Intervista a Giovanni Bertolazzi

Qual è il primo ricordo della tua vita legato alla musica che ti viene in mente?

Emergono tra i ricordi le sonate di Scarlatti suonate al clavicembalo da Scott Ross: me le faceva ascoltare mio padre quando ero bambino.

Cosa ti ha spinto a iniziare a suonare uno strumento musicale?

La curiosità nei confronti di ciò che si poteva produrre dai tasti del pianoforte. Un mondo affascinante e sempre più attraente, nel desiderio di voler almeno provare ad emulare i grandi pianisti.

Quando hai capito che eri bravo in quello che stavi facendo e che questa attività avrebbe occupato una parte importante della tua vita?

Quello che mi ha incoraggiato a fare della musica la principale attività della mia vita è stata una fortissima e totalizzante passione. Per quanto riguarda la bravura, credo che dovrebbe essere individuata e opportunamente stimolata anzitutto da chi è competente. Poi tocca a ciascuno di noi, attraverso un continuo studio e perfezionamento, lavorare con l’obiettivo di migliorare sempre di più senza però adagiarsi sui risultati ottenuti, pur nella consapevolezza dei traguardi artistici via via raggiunti.

Ci sono stati dei momenti in cui avresti voluto mollare tutto e cambiare direzione?

Mai. Nonostante le difficoltà che ciascun giovane musicista possa incontrare nel corso della sua formazione, non ho messo mai in dubbio la mia scelta di vita in nome della musica.

Qual è il momento più emozionante che ricordi della tua carriera musicale?

I debutti con grandi orchestre sinfoniche italiane, come la Filarmonica del Teatro La Fenice a Venezia e l’Orchestra Sinfonica Siciliana a Palermo.

C’è un brano musicale a cui sei particolarmente legato? Vuoi dirci qual è e come mai?

Mi sento fortemente in sintonia con la musica di Beethoven e quella di Rachmaninov. In particolare, sono molto legato emotivamente alla Sonata op. 36 del compositore russo, che ho suonato più volte in concerto e in occasione di competizioni internazionali prestigiose.

Hai altre passioni oltre a suonare il tuo strumento (sport/lettura/viaggi/hobby vari/ecc.)?

Credo che per approfondire il linguaggio musicale in tutti i suoi aspetti ci sia bisogno di una dedizione molto profonda. Personalmente, rimane pochissimo spazio da dedicare ad altre passioni, anche se sono attirato dall’arte e dalla cultura in generale.

Ascolti altri tipi di musica oltre a quella che suoni? Se sì, quali?

Ascolto essenzialmente musica classica, estesa naturalmente a qualsiasi tipologia di organico strumentale.

C’è un disco – di qualsiasi genere – che consiglieresti a tutti di ascoltare?

Sicuramente i dischi di Vladimir Horowitz, uno dei più grandi pianisti di tutti i tempi.

Qual è il libro che leggerai quest’estate?

Sto leggendo Il piacere di Gabriele D’Annunzio.