Intervista ad Alberto Navarra e Marianna Tongiorgi

Qual è il primo ricordo della tua vita legato alla musica che ti viene in mente?

Alberto: Da piccolo, più o meno quando avevo tre anni, mio nonno mise a tutto volume allo stereo l’Ouverture del Barbiere di Siviglia. Mi ricordo che iniziai a muovere le mani e a gesticolare come un matto, è come se mi stesse possedendo in quell’istante.
Marianna: Il primo ricordo è legato a una pianista che suonava Al Chiaro di Luna di Beethoven, durante una mostra di quadri.

Cosa ti ha spinto a iniziare a suonare uno strumento musicale?

Alberto: In realtà è stato un incontro casuale. Alle medie di indirizzo musicale c’era la possibilità di studiare uno strumento gratuitamente. Questo ha spinto la mia famiglia a provare a convincermi a iniziare un percorso musicale, vista l’opportunità. Io accettai incuriosito e scelsi però come prime opzioni chitarra e pianoforte, anche perché non avevo idea di cosa fosse un flauto traverso. Alla fine, le domande per chitarra e pianoforte erano tante e mi inserirono nella classe di flauto.
Marianna: Proprio quell’evento: avevo cinque anni e subito chiesi ai miei genitori di mandarmi a lezione di pianoforte.

Quando hai capito che eri brav* in quello che stavi facendo e che questa attività avrebbe occupato una parte importante della tua vita?

Alberto: L’ho capito dopo pochi mesi, vedevo che riuscivo a eseguire brani più avanzati dei miei compagni di classe e avevo molta più facilità. Questo ovviamente ha influito sulla sicurezza in me stesso che mi ha portato a cercare sfide e brani sempre più complessi. Già alla fine delle medie sapevo che questa strada poteva regalarmi molte soddisfazioni. Non eccellevo in altri campi quindi ho deciso di dare tutto me stesso per percorrere questa carriera.
Marianna: Quando da adolescente ho cominciato a ricevere i primi e costanti riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali.

Ci sono stati dei momenti in cui avresti voluto mollare tutto e cambiare direzione?

Alberto: Sì, un paio di volte intorno ai 18-20 anni. Un periodo dove persi completamente la bussola, anziché migliorare peggioravo sempre di più, al punto tale che per un blocco psicologico non riuscivo più a fare uscire un suono decente. È stato sicuramente un periodo molto frustrante e difficile però l’ho superato con calma e molta pazienza grazie anche al lavoro svolto con i miei insegnanti dell’epoca, che mi hanno permesso di cambiare tecnica e sviluppare una vera e propria maturità strumentale.
Marianna: Sì, una volta finiti gli studi, quando è arrivato il momento di concretizzare e di capire come portare a casa uno stipendio, ho pensato di cambiare tutto. Poi invece ho cominciato a lavorare con la musica. 

Qual è il momento più emozionante che ricordi della tua carriera musicale?

Alberto: Ce ne sono tantissimi. Dal ricordo del mio primo premio assoluto vinto a undici anni al mio primo concorso per flauto, a suonare accanto a Emmanuel Pahud con i Berliner Philharmoniker diretti da Kirill Petrenko, a vincere il Carl Nielsen Competition che mi ha poi permesso di suonare da solista con prestigiose orchestre scandinave di fronte a migliaia di persone. Insomma, non mi posso proprio lamentare.
Marianna: Ce ne sono tanti, forse il primo concorso vinto, il Concorso “J.S. Bach” di Sestri Levante.

Ci raccontate come vi siete conosciuti? Cosa vi piace del modo di suonare dell’altro e come mai avete deciso di suonare insieme?

Alberto: Ci siamo conosciuti ai corsi del Maestro Maurizio Valentini a Santa Margherita Ligure, Marianna spesso accompagna le sue lezioni. Mi piace soprattutto la connessione musicale che rende facile e immediato suonare insieme, creando così spontaneità nelle esecuzioni.
Marianna: Io e Alberto ci siamo conosciuti a una masterclass estiva tenuta dal maestro Maurizio Valentini a Santa Margherita Ligure; lui era un allievo talentuosissimo e io collaboratrice pianistica. La cosa che mi piace di Alberto è la sua naturale musicalità e la fantasia che rende sempre interessante quello che suona. 

C’è un brano musicale a cui sei particolarmente legat*? Vuoi dirci qual è e come mai?

Alberto: In realtà no, sono legato alla musica in generale. Mi piace moltissimo ispirarmi ai grandi cantanti d’opera, da loro ho capito cosa significa fraseggiare.
Marianna: La Polacca op. 53 di Chopin. Ricordo di aver chiesto per anni al mio Maestro il permesso di studiarla. Poterla approfondire e suonare dopo tanta attesa è stato meraviglioso. 

Hai altre passioni oltre a suonare il tuo strumento (sport/lettura/viaggi/hobby vari/ecc.)?

Alberto: Certo, amo correre, allenarmi in generale, andare a pescare in montagna. Mi piace la cinematografia, purtroppo non è ancora sbocciato l’amore per la lettura. Viaggiare mi piace ma spesso lo faccio per lavoro e da solo, preferisco farlo con gli amici in vacanza!
Marianna: A dire la verità, no. 

Ascolti altri tipi di musica oltre a quella che suoni? Se sì, quali?

Alberto: Un po’ di tutto anche se cerco di staccare un pochino dalla musica visto che ci convivo quotidianamente. Comunque il rap afroamericano mi motiva molto nelle sessioni di work out, nei viaggi in macchina spesso metto playlist a caso e devo dire che si scoprono canzoni interessanti.
Marianna: Sì, il mio compagno è jazzista quindi mi ha fatto conoscere e apprezzare anche questo genere.

C’è un disco – di qualsiasi genere – che consiglieresti a tutti di ascoltare?

Alberto: Non amo particolarmente i dischi, infatti quando ascolto cerco sempre una versione live su YouTube o altre piattaforme come la Digital Concert Hall dei Berliner Philharmoniker. Comunque, Making Movies dei Dire Straits è sempre una garanzia.
Marianna: Magaloff plays Chopin.

Qual è il libro che stai leggendo quest’estate?

Alberto: Ahah, come anticipato non sono un grande lettore, diciamo che mi limito agli spartiti, di quelli ne ho letti tantissimi quest’estate!!
Marianna: I no che aiutano a crescere di Asha Phillips.