[concerto streaming] SVIATOSLAV RICHTER, pianoforte

Registrazione del concerto del 23 settembre 1994 al Teatro Verdi
Archivio sonoro degli Amici della Musica di Firenze

Programma

Ludwig van BEETHOVEN (1770-1827)
Sonata in do minore op. 13, «Patetica»
Grave – Allegro di molto e con brio / Adagio cantabile / Rondò – Allegro

Ludwig van BEETHOVEN
Sonata in mi maggiore op. 14 n. 1
Allegro / Allegretto / Rondò – Allegro comodo

Ludwig van BEETHOVEN
Sonata in la bemolle maggiore op. 26
Andante con variazioni / Scherzo – Allegro molto / Marcia funebre sulla morte d’un Eroe / Allegro

[Il concerto del 23 settembre 1994 aveva in programma anche la Sonata op. 14 n. 2 e la Sonata op. 22 di Beethoven, che purtroppo non sono disponibili]

Note di sala del concerto del 23 settembre 1994 (archivio storico Amici della Musica di Firenze)

Perché non suono senza spartito?
Mi sono deciso, ahimè, troppo tardi a tenere davanti lo spartito durante i concerti, nonostante avessi intuito da tempo che bisognava farlo.
È paradossale, ma in un’epoca in cui il repertorio era più ristretto e meno complesso si suonava abitualmente con lo spartito e questa saggia usanza fu interrotta da Liszt.
Oggi la testa – piuttosto che ben fornita di musica – è sovraccaricata da un’abbondanza inutile e rischia di affaticarsi pericolosamente.
Che infantilismo e che vanità, fonte di fatiche inutili, questa specie di gara di prodezza della memoria, quando bisognerebbe soprattutto fare della buona musica che tocchi l’ascoltatore! Mediocre routine in cui si crogiola una gloria mendace e che il mio caro professore Heinrich Neuhaus tanto biasimava.
L’incessante richiamo all’ordine dello spartito darebbe meno licenza a questa «libertà», a questa «individualità» dell’interprete con cui si tiranneggia il pubblico e si infesta la musica, e che non è nient’altro che mancanza di umiltà e di rispetto per la musica stessa.
Certo non è così facile essere assolutamente liberi quando si ha lo spartito davanti e ci vuole molto tempo, lavoro e abitudine; per questo è meglio cominciare il più presto possibile.
Ecco un consiglio che darei volentieri ai giovani pianisti: adottare finalmente questo metodo sano e naturale che permetterà loro di non annoiarci vita natural durante con gli stessi programmi, e di crearsi loro stessi una vita musicale più ricca e variata.

Perché suono con pochissima luce?
Non per mio piacere o per chissà quali misteriose ragioni gli spettatori di solito immaginano a seconda che siano bene o mal disposti nei miei confronti, ma per il pubblico stesso.
Noi viviamo in un’epoca visiva e niente è più funesto per la musica.
L’agitarsi delle dita, la mimica del volto (che non riflettono la musica ma il lavoro sulla musica e non aiutano in niente a coglierla a pieno), gli sguardi lanciati sulla sala e sugli spettatori sono tutte fonti di disturbo per la concentrazione del pubblico, che sviano l’immaginazione e si frappongono fra lui e la musica.
Bisogna che la musica arrivi pura e diretta.
Con i miei saluti più cordiali e con la speranza che l’oscurità favorisca il raccoglimento e non la sonnolenza!

Sviatoslav Richter

Per la rassegna stampa del concerto, cliccare qui.