi Quartetti di Schubert.
Ha progetti futuri da raccontarci?
Tra i tanti bei progetti, quelli che mi emozionano di più sono il mio ritorno alla Suntory Hall di Tokyo, e i miei debutti a Vienna (Musikverein e Konzerthaus) e alla Tonhalle di Zurigo.
Per maggiori informazioni sul concerto di Julia Hagen e Annika Treutler del 13 gennaio, cliccare qui.