Intervista ad Axel Trolese

Qual è il primo ricordo della tua vita legato alla musica che ti viene in mente?

Credo che sia il mio primo saggio, quando frequentavo la locale scuola di musica nella città dove ho vissuto, Aprilia, in provincia di Latina. Non è stata un’esecuzione particolarmente notevole, suonavo da pochissimi mesi, ma è stato il primo contatto con il pubblico e non si dimentica mai!

Cosa ti ha spinto a iniziare a suonare uno strumento musicale?

È stata la presenza di un pianoforte verticale a casa mia! Ero un bambino molto curioso e giocavo con qualsiasi cosa avessi sotto tiro; ad un certo punto, ho preteso di giocare anche con questo strano marchingegno con tasti, pedali e che produceva dei suoni, ma non era così intuitivo come le macchinine, la palla, eccetera. Saggiamente, i miei genitori mi hanno subito iscritto ad una scuola di musica!

Quando hai capito che eri bravo in quello che stavi facendo e che questa attività avrebbe occupato una parte importante della tua vita?

Verso i 15-16 anni, quando finalmente mi sono potuto svincolare da un’insegnante mediocre del Conservatorio che frequentavo e ho cominciato seriamente a lavorare con il M° Maurizio Baglini, e soprattutto a vedere i risultati del lavoro che stavamo portando avanti. L’amore e la passione per la musica c’erano anche prima di questo cambio, ma non avevo i mezzi tecnici per tradurli come volevo io. Ringrazierò sempre Maurizio Baglini per avermi aiutato a trovare i miei mezzi.

Ci sono stati dei momenti in cui avresti voluto mollare tutto e cambiare direzione?

Non veramente, l’amore per la musica è sempre stato il motore che mi ha portato avanti, anche nei momenti difficili che sempre si attraversano in un percorso lungo e complesso come quello di essere un musicista professionista.

Qual è il momento più emozionante che ricordi della tua carriera musicale?

Senza dubbio le prime due volte che ho suonato in una sala davvero molto grande, precisamente nel Teatro La Fenice di Venezia. Era in corso il famoso concorso pianistico nazionale, e durante semifinale e finale l’emozione di uscire dalle quinte e vedere (anche se in penombra) quel teatro meraviglioso è stata fortissima.

C’è un brano musicale a cui sei particolarmente legato? Vuoi dirci qual è e come mai?

Sì, la Canço i Dansa n° 6 di Frederic Mompou, che è attraversata da una profondità espressiva talmente poetica da lasciarmi ogni volta senza fiato. Si dice che la musica è linguaggio di tutto quello che a parole non può essere spiegato… e in questo brano Mompou riesce a dare vita musicale ad un mondo interiore meraviglioso.

Hai altre passioni oltre a suonare il tuo strumento (sport/lettura/viaggi/hobby vari/ecc.)?

Certamente! Sono un grande appassionato degli sport motoristici, che seguo continuamente, ma anche di letteratura, viaggio e gastronomia.

Ascolti altri tipi di musica oltre a quella che suoni? Se sì, quali?

Mi piace molto il jazz, mentre ho da sempre molti problemi ad ascoltare la musica leggera, salvo alcune eccezioni come i Queen.

C’è un disco – di qualsiasi genere – che consiglieresti a tutti di ascoltare?

La lista dei dischi che consiglierei è troppo lunga… se proprio devo sceglierne uno (e sicuramente domani me ne verrà in mente un altro che avrei potuto scrivere al suo posto) prenderei il Tristano e Isotta di Richard Wagner, nella registrazione di Carlos Kleiber con la Staatskapelle di Dresda.

Qual è il libro che leggerai quest’estate?

Adesso sto leggendo Gioco e teoria del duende di Federico García Lorca, ma è un libro molto piccolo… presto voglio cominciare a leggere l’Amleto di William Shakespeare! Magari per quando ci sarà il mio concerto al Fortissimissimo Festival l’avrò finito!