In dialogo con Andrea Lucchesini

Il programma che eseguirà il 17 febbraio 2018 ha un titolo molto suggestivo, ovvero Schubert-Schumann: il sogno e l’abisso. Potrebbe spiegarci questo binomio e le ragioni per cui ha accostato questi due compositori?

Avevo una gran voglia di approfondire maggiormente Schubert, dopo il lungo periodo in cui mi aveva assorbito l’integrale beethoveniana. Sono partito dall’ultimo Schubert, e con un passaggio che mi è parso naturale ho pensato a Schumann, che nei primi venti numeri d’opera attraversa il pianoforte come un turbine. In tutti e due gli autori i momenti onirici si alternano a momenti di disperazione: Schumann scrive pagine appassionate con personaggi inventati che escono dalla realtà, per rappresentare le ambivalenze e le contraddizioni del suo spirito, mentre Schubert alterna la consapevolezza del suo genio alla constatazione che la realtà della sua vita è molto diversa dalle speranze.

Alla carriera concertistica ha sempre affiancato anche l’attività didattica (corsi di perfezionamento, masterclass) ricoprendo anche la carica di direttore artistico della Scuola di Musica di Fiesole dal 2008 al 2016. Quale consiglio si sente di dare ai giovani che vorrebbero intraprendere la professione del musicista?

Ampliare le proprie conoscenze è adesso ancora più necessario: credo che le professioni musicali siano moltissime, ma spesso i giovani idealizzano la figura del concertista e si concentrano soltanto su una parte, peraltro importantissima, della preparazione. L’esperienza della Scuola di Fiesole mi ha messo in contatto ravvicinato con le sfide della formazione, ma soprattutto con tanti ragazzi seri, appassionati e desiderosi di imparare. La responsabilità nei loro confronti è grande, e anche la consapevolezza che le strade possono aprirsi soltanto se si è curiosi e onnivori, oltreché naturalmente, capaci di grande impegno e non pochi sacrifici.

Il suo interesse per i giovani talenti è testimoniato anche da Fortissimissimo, festival che ha ideato per gli Amici della Musica di Firenze e che, da settembre a ottobre 2017, ha ospitato talenti italiani della musica classica. Potrebbe raccontarci come è nato questo progetto e quali idee ha per la prossima edizione del 2018?

Gli Amici della Musica mi hanno chiesto di organizzare l’anteprima della vera e propria stagione concertistica. Ne sono stato molto felice, e ho pensato subito che sarebbe stato importante dare spazio ai giovani talenti italiani, che sono molti e bravissimi.

Così è nato fff, che ho immaginato come luogo d’incontro e collaborazione tra una storica istituzione musicale della città, i suoi giovani abitanti e un gruppo di ragazzi che stanno dedicando alla musica i migliori anni. Tutti insieme a Firenze per studiare, organizzare, suonare, ascoltare e soprattutto imparare a vivere insieme emozioni condivise. Abbiamo coinvolto alcuni studenti del Liceo Galileo, che hanno partecipato attivamente, coinvolti nell’organizzazione e protagonisti insieme agli interpreti, anche grazie alle nuove tecnologie di comunicazione. I ragazzi hanno ascoltato tutti i concerti, presenziato alle prove, realizzato interviste e alla fine anche “giudicato” i concerti, scegliendo il musicista che sarà reinvitato nella prossima edizione.

Alcuni concerti sono recital solistici, altri hanno impegnato piccoli ensemble cameristici, un concerto è stato affidato agli studenti del Conservatorio Cherubini, che ci ha ospitato nella Sala del Buonumore; abbiamo dato spazio alla contemporaneità, chiedendo a ognuno dei musicisti di presentare anche una composizione recente; inoltre un giovane compositore è stato invitato a collaborare con alcuni degli interpreti con propri lavori. Insomma, mi piacerebbe che Fortissimissimo diventasse un appuntamento sempre più importante, per chi suona e per chi ascolta, e anche un modo per attirare l’attenzione delle istituzioni concertistiche su questi giovani bravissimi e meritevoli di sostegno.

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