Qual è il primo ricordo della tua vita legato alla musica che ti viene in mente?
Sofia Bandini: Quando avevo cinque anni, andai con la mia famiglia a trovare mio zio che abitava a Valencia. Al famoso Teatro dell’Opera di Calatrava c’era in cartellone Sigfrido e mia madre mi portò, pensando che avrei dormito. Invece, per suo stupore, mi ascoltai sei ore di Wagner senza battere ciglio. Ricordo ancora molto bene l’impatto che ebbe su di me quest’esperienza.
Carlotta Libonati: Se devo ricordare proprio il primo episodio legato alla musica, me ne viene in mente uno che permetterà a qualcuno di prendermi in giro in quanto violista. Mia madre è una cantante e quando era incinta di me – e anche per un po’ di tempo dopo che sono nata – faceva concerti. Penso di aver avuto due anni, su per giù, quando assistetti al suo primo concerto, e fui incaricata di portare i fiori alla fine del concerto. Ecco, mia madre mi ha sempre definita una “testa dura”, probabilmente perché sin da piccola ho dimostrato di esserlo. Perciò ad un certo punto del concerto, decisi che quella era la fine, perciò feci la mia passerella con i fiori e glieli portai, così mi presi il doppio applauso, quello nel mezzo, e quello alla fine del concerto, quando i fiori dovevo portarglieli davvero.
Lara Biancalana: Sono nata in una famiglia di musicisti; quindi, la musica è stata sempre una costante della mia vita. Non saprei identificare il primissimo ricordo, poiché risale a un’età in cui i ricordi non sono ancora nitidi. Tuttavia, ricordo che i miei giochi da bambina sono sempre stati accompagnati dalle note di Vivaldi o Corelli, e che fin da piccolissima ho partecipato a diverse attività musicali di gruppo per bambini, che ho frequentato fino ai 6 anni.
Cosa ti ha spinto a iniziare a suonare uno strumento musicale?
Sofia: Mia madre, anche lei violinista. Ho chiesto un violino come regalo per il mio sesto compleanno e ho cominciato a fare lezioni con lei. Prestissimo grazie allo strumento ho scoperto il divertimento del fare musica d’insieme e… il resto è storia.
Carlotta: Facilitata dalla provenienza di una famiglia in parte di musicisti, il caso ha voluto che da piccola vivessi in una casa molto grande, dove al primo piano venne ad abitare una violista. Ogni domenica ho un ricordo molto vivido di quanto fossi rapita da quel suono, tanto da farmi sdraiare con l’orecchio sul pavimento. Quando vidi lo strumento, pensai fosse un violino, perciò andai da mia madre e le chiesi di suonare il violino, e così feci per i successivi nove anni. Per l’esame di ottavo anno di Conservatorio di violino è richiesta una prova di lettura a prima vista con la viola, così l’affittai per un mese e feci qualche lezione. Sembra un miracolo, ma fu come se avessi ritrovato quel rapimento e quella passione che provenivano proprio da quel tipo di suono, proprio quello che mi portò a dire a mia madre che volevo suonare uno strumento.
Lara: Crescere in una casa dove la musica era parte integrante della vita quotidiana ha sicuramente influenzato la mia scelta. Mia mamma, che è una cantante, suonava il violoncello per diletto. Quando ho compiuto sei anni, ha notato la mia curiosità durante i suoi momenti di studio e mi ha regalato un piccolo violoncello tutto per me. È stato un regalo che ha segnato l’inizio del mio viaggio strumentale.
Quando hai capito che eri brava in quello che stavi facendo e che questa attività avrebbe occupato una parte importante della tua vita?
Sofia: Fin da piccola, quando le attività musicali prendevano tanto tempo e richiedevano tanti sacrifici a me e alla mia famiglia. A essere onesta, non sono sempre stata sicura che la musica un giorno sarebbe stata la mia professione. Forse è proprio grazie alle mie prime esperienze di quartetto che mi sono innamorata in modo irrecuperabile della musica, e non l’ho più voluta lasciare.
Carlotta: Questa cosa è molto collegata alla domanda successiva, poiché finché suonavo il violino la mia passione in merito era sicuramente minore rispetto a quando sono passata alla viola. A dire la verità, ho finito il liceo pensando di iscrivermi all’università, giurisprudenza per la precisione, e così feci. Dopodiché, iniziai l’anno accademico in Conservatorio quasi convinta di lasciare la musica. Avevo iniziato a studiare viola con Luca Sanzò, che mi consigliò vivamente di scegliere una delle due strade, o quantomeno decidere quale sarebbe stata quella piu importante, perché con la viola, secondo lui, avrei avuto molte possibilità. E così presi una decisione, quella che prenderei di nuovo ogni volta, in ogni momento di sconforto.
Lara: Ho sempre sentito una passione profonda per la musica e per il mio strumento, che mi ha portata a studiare con impegno fin da bambina. Un momento cruciale nella mia consapevolezza è stato il mio primo incontro con Giovanni Sollima quando avevo 12 anni. Ero in un periodo molto fragile, appena uscita da un infortunio che mi aveva impedito di suonare per diversi mesi. L’energia incredibile e l’amore per la musica di Sollima mi hanno ridato fiducia. Per la prima volta mi sono sentita veramente “vista”, ed è stato un momento fondamentale per me.
Ci sono stati dei momenti in cui avresti voluto mollare tutto e cambiare direzione?
Sofia: Assolutamente. Non è un mondo facile in cui navigare, è facile scoraggiarsi. Una volta finito il liceo non ero sicura di quale strada intraprendere, ma grazie a tante persone che mi hanno dato fiducia e alle opportunità che mi si sono presentate dinanzi ho trovato il coraggio di concentrare tutto il mio impegno sulla musica.
Lara: Non ho mai considerato seriamente di abbandonare la musica, ma il periodo successivo al mio infortunio è stato sicuramente il più difficile.
Qual è il momento più emozionante che ricordi della tua carriera musicale?
Sofia: Credo sia stata la mia prima tournée in orchestra con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Ricordo ancora sulla pelle la sinergia di quella Settima Sinfonia di Beethoven, non a caso per Wagner “l’apoteosi della danza”, e la gioia di essere parte di qualcosa di grande e meraviglioso.
Carlotta: Forse a questa domanda dovrei rispondere con un risultato o un concerto molto importante, ma più ci penso, più non mi viene un momento specifico da raccontare. L’emozione vera e propria la provo quando riesco a decidere che colore dare alla musica che suono, che sia uno stato d’animo o anche semplicemente un tipo di suono che sento che funziona. Quindi ci sono anche solo prove molto emozionanti, così come lezioni molto emozionanti. Per me è proprio questo che rende il mio lavoro un lavoro speciale, mai monotono.
Lara: Recentemente, durante una masterclass di musica da camera con Enrico Pace, il Maestro si è seduto al pianoforte per mostrare alcuni aspetti a uno studente e insieme abbiamo accennato l’inizio del secondo movimento del Trio di Mendelssohn in re minore. Avevo le lacrime.
Ci racconti come hai conosciuto le altre musiciste del Quartetto? Cosa ti piace del loro modo di suonare e come mai avete deciso di formare il vostro gruppo?
Sofia: È buffo, perché ci conosciamo tutte da tanti anni, anche se magari solo di nome o di vista. Siamo cresciute tutte fin da piccolissime nello stesso ambiente romano, all’interno della Juniorchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ma ci siamo ritrovate solo di recente nella Scuola “Avos Project”, un luogo particolarmente concentrato sulla musica da camera. Per motivi diversi il quartetto è sempre stato un sogno di tutte, così abbiamo unito gli intenti comuni in questo progetto. Credo che la nostra particolarità come gruppo – e, a mio parere, anche il nostro punto di forza – sia quanto siamo diverse l’una dall’altra. Il quartetto può essere anche l’unione di quattro forti individualità, ognuna con i propri pregi, dove ciascuna porta qualcosa di buono nel gruppo. Mi piace poter imparare costantemente cose nuove e diverse da altre musiciste al mio pari, e trovo affascinante l’alchimia che si crea quando questi quattro mondi così diversi entrano in armonia tra loro.
Carlotta: Elena e Sofia le conobbi alla Juniorchestra, l’orchestra giovanile dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Lara all’interno di Avos Project, Scuola Internazionale di Musica di Roma. Abbiamo avuto nel tempo modo di conoscerci musicalmente mai suonando insieme. Il mio sogno professionale è sempre stato il quartetto, quindi quando mi sono ritrovata a suonare spesso musica da camera con persone diverse e non con una formazione fissa, ho pensato di chiedere a quelle con cui mi ero trovata meglio di pensare a un progetto di questo tipo. In principio eravamo io, Elena e Lara, e dopo un periodo di assestamento chiedemmo a Sofia se volesse far parte del gruppo, e così iniziammo. Di loro e del nostro modo di suonare insieme mi piace il fatto che a un certo momento, dopo ore giorni e mesi di metronomo e insulti, il quinto elemento – il Quartetto Klem – prende vita, perciò amo la loro, la nostra, capacità di abbandonarsi. È l’esatto momento in cui Elena, Sofia, Carlotta e Lara lasciano andare questi quattro nomi e si mettono al servizio l’una dell’altra a seconda di quello che vuole il compositore, e questo spesso è ben condiviso, così come richiede la musica da camera che è la forma di condivisione maggiore nella musica.
Lara: Ci siamo conosciute durante i corsi di Avos Project, un’accademia romana specializzata nella musica da camera. Successivamente abbiamo scoperto di aver frequentato tutte la stessa orchestra giovanile da bambine. Abbiamo iniziato a suonare insieme in quartetto come parte di un progetto didattico, un’esperienza meravigliosa e fondamentale per ogni strumentista ad arco. Essendoci trovate bene poi abbiamo deciso di continuare. Ammiro l’estrema cura per i dettagli che ognuna di loro mette nel suonare e la forza comunicativa dei loro approcci, che sono molto diversi ma complementari.
C’è un brano musicale a cui sei particolarmente legata? Vuoi dirci qual è e come mai?
Sofia: Sicuramente il Quartetto in fa di Ravel. È stata forse la mia prima “cotta musicale”. Ricordo ancora come durante le pause delle orchestre giovanili mi mettevo con i miei amici per i corridoi e un paio di fogli stampati a suonare – male, ovviamente – le pagine di questo pezzo, sognando di poterlo suonare davvero un giorno. Non vedo l’ora di realizzare questo desiderio.
Carlotta: Il Quintetto op. 34 di Brahms penso che a oggi sia il mio brano preferito nella musica classica. Il perché non lo so mettere in parole, ma posso dire che ogni volta che lo sento, e l’avrò sentito penso piu di 100 volte e suonato almeno 4 o 5, mi fa ancora venire i brividi.
Lara: Sono particolarmente legata al Quintetto in do maggiore di Schubert per due violoncelli. Amo profondamente il linguaggio espressivo di Schubert, e credo che questo Quintetto ne rappresenti la massima espressione. Non potrei non amarlo. Inoltre, è stato anche il primo brano di musica da camera che ho suonato, il che lo rende ancora più speciale per me.
Hai altre passioni oltre a suonare il tuo strumento (sport/lettura/viaggi/hobby vari/ecc.)?
Sofia: Adoro viaggiare. Dopo il periodo del lockdown ho cercato più occasioni possibili per girare ed esplorare il mondo, se possibile cercando di fare almeno un bel viaggio ogni anno (risorse economiche permettendo!). Quest’anno sono riuscita a coronare un sogno che avevo nel cassetto da tanti anni, ovvero il Giappone!
Carlotta: Assolutamente sì! Mi piace leggere e studiare quello che leggo. Mi piace creare le cose, mi diletto con l’uncinetto e ago e filo. Ovviamente mi piace viaggiare.
Lara: Sì, oltre alla musica, amo l’arte figurativa e la danza. Vado spesso alle mostre e a teatro per vedere spettacoli di balletto. Mi piace molto leggere e anche cucinare, attività che trovo sia rilassanti che stimolanti.
Ascolti altri tipi di musica oltre a quella che suoni? Se sì, quali?
Sofia: Non vado spesso per generi, a parte ovviamente quello della classica. Mi piace scoprire cose nuove, ricevere consigli o ispirazioni diverse. Può piacermi una canzone o un brano di un artista o di generi molto differenti tra loro. Cerco di non darmi limiti nell’ascoltare e scoprire cose diverse. Ultimamente sto esplorando alcuni grandi classici del jazz e del rock, avevo delle lacune terribili!
Carlotta: Ascolto assolutamente tutta la musica indistintamente e non penso di avere preferenze nei generi, casomai ho preferenze per gli autori, ma non per gli stili. Piccola preferenza per la musica elettronica e se proprio dovessi nominare qualcuno nominerei i Radiohead e qui sotto indico anche l’album che consiglio, assolutamente alla cieca perché li amo tutti.
Lara: Vorrei poter rispondere di sì, ma la realtà è un’altra. La musica che suono occupa gran parte del mio tempo e della mia attenzione.
C’è un disco – di qualsiasi genere – che consiglieresti a tutti di ascoltare?
Sofia: OK Computer dei Radiohead. Grandissima musica, intramontabile.
Carlotta: The Bends, Radiohead.
Lara: Wood Works del Danish String Quartet. È un disco davvero simpatico di musica tradizionale scandinava arrangiata per quartetto d’archi. Semplice da ascoltare e da apprezzare!
Qual è il libro che stai leggendo quest’estate?
Sofia: Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien. È una sorta di antologia mitologica di uno dei miei mondi fantasy preferiti, quello de Il Signore degli Anelli. Trovo di una profonda bellezza il mito della creazione di quest’universo, proprio all’inizio del libro: Ilùvatar, l’Unico, propose alla sua progenie dei temi musicali ed essi cominciarono a cantare, ma il mondo non raggiunse il suo splendore finché tutti i suoi figli non trovarono il reciproco ascolto e una comune armonia creando così la Grande Musica, il cui eco si propagherà nel Vuoto. Lo trovo bellissimo.
Carlotta: Ho letto L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera, e ora ho iniziato Cime Tempestose di Emily Brontë.
Lara: Sto leggendo Le affinità elettive di Goethe. Un classico che mi sta affascinando per la sua profondità e complessità nei temi delle relazioni umane.