Il fare musica di Nikolai Lugansky

Il 4 febbraio terrà un recital per gli Amici della Musica di Firenze con capolavori pianistici di Mendelssohn, Chopin e Rachmaninov. Cosa la lega a questi tre compositori e come ha scelto questo programma?

Naturalmente sono tre compositori geniali, che ho suonato moltissimo nella mia vita, soprattutto Rachmaninov. Dei tre, Mendelssohn è quello che ho eseguito meno ma condivide con Chopin lo stesso periodo storico e ha composto musica meravigliosa. I suoi Lieder ohne Worte non sono certamente musica per sale da concerto con migliaia di ascoltatori, piuttosto sono brani pensati per una trasmissione da cuore a cuore.
Chopin è probabilmente il primo compositore che ha contribuito a creare l’idea del pianoforte che abbiamo oggi. Nel repertorio per strumento a tastiera, esiste un prima e un dopo la sua Ballata n. 1. La stessa cosa vale per Rachmaninov e Liszt, che pure hanno cambiato completamente la storia del pianoforte e costruito l’immagine che ne abbiamo oggi. Le Variazioni su un tema di Chopin op. 22di Rachmaninov sono un brano raramente eseguito, anche in Italia, probabilmente per la loro complessità. Chiuderò il programma con una selezione di Preludi dell’op. 23, sempre di Rachmaninov, che sono lavori ben più conosciuti.

Il 3 febbraio suonerà in duo con Vadim Repin. Come avete scelto di suonare insieme e cosa vi affascina di questo grande violinista?

Conosco Vadim Repin da moltissimo tempo. L’idea di suonare insieme è nata quando ci trovavamo entrambi in un festival a Nantes, dove io suonavo il Terzo Concerto di Rachmaninov e lui il Concerto per violino di Čajkovskij. Abbiamo deciso lì che dovevamo suonare insieme. Penso fosse il 2003. Da allora suoniamo in duo regolarmente e il nostro repertorio spazia da Sonate di Grieg, Prokof’ev, Brahms, Schubert, Schumann… Vadim non è solo un grande violinista ma il suo modo di fare musica è connesso alla sua qualità umana. Il nostro legame artistico è molto profondo: so che, se in concerto suono in modo un po’ diverso rispetto alle prove, lui mi segue e crea qualcosa nella mia stessa direzione. Sappiamo che ogni impulso, ogni stimolo che lanciamo l’uno verso l’altro sarà accolto ed enfatizzato.

La sua straordinaria carriera musicale l’ha portata a tenere concerti in tutto il mondo. Qual è l’aspetto che preferisce del suo lavoro e quello che la stressa di più?

L’aspetto più bello è la musica, può suonare banale ma è così. Il mio lavoro mi permette di fare musica in posti diversi, sempre con un pubblico diverso. Non posso immaginare come si riesca, da musicisti, ad amare la musica senza fare concerti, senza restituire lo studio, le prove a un pubblico che ti ascolta dal vivo. Un altro aspetto che amo è visitare città in tutto il mondo e la mia città preferita – non solo la mia, ma di tantissimi musicisti – è proprio Firenze. Naturalmente ci sono molti aspetti snervanti della mia vita lavorativa: ritardi di treni, aerei, valigie che si perdono… Bisogna prendere tutto con filosofia e, a volte, avere un buon senso dell’umorismo!

Foto © Marco Borggreve