Le connessioni musicali di Stephen Waarts

Presenterà un programma che spazia da Grieg ai Märchentänze di Thomas Adès, includendo brani di Sibelius ed Elgar dei primi del Novecento.

Questo programma l’abbiamo ideato insieme con Juho, e non vedo l’ora di presentare tutti questi brani. Penso di essere partito dall’idea di voler suonare i Märchentänze di Adès. Ho già eseguito altre sue musiche in passato e ho anche lavorato con lui personalmente come direttore e insegnante. È davvero il mio compositore vivente preferito: la sua musica è spesso incredibilmente complessa dal punto di vista intellettuale, ma allo stesso tempo ha un impatto immediato sull’ascoltatore. Thomas è molto ispirato dalla musica di Sibelius, quindi è stato naturale includere anche Sibelius nel programma, e questi brani più leggeri e brevi hanno molto in comune con i Märchentänze. La Sonata di Grieg non è molto eseguita, ma è un inizio meraviglioso, e trovo che abbia una generosità e un senso di apertura che dialogano molto bene con Adès e Sibelius. Infine, la Sonata di Elgar che chiude il programma mostra un altro lato della musica inglese; ho sempre amato Elgar, soprattutto il Concerto per violino, e la sua musica ha una nobiltà e un respiro che non assomigliano a nessun altro compositore.

Sul palco sarà affiancato dal pianista finlandese Juho Pohjonen.

Juho e io ci siamo incontrati e abbiamo suonato insieme per la prima volta a un festival a Cleveland, in Ohio, nel 2022, e fin dall’inizio sono rimasto molto colpito dal suo modo di suonare e ho desiderato fare di più insieme. Con alcuni musicisti, come Juho, sento che condividiamo lo stesso modo di respirare e modellare una frase già prima di qualsiasi prova, e c’è un certo fluire naturale e una facilità nel suonare con lui che mi ispira, oltre al fatto che condividiamo gusti musicali simili. Inoltre, è tecnicamente straordinario e ha una conoscenza e un’intelligenza musicale impressionanti — e non solo!

Ci sono compositori o repertori ai quali si sente particolarmente legato — che riflettono il tuo “stile interiore” — e altri che invece percepisce come sfide da esplorare?

È una domanda interessante. Sento che è qualcosa che è cambiato nel corso degli anni e che continuerà a cambiare per tutta la vita. Per esempio, quando ero più giovane mi sentivo più insicuro con Beethoven e Schubert: non perché non li amassi, ma in qualche modo non trovavo la connessione giusta. Non ho mollato e con il tempo e l’esperienza ora mi sento molto a mio agio con entrambi. Con Schumann invece mi sono sentito da subito particolarmente in sintonia. Credo di riuscire a trovare una connessione con tutti i grandi compositori: è più difficile cercare di entrare in sintonia con un brano mediocre, ma per fortuna non ho bisogno di scegliere quelli per i miei programmi…

Foto © Andrej Grilc