QUATUOR AROD

DOMENICA 10 NOVEMBRE 2024, ore 19
TEATRO NICCOLINI

Il mondo del Quartetto

BEETHOVEN: Quartetto n. 6 in si bemolle maggiore, op. 18 n. 6
SZYMANOWSKI: Quartetto n. 2, op. 56
SCHUMANN: Quartetto n. 3 in la maggiore, op. 41 n. 3

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Dunque, cos’è questo “Arod”? Un compositore dimenticato, una città mitica, un misterioso acrostico? In realtà, il Quatuor Arod ha scelto come sua figura tutelare un cavallo immaginato da Tolkien ne Il Signore degli Anelli. Simbolo di forza e ardore (il suo nome significa “agile, veloce”), incarna anche uno spirito di libertà dato che l’elfo Legolas gli aveva tolto sella e redini. Questa comunione di archi è nata nel 2013 al Conservatoire de Paris. Tutti i membri del Quartetto lo hanno infatti frequentato, beneficiando in particolare dell’insegnamento di Jean Sulem. Nato come un gruppo di studenti, desideroso di mettere le dita sulle pagine più belle del repertorio, l’ensemble ha scelto come prima apparizione il Concorso FNAPEC, che ha incoronato grandi quartetti d’archi come Modigliani e Ysaÿe. Il Quartetto Arod ha vinto il primo premio nel 2014, accedendo così a tutte le porte previste dalla residenza ProQuartet, il Centro europeo di musica da camera. Dopo aver lavorato al Conservatorio con il Quatuor Ébène, e in seguito con l’Artemis Quartett alla Chapelle Musicale Reine Élisabeth di Bruxelles, il Quartetto ha iniziato una residenza alla Fondation Singer-Polignac per poi lanciarsi in una nuova, ambiziosa sfida con il Concorso Internazionale di Musica da Camera “Carl Nielsen” nel 2015. Per prepararsi al meglio, i membri del Quartetto si sono rivolti a colui che sarebbe diventato il loro mentore: Mathieu Herzog, il violista del Quatuor Ébène, oggi direttore d’orchestra. Con lui hanno affinato la loro tecnica e musicalità ma hanno anche imparato ad affrontare al meglio una quotidianità costantemente condivisa. Questo Concorso rimane uno dei ricordi più belli del Quatuor Arod, perché hanno vinto il Primo Premio e due Premi Performance. Quando il Quartetto ha deciso di affrontare l’Everest delle competizioni, il Concorso ARD di Monaco, naturalmente Mathieu Herzog era presente per dare supporto.
Tutto il lavoro e l’audacia sono stati ripagati perché il Quartetto ha vinto il Primo Premio. Il Quatuor Arod è stato in seguito nominato BBC New Generation Artist dal 2017 al 2019 e ECHO Rising Star per la stagione 2018-2019, prima di continuare la sua brillante carriera. A soli cinque anni dalle prime note suonate insieme in una sala prove del Conservatorio, il Quartetto è diventato molto ricercato in tutti i cinque continenti e nelle più prestigiose sale da concerto: la Philharmonie de Paris, la Wigmore Hall di Londra, la Philharmonie di Berlino, la Elbphilharmonie di Amburgo, il Concertgebouw di Amsterdam, il Bozar di Bruxelles, la Oji Hall di Tokyo e la Carnegie Hall di New York durante il primo tour negli USA. Da Gramophone a Le Monde, senza dimenticare The Strad e Diapason, la critica ha elogiato la rara energia concertistica del Quartetto Arod e la qualità delle sue incisioni, la prima delle quali è stata dedicata a Mendelssohn, la seconda invece realizzata come un musical caleidoscopio incentrato su Mathilde Zemlinsky; la terza è stata invece dedicata a Schubert e l’ultima alla musica francese: Debussy, Ravel e Attahir. Nel 2023 è stato anche pubblicato un documentario sulla loro vita dal titolo Ménage à Quatre di Bruno Monsaingeon, un simpatico e intimo riquadro del Quatuor Arod. Il Quartetto ama anche lavorare con artisti del calibro di Elsa Dreisig, Adam Laloum, Jérôme Pernoo, Antoine Tamestit, Alexandre Tharaud e Camille Thomas. Più che semplici interpreti, il Quartetto guida anche la musica di domani: nel 2017 ha presentato in anteprima Al Asr, il primo quartetto d’archi di Benjamin Attahir, commissionato da La Belle Saison e ProQuartet.
Jordan Victoria suona un violino di Francesco Goffriller; Alexandre Vu un violino di Giovanni Battista Guadagnini; Tanguy Parisot una viola di Carlo Ferdinando Landolphi e Pietro Giovanni Mantegazza (1775); Jérémy Garbard un violoncello di Giovanni Battista Ruggieri (circa 1700).

Foto © Julien Benhamou