Intervista a Nicolò Ferdinando Cafaro

Qual è il primo ricordo della tua vita legato alla musica che ti viene in mente?

Ho ricordi abbastanza vaghi… sono sempre stato attratto dalla musica sin da piccolissimo. È come se facesse da sempre parte della mia vita in diversi modi. I miei genitori e i miei nonni mi facevano ascoltare continuamente musica in ogni momento della giornata, quasi come fosse una colonna sonora, ogni momento della giornata aveva i suoi “suoni”. Avrò avuto due anni…

Cosa ti ha spinto a iniziare a suonare uno strumento musicale?

Ascoltare mio padre suonare il pianoforte da bambino. Ricordo un episodio in cui lui strimpellava sulla tastiera, e io ad un certo punto lo fermai dicendo: “Papà, hai sbagliato, non è la nota giusta”. Non avevo alcuna competenza musicale, neanche basica, ma qualcosa a orecchio mi diceva che non era un mi, sarebbe dovuto essere un fa… Mio padre, tra il divertito e il meravigliato, volle immediatamente trovare un maestro di pianoforte, sperando che io non mi tirassi indietro per l’impegno necessario. Probabilmente il giorno della prima lezione la mia vita è cambiata.

Quando hai capito che eri bravo in quello che stavi facendo e che questa attività avrebbe occupato una parte importante della tua vita?

Lavoro da sempre sulla mia autostima, sin da piccolo ho sempre pensato che, immedesimandosi nello spettatore di un concerto, non ci sia cosa più appagante di ascoltare e vedere un musicista che trasmette serenità e consapevolezza di se stesso. I primi passi in questo “viaggio” credo di averli fatti verso i 9-10 anni. Arrivarono le prime vittorie ad alcuni concorsi pianistici a cui ho partecipato: il Campochiaro, il Rospigliosi, lo Ierna, il Trombone… L’esperienza, sia positiva che negativa, oggi mi fa sentire molto consapevole e sicuro di me, mi ha fatto comprendere quali grandi opportunità avessi di fronte a me. E ho capito che questa passione e questo talento per il pianoforte dovevano essere coltivati ogni giorno, con studio, passione e dedizione.

Ci sono stati dei momenti in cui avresti voluto mollare tutto e cambiare direzione?

Non ho mai pensato di cambiare totalmente vita, ma vorrei sottolineare che siamo umani e credo sia difficile per chiunque non aver mai avuto un momento di “sconforto”. L’amore per la musica però, la quantità di emozioni che può dare anche il semplice ascoltarla, è stata per me, e credo debba essere per tutti, il motore per non spegnere mai quella fiamma che ogni musicista custodisce dentro di sé.

Qual è il momento più emozionante che ricordi della tua carriera musicale?

Sono stati tanti gli episodi e i ricordi piacevoli legati alla mia carriera musicale, ma sono due i momenti che porterò con me per sempre: il primo che mi viene in mente è quando venni ammesso alle fasi finali del concorso Busoni, ero al quinto anno di liceo. Ricordo che dopo una interrogazione in matematica, non particolarmente brillante, durante l’intervallo mi arrivò sul telefono una mail, con scritto “Fondazione Ferruccio Busoni”, la aprii e: “Sei stato ammesso alle fasi finali”. Era la mia prima vera esperienza in un concorso così prestigioso, vincere il sesto premio fu un’emozione incredibile, che per la prima volta mi aprì concretamente un nuovo modo di vivere la musica… Il momento più significativo in assoluto per me, che porto nel cuore, risale alla finale del “Premio Venezia”. Mai dimenticherò quando la Contessa Barbara di Valmarana, con la sua voce sottile ma solenne e declamata, pronunciò: “Infine, il vincitore della 38esima edizione del Premio Venezia è Nicolò Ferdinando Cafaro”. Ci misi qualche secondo prima di realizzare di aver vinto il concorso, dopo un attimo di introspezione, avvertii il boato del pubblico della sala grande del Teatro La Fenice, un’esperienza indescrivibile!

C’è un brano musicale a cui sei particolarmente legato? Vuoi dirci qual è e come mai?

Sì, c’è un brano che da quando ero piccolo rappresenta per me una grande fonte di ispirazione, aspirazione, e sintomo di grande realizzazione personale: parlo del Terzo Concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, lo ascolto da sempre. Da quando lo scoprii vedendo il noto film di Scott Hicks, Shine, è diventato un simbolo per me, un qualcosa di maestoso, musicalmente irraggiungibile e unico, un diamante di inestimabile valore. Oggi averlo in repertorio è tra i miei regali personali più belli!

Hai altre passioni oltre a suonare il tuo strumento (sport/lettura/viaggi/hobby vari/ecc.)?

Certamente, metto sullo stesso piano del suonare il mio sconfinato amore nell’ascoltare musica, spaziando per ogni genere possibile. Questo crescendo mi ha portato ad avere come principale hobby l’alta fedeltà. Il mondo dell’Hi-fi credo sia qualcosa che va a braccetto col suonare uno strumento. Un impianto di alto livello oggi riesce a riprodurre musica in modo verosimile, rievocando l’evento reale, e il poter ascoltare tutta la musica che il mondo offre, dal barocco alla musica di oggi, coniugata al realismo e la fisicità di una performance live, è qualcosa di ammaliante per me… Serve provarlo per capire. Di contro, l’ascoltare musica diventa un rito, non riesco ad ascoltare musica con le piccole cuffie che si usano con lo smartphone. Adoro immensamente anche il cinema, in tutte le sue forme!

Ascolti altri tipi di musica oltre a quella che suoni? Se sì, quali?

Come accennavo poc’anzi, pur dando per scontato il mio orientamento di base classica, quando non suono, spesso ascolto tutt’altro: pop, rock, colonne sonore… Confesso però che per me il genere d’eccellenza nell’ascolto è il jazz. Mi affascina quel mix di estro e schematicità dei grandi jazzisti degli anni d’oro!

C’è un disco – di qualsiasi genere – che consiglieresti a tutti di ascoltare?

Per me sarebbe impossibile consigliare un solo disco, sapendo di escludere tante di quelle meraviglie che si fa fatica a crederci… Tra i dischi a cui ho associato qualcosa di importante nella mia vita cito sicuramente due capolavori del jazz e del bossanova: l’album We Get Request del sommo Oscar Peterson e Wave dell’altrettanto grande Antônio Carlos Jobim.

Qual è il libro che leggerai quest’estate?

Credo possa essere un mio difetto, ma alla lettura ho sempre preferito ascoltare, che sia un brano musicale o una persona che racconta una storia. Tendo ad accrescere la mia cultura giornalmente ma ascoltando più che leggendo. Amo i documentari, ad esempio. Se dovessi scegliere un libro quest’estate, credo leggerei un romanzo horror… ad esempio, Edgar Allan Poe mi ha sempre affascinato da piccolo.